L’agguato a Miucci, le frizioni con i calabresi e la droga spacciata per “completini del Foggia”. Le carte dell’operazione Friends

In 290 pagine gli affari tra montanari e lucerini con ‘Ndrangheta e Camorra. Linguaggio in codice per mascherare i traffici illeciti di stupefacenti. Coinvolti anche alcuni foggiani

290 pagine firmate dal gip De Benedictis per ricostruire gli affari tra il clan Li Bergolis-Miucci di Monte Sant’Angelo e i Bayan-Papa-Ricci di Lucera. Un legame nato nel 2005 nel carcere di Bari dove erano detenuti Enzo Miucci detto “U’ Criatur”, reggente dei montanari e un componente della famiglia lucerina Ricci che, ai suoi alleati, indicava così il boss montanaro: “Questo è il nipote di Ciccillo (il patriarca Francesco Li Bergolis, ndr)”.

I due furono anche denunciati per minacce ad una guardia penitenziaria. Nacquero lì i primi ammiccamenti tra boss. I Li Bergolis-Miucci capaci di instaurare forti legami con le ‘ndrine calabresi, in particolare il clan Pesce-Bellocco, i Papa in affari con i camorristi del clan Cesarano.

Fiumi di droga scoperti nel blitz “Friends” messo a segno da DDA, Guardia di Finanza e Polizia di Stato. Vasta la rete dei “clienti pusher”, raggiunti anche in Molise e Abruzzo.

L’operazione scaturì a margine del blitz “Rodolfo” contro i clan della Società Foggiana. Emerse la figura di alcuni spacciatori impiegati in aziende agricole su imposizione del clan Moretti. Da lì, gli investigatori agganciarono il filone dei lucerini, in particolare il gruppo di Alfredo Papa. Furono così svelati i legami tra la criminalità di Lucera e il clan Cesarano della camorra. Scavando, emerse anche lo stretto rapporto con i montanari, a loro volta vicini alla ‘ndrangheta grazie ai contatti di Miucci.

Frizioni con i calabresi

Nelle carte dell’ordinanza spunta una captazione ambientale. Donne dei montanari commentavano il fatto che Miucci e il suo sodale Matteo Pettinicchio si stessero nascondendo in seguito ad un agguato nei loro confronti, messo in atto da “soggetti non di Monte”.

Dopo il tentato omicidio del boss e del suo braccio destro, “U’ Criatur” si recò a Torino insieme a Pettinicchio e Libero Lombani per un rifornimento di armi. Tre pistole semiautomatiche, un silenziatore e trentasei cartucce ottenute da Benito Palaia e Luca Fedele, entrambi del clan Pesce. Ma qualcosa andò storto durante il ritorno a casa dei montanari. Miucci e soci vennero fermati e arrestati mentre erano nell’auto di Lombani. Quest’ultimo si prese le colpe per scagionare i suoi capi.

L’episodio lasciò perplesso Miucci. In un’altra intercettazione, infatti, le donne paventavano una sorta di tradimento da parte dei calabresi, accusati di aver “venduto” gli amici montanari. I Pesce-Bellocco non gradirono molto e pretesero un chiarimento. La vicenda non fu mai chiarita del tutto.

Le attenzioni del boss e il figlio indottrinato. Spunta l’Apicanese

Indagini complesse quelle di “Friends”, rese ancora più difficili dall’assenza di intercettazioni telefoniche per quanto riguarda i montanari. Si è proceduto per captazioni ambientali anche perché “U’ Criatur” non utilizza alcun telefono. Inoltre si avvaleva del figlio minorenne, un ragazzino di appena 14 anni immortalato da un filmato mentre, cappellino in testa, scoprì e poi distrusse una telecamera piazzata nei pressi dell’abitazione del padre. “Un ragazzino ‘ben’ indottrinato”, il commento degli inquirenti.

Nell’ordinanza spunta anche Giuseppe Silvestri detto “l’Apicanese”, ucciso il 21 marzo 2017. Presso una masseria dell’uomo si sarebbero tenuti alcuni summit alla presenza di Miucci e degli altri sodali.

“I completini del Foggia” e il linguaggio in codice

Per parlare della droga, gli arrestati usavano frasi in codice. Emblematica la conversazione tra il foggiano Michele Gelormini (cliente pusher) e Alfredo Papa. Gelormini: “Alfredo buongiorno… senti ti volevo dire io più tardi mi vengo a prendere due completini del Foggia, quelli rosso neri”. Papa: “Si!”. Gelormini: “Fammeli trovare pronti che oggi pomeriggio me li vengo a prendere due completini”.

In un’altra circostanza, Marco Gelormini parla con un acquirente di “biglietti”, “schedine” e calcio scommesse per coprire il vero obiettivo dell’incontro, la compravendita di stupefacenti. È inoltre emerso che gli scambi avvenivano anche in un parcheggio nei pressi della Mongolfiera. In alcuni casi Gelormini sfruttava come copertura il suo mezzo di lavoro, una spazzatrice dell’Amiu.

O come quando Pettinicchio disse al calabrese Palaia che lo avrebbe raggiunto per “mangiare un po’ di pesce fresco”.

I sequestri

Sequestrati beni per un valore complessivo di 2 milioni di euro, consistenti in 10 immobili (tutti appartamenti), 3 autovetture, 2 aziende operanti nel settore del commercio di autoveicoli e 63 rapporti finanziari. Numerosi i beni tolti alla malavita. Sequestrati a Miucci un appartamento e un veicolo. A Pettinicchio un’auto, a Pietrosanto un autosalone di Lucera (Lulù Cars) e la piccola quota di un altro autosalone, a Quirino Barbetti un immobile e un’auto, ad Armando Sarachelli un veicolo, a Bruno Di Nenno un autosalone a San Salvo. Circa 30 le auto sotto sequestro. 

Infine si continua a indagare sul reale valore di 63 conti correnti riconducibili a 7 soggetti tra i quali i capi del sodalizio, Enzo Miucci e Alfredo Papa.

TUTTI I NOMI

Carcere per Alfredo Papa 61 anni di Lucera, Luca Fedele 37 anni nato a Torino ma originario di Rosarno, Marco Gelormini 44 anni di Foggia, Michele Gelormini 33 anni di Foggia, Giulio Guerra 30 anni di Monte Sant’Angelo, Libero Lombani 32 anni di Monte Sant’Angelo, Giovanni Melchionda 35 anni di San Giovanni Rotondo, Enzo Miucci 36 anni di Monte Sant’Angelo, Benito Palaia 40 anni di Taurianova (RC), Urbano Petito 65 anni di Lucera, Matteo Pettinicchio 34 anni di Monte Sant’Angelo, Antonio Pietrosanto 61 anni di Lucera e Francesco Ricci 49 anni di Lucera.
Sono tutti rinchiusi nelle carceri delle province di residenza. Condotti dunque nella Casa Circondariale di Foggia montanari e lucerini.

Infine sono 11 le persone ai domiciliari, si tratta di Cristina Barbetti 24 anni di Pescara ma residente a Guglionesi in provincia di Campobasso, Quirino Barbetti 30 anni di Lucera, Luigi De Amicis 69 anni di Lucera, Bruno Di Nenno 66 anni di Lanciano ma residente a San Salvo, Alessio Maccarone 43 anni di Vasto, Andrea Marino 27 anni di Termoli ma residente a Guglionesi (CB), Giovanni Paterno 37 anni di Foggia, Michele Piserchia 35 anni di Foggia, Armando Sarachelli 33 anni di Isernia, Guido Sarachelli 63 anni di Isernia e Mario Sarachelli 29 anni di Isernia.

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