Sono rinchiusi nel carcere di Foggia alcuni dei principali esponenti della malavita garganica e del Tavoliere, alcuni alleati tra loro, altri in forte contrasto. Su tutti spicca Enzo Miucci detto “U’ Criatur”, 36 anni, elemento di spicco del clan dei montanari. L’uomo era in regime di sorveglianza speciale quando DDA, polizia e finanza lo hanno raggiunto e condotto in cella nell’operazione “Friends”. Miucci, ritenuto dagli inquirenti reggente del gruppo Li Bergolis-Miucci, era a capo di un ampio sodalizio della droga, favorito dall’alleanza con i Bayan-Papa-Ricci di Lucera. È emerso che “U’ Criatur” aveva instaurato un forte legame con un esponente di spicco dei Ricci durante la detenzione nel carcere di Bari nel lontano 2005.
Oltre a Miucci sono rinchiusi nella Casa Circondariale di Foggia il suo braccio destro Matteo Pettinicchio, 34 anni e i boss del clan lucerino, tra questi Alfredo Papa, 61 anni e Francesco Ricci, 49 anni. Tutti personaggi di rilievo all’interno delle dinamiche criminali della “Quarta Mafia”, in grado di intessere rapporti e affari con ‘ndrangheta e camorra. Sono noti i contatti tra Miucci e il clan calabrese Pesce-Bellocco ma sono spuntati forti contiguità anche tra i Papa e il gruppo campano dei Cesarano, colpito di recente dall’arresto del “re dei funerali”, Alfonso Cesarano, ritenuto tra i vertici dell’organizzazione.
Ma nel reparto “Alta Sicurezza” del carcere di Foggia, quello destinato a uomini in odor di mafia, figurano anche alcuni membri del clan dei mattinatesi come il 37enne Francesco Scirpoli alias “Il lungo” e il 54enne Francesco Notarangelo detto “Natale”. Un tempo i due erano alleati di Mario Luciano Romito, il boss di Manfredonia trucidato il 9 agosto 2017 nella strage di San Marco in Lamis. Scirpoli è dentro con l’accusa di aver partecipato all’assalto ad un portavalori a Bollate in provincia di Milano. Secondo gli inquirenti avrebbe agito insieme ad Antonio Quitadamo detto “Baffino” (mattinatese detenuto a Trapani) e ad alcuni personaggi di rilievo della malavita di Cerignola. “Natale” si è invece costituito poche settimane fa.
Dietro le sbarre del carcere foggiano ci sono anche personaggi di rilievo della “Società”, organizzazione mafiosa attiva nel capoluogo dauno. Spicca la presenza di Cosimo Damiano Sinesi, 34enne nipote del Mammasantissima Roberto Sinesi detto “Lo zio”. Cosimo Damiano si trova in cella con l’accusa di essere il mandante dell’agguato nel bar H24 di via San Severo a Foggia (29 ottobre 2016). In quella occasione fu ucciso Roberto Tizzano e ferito Roberto Bruno, entrambi ritenuti appartenenti alla fazione rivale dei Moretti-Pellegrino-Lanza. L’obiettivo era vendicare il tentato omicidio dello “Zio”, scampato alla morte il 6 settembre precedente.
La storia della mafia locale racconta di una solida alleanza tra Sinesi e montanari, certificata dal favoreggiamento della latitanza di alcuni dei principali boss dei due gruppi. Ed è altrettanto nota la rivalità tra il gruppo capeggiato da Miucci e quello un tempo guidato da Mario Luciano Romito.
“Alleanza bianca” e nuovi patti
Nonostante il recente arresto, l’ascesa di Miucci sarebbe inarrestabile all’interno delle dinamiche criminali e si collocherebbe al centro della nuova “alleanza bianca” della cocaina. Dopo la strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017 e le uccisioni di Francesco Pio Gentile (Mattinata, 21 marzo 2019) e Pasquale Ricucci, i nemici dei “montanari” rischiano l’azzeramento, messi all’angolo dalla sete di potere del gruppo di Miucci.
Tutto ruota intorno al grande business della droga, protagonista della guerra di mafia che imperversa da anni sul Gargano. Dopo la “vittoria” sul proprio territorio di Monte Sant’Angelo a scapito dei Primosa-Alfieri, il dominio dei Li Bergolis-Miucci si è allargato con l’uccisione dell’ultimo dei Romito, ovvero Mario Luciano, eliminato oltre due anni fa per quelle confidenze ai carabinieri (la storia delle cimici nella masseria Orti Frenti) ma anche perché poco incline ad entrare nel mondo degli stupefacenti. Stessa condanna toccò al fratello Franco nel 2009.
È la cocaina a fare gola, soprattutto quella che viaggia dalla Colombia all’Olanda per poi giungere a Vieste, Manfredonia, Foggia e Barletta. Vicende raccontate dalle carte giudiziarie sulla strage di San Marco in Lamis che hanno in serbo molti altri colpi di scena, non emersi nell’ordinanza cautelare e che evidenzierebbero il ruolo centrale di Miucci. L’uomo terrebbe le fila dei traffici anche grazie al sostegno dei foggiani Sinesi-Francavilla e dei gruppi viestani. Gli inquirenti non escludono che proprio da Foggia, con il sostegno di qualche pregiudicato garganico, siano giunti i sicari di Ricucci, ucciso a Macchia lo scorso 11 novembre. Anche esponenti di gruppi criminali rivali, alcuni in carcere proprio a Foggia, altri in libertà, stanno scendendo a patti per assicurare il proprio territorio di competenza ai voleri superiori.
Il regime carcerario è molto ferreo e non prevede alcun contatto tra mafiosi, siano essi alleati o rivali. Ma non si esclude il trasferimento di alcuni dei boss in altre strutture per questioni di incompatibilità. (In alto da sinistra, Miucci, C.D.Sinesi, Pettinicchio, Scirpoli e Notarangelo)