Trasferiti alcuni dei maggiori esponenti della criminalità organizzata della provincia di Foggia che, per un breve periodo, si sono ritrovati rinchiusi nella Casa Circondariale del capoluogo dauno. Un atto dovuto a causa di una serie di alleanze e rivalità che rendeva incompatibile la loro presenza nella stessa struttura. È durata pochi giorni la permanenza nelle celle dell’Alta Sicurezza foggiana di Enzo Miucci, 37enne boss del clan dei montanari arrestato nel blitz “Friends” del 20 novembre scorso. “U’ Criatur” è stato trasferito nel Teramano.
Resta a Foggia il mattinatese, Francesco Scirpoli, in carcere per la rapina ad un portavalori commessa a Bollate in provincia di Milano. L’uomo, un tempo vicino al boss di Manfredonia Mario Luciano Romito con il quale fu coinvolto ed arrestato nell’operazione “Ariete” (processo ancora in corso), si trova tra i detenuti comuni in quanto il reato di cui è accusato non risulta aggravato dalla mafiosità. Scirpoli, inoltre, non è socialmente pericoloso per i giudici del Tribunale delle Misure di Prevenzione di Bari che hanno respinto la richiesta di sorveglianza speciale avanzata dal questore di Foggia. Ma per i magistrati antimafia che stilano semestralmente le mappe dei clan, il mattinatese sarebbe contiguo alle organizzazioni criminali garganiche, in rapporti con il boss di Vieste, Marco Raduano con il quale fu avvistato nel 2018. Ma sulla carta il mattinatese ha solo una vecchia condanna definitiva per lesioni personali e sequestro di persona (anno 2003) mentre è in attesa di giudizio per la rapina a Bollate e per “Ariete”. A l’Immediato, i legali di Scirpoli hanno di recente precisato che “non risulta da nessuno dei procedimenti indicati nel provvedimento di sorveglianza, né in altri che lo hanno coinvolto che il nostro assistito venisse indicato con il termine ‘Il lungo'”.
Con Scirpoli nel carcere di Foggia c’è il suo compaesano Andrea Quitadamo alias “Baffino junior”, anche lui coinvolto in “Ariete” e ristretto tra i detenuti comuni, già protagonista di numerosi casi di cronaca e accusato di aver organizzato una spedizione punitiva nei confronti di un rivale: per questo episodio fu condannato a oltre 8 anni di reclusione. Chi si trova invece nelle celle dell’Alta Sicurezza foggiana è Libero Frattaruolo detto “Ruscett”, membro di spicco dei Li Bergolis-Miucci, già apparso nella storica sentenza “Iscaro Saburo” contro la mafia garganica.
Oltre i confini provinciali alcuni esponenti di spicco della “Società Foggiana” come Cosimo Damiano Sinesi. Il nipote del capo mafia Roberto è rimasto nel penitenziario del capoluogo dauno per alcune settimane prima di essere trasferito in altro istituto. L’uomo si trova in cella con una condanna a 21 anni, ritenuto dai giudici tra gli organizzatori dell’agguato di mafia nel bar H24 di via San Severo a Foggia. In quella occasione morì Roberto Tizzano e rimase ferito Roberto Bruno, fatto di sangue scaturito in risposta al tentato omicidio dello zio boss.
Hanno lasciato da tempo il carcere cittadino tre pregiudicati legati al clan Moretti, tutti coinvolti nel maxi blitz “Decima Azione”: Giuseppe Albanese si trova a Santa Maria Capua Vetere (arrestato nuovamente pochi giorni fa per l’omicidio di Rocco Dedda), Giuseppe Spiritoso a Lanciano, Fabio Tizzano a Bari.
Tornando alla mafia del Gargano, risulta trasferito in altra struttura Matteo Pettinicchio, braccio destro di Enzo Miucci, arrestato insieme al boss dei montanari nel blitz Friends. Sono già altrove da diverso tempo, il mattinatese Antonio Quitadamo (fratello maggiore di Andrea) detto “Baffino” (Trapani), il viestano Giovanni Iannoli (Siracusa), il cugino Claudio Iannoli (Terni) e il boss di Vieste, Marco Raduano alias “Pallone” (Nuoro), gli ultimi tre acerrimi rivali nella città del Pizzomunno (i due Iannoli rischiano 18 anni a testa, accusati di aver tentato di uccidere il rivale). Quitadamo fu inizialmente trasferito a Melfi dopo aver tentato di evadere dal carcere di Foggia (operazione “Nel Nome del Padre”), infine spedito in Sicilia.
I capi storici
Tutti lontani dalla Puglia, alcuni al 41 bis, i capi storici della mafia foggiana e garganica. A Rebibbia si trova Roberto Sinesi alias “Lo zio”, boss del clan Sinesi-Francavilla mentre sono rinchiusi a L’Aquila il suo storico nemico Rocco Moretti detto “Il porco” (al vertice della batteria Moretti-Pellegrino-Lanza) e il mafioso del clan dei montanari, Giuseppe Pacilli alias “Peppe U’ Muntanar”. Tutti al 41 bis, carcere duro. È detenuto a Voghera Matteo Lombardi “A’ Carpnese”, 49enne capo del clan Lombardi-Ricucci-La Torre, rivale dei Li Bergolis-Miucci.
Infine, i fratelli Franco, Armando e Matteo Li Bergolis, tutti al 41 bis dal 2011, dopo le pesanti condanne del processo “Iscaro-Saburo” contro la mafia del Gargano. Franco all’ergastolo (è detenuto a Nuoro), gli altri due puniti con 27 anni di galera. Armando, rinchiuso a Viterbo, divenne padre nel 2014 beneficiando della procreazione assistita per detenuti sottoposti a carcere duro. Matteo si trova invece a Parma.
La madre dei tre, la signora Nunzia Delle Noci scrisse una lettera a l’Immediato nel maggio 2019 contestando il continuo coinvolgimento dei figli nei fatti della malavita del promontorio: “Sono estraniati dal mondo da 15 anni e la loro unica preoccupazione è rivolta ai propri cari, i cui affetti sono stati troncati da una sentenza ritenuta ingiusta e contro la quale lotteremo fino alla fine”. La donna smentì parentele dirette con il reggente del clan dei montanari, Enzo Miucci. I fratelli Li Bergolis sono pro cugini di “U’ Criatur”.
Sul fronte della criminalità organizzata, il penitenziario dauno resta abitato principalmente da personaggi della malavita barese e della Sacra Corona Unita. Sono una trentina nelle celle dell’Alta Sicurezza destinate ai detenuti in odor di mafia. (In alto, da sinistra, Enzo Miucci, Giuseppe Pacilli, Matteo Lombardi e Roberto Sinesi; sotto, Franco Li Bergolis, Armando Li Bergolis, Rocco Moretti e Cosimo Damiano Sinesi)