di FRANCESCO PESANTE
Dura condanna per Andrea Quitadamo detto “Baffino junior”, fratello della “primula rossa” di Mattinata, Antonio Quitadamo detto “Baffino”, uomo del clan Romito. Il giovane, 28 anni, è stato condannato dal Tribunale di Foggia a 8 anni e 6 mesi di reclusione per il tentato omicidio di Antonio Pio Prencipe detto “Ricciolino” a colpi di accetta in pieno centro a Mattinata. Quitadamo dovrà anche pagare le spese processuali. Stessa sorte per Fabio Pio Di Mauro, 24 anni, ritenuto uno degli aggressori. Per quest’ultimo (concesse le attenuanti generiche equivalenti alla contestata recidiva), la condanna è a 7 anni e 6 mesi di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali. Il caso scosse la comunità, al centro di un vero e proprio “far west” tra criminali che anche nella strada principale del paese agirono senza remore pur di farsi “giustizia” da soli. Un Comune già in bilico, quello di Mattinata, a rischio scioglimento per infiltrazioni mafiose e che in questo episodio mise in luce la diffusa omertà della cittadinanza che non diede alcun sostegno al lavoro d’indagine dei carabinieri, nonostante la presenza di alcune persone nel luogo dell’agguato sanguinoso.
Questo non ha fermato il lavoro degli inquirenti, coronato dalla sentenza di ieri l’altro. Il Tribunale di Foggia, in composizione collegiale alla pubblica udienza del 5 febbraio scorso (presidente Talani), ha dichiarato entrambi gli imputati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e interdetti legalmente per la durata della pena. Inoltre i due giovani sono stati condannati al risarcimento dei danni subiti dalla costituita parte civile da liquidarsi in separata sede nonché al pagamento delle spese di costituzione sostenute dalla stessa parte civile, in complessivi 3mila euro oltre IVA. Condannati, inoltre, al pagamento di una provvisionale in favore della parte civile quantificata in 5mila euro. Avvocati difensori Michele Arena, Francesco Santangelo e Carlo Mari. I “Baffino” sono volti noti della criminalità garganica, soprattutto per i legami con il clan Romito e per aver fatto parte dell’operazione Ariete che portò all’arresto di numerosi pezzi da novanta della mafia del promontorio, tra i quali Mario Luciano Romito, morto ammazzato il 9 agosto 2017 nella strage di San Marco in Lamis.
Il caso di cronaca
Aggredito a colpi d’accetta per questioni “rurali”. I carabinieri del comando provinciale di Foggia arrestarono due uomini per l’agguato ad Antonio Pio Prencipe, colpito su schiena e volto con un’accetta. Il fatto risale al 6 aprile 2016, poco prima della mezzanotte. Prencipe stava bevendo una birra all’esterno di una pizzeria nel pieno centro cittadino. Era giunto pochi attimi prima a bordo della sua Fiat Punto. Dieci minuti prima dell’arrivo dei suoi aggressori, giunti sul posto con una Fiat Sedici bianca. Dall’auto uscirono Andrea Quitadamo, 27 anni, Fabio Pio Di Mauro, 23 anni e una terza persona, 22 anni, quest’ultima con in mano l’accetta. L’aggressione si consumò in pochi attimi poi i tre fuggirono via indisturbati. Presenti almeno quattro persone oltre al titolare della pizzeria e un dipendente. Prencipe riuscì a rientrare nel locale ma subito dopo si accasciò al suolo. Poi i soccorsi e il ricovero a Casa Sollievo.
I carabinieri si servirono dei filmati della videosorveglianza per giungere ai responsabili dell’agguato. Assoluta omertà dalle persone presenti all’esterno del locale. Grazie alle immagini delle telecamere, i militari si recarono a casa di Andrea Quitadamo notando la Fiat Sedici di sua proprietà all’esterno dell’abitazione, col cofano del motore ancora caldo. Ma il giovane non c’era. Fu poi rintracciato durante perquisizioni in ambito rurale, estese in una serie di masserie localizzate in un’area piuttosto impervia. Lì fu trovato e messo alle strette dagli inquirenti. Dopo una prima resistenza, Quitadamo vuotò il sacco chiamando in causa anche i suoi complici. Di Mauro venne rintracciato nella sua abitazione all’alba mentre la terza persona si costituì successivamente nel commissariato di Manfredonia.
Il movente nell’ambito rurale. I soggetti, compresa la vittima, sono tutti allevatori. Soprattutto tra Quitadamo e Prencipe c’erano in sospeso alcune questioni, come quella relativa allo sconfinamento degli animali durante il pascolo. In buona sostanza i classici problemi tra confinanti, piuttosto frequenti nelle campagne del Gargano, confermati anche dallo stesso Prencipe, sentito durante la degenza in ospedale. I protagonisti di questa vicenda erano tutti già noti alle forze dell’ordine. Quitadamo e Di Mauro furono sottoposti a fermo di indiziato di delitto per tentato omicidio in concorso. L’arma non fu mai ritrovata.
A inizio ottobre 2017 Quitadamo fu nuovamente arrestato perché accusato di aver ordinato, durante le detenzione domiciliare, una spedizione punitiva ai danni di Prencipe due giorni prima della deposizione della vittima in tribunale.