Raffica di indagati per la presunta truffa all’Unione Europea sulla transumanza. Pascoli inesistenti in cambio di milioni di euro. Nelle carte del gip del tribunale di L’Aquila figurano numerosi indagati. Spiccano i nomi di alcuni garganici che, secondo gli inquirenti, avrebbero allungano i propri tentacoli sui ricchi affari nel mondo rurale.
Le persone della provincia di Foggia coinvolte sono Bartolomeo Cariglia, 77enne di Vieste, Giovanni Antonio Cariglia, 50enne di Vieste, Fabrizio Di Lella, 35enne di San Marco in Lamis, Nazario Di Lella, 40enne di San Marco in Lamis, Michele Di Monte, 65enne di San Nicandro Garganico, Vincenzo Di Monte, 41enne di San Marco in Lamis, Nazario Libero, 53enne di San Severo, Maurizio Lo Conte, 44enne di Cerignola, Michele Palmieri, 57enne di San Nicandro Garganico, Alessandro Pastucci, 37enne di San Severo, Vittoria Santoro, 38enne di San Giovanni Rotondo, Claudio Sassano, 44enne di San Nicandro Garganico, Angelo Tarantino, 42enne di San Nicandro Garganico, Leonardo Tarantino, 32enne di San Nicandro Garganico e Michela Tarantino, 22enne di San Marco in Lamis. Tra gli indagati – per un totale di 44 persone – figurano inoltre persone abruzzesi, venete e della provincia di Trento.
Le misure
Obbligo di dimora per Armando Berasi, Mariano Berasi, Nazario Libero, Maurizio Lo Conte, Marco Carli, Marina Casarin, Angelo Tarantino, Americo Pezzopane, Antonella Spizzichini, Bartolomeo Cariglia e Giovanni Antonio Cariglia.
Misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività di impresa per la durata di dodici mesi a Sandro Braito, Nazario Di Lella, Fabrizio Di Lella, Jessica Dos Santos Edwards, Francesca Federico, Matteo Rizzi, Natale Rizzi, Sara Rubagotti, Vittoria Santoro, Claudio Sassano, Lucilla Spizzichini, Tullio Stefani, Leonardo Tarantino e Michela Tarantino.

Il sistema
La maxi–operazione “Transumanza”, condotta da nord a sud, porta la firma della Guardia di Finanza di Pescara, diretta e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (D.D.A.) della Procura di L’Aquila. Stando all’accusa, l’organizzazione avrebbe intascato milioni di euro di fondi pubblici per pascoli inesistenti. 75 i soggetti e gli enti coinvolti, con 25 misure cautelari personali, 16 perquisizioni e sequestri preventivi in esecuzione, anche grazie ai mezzi aerei del Reparto Operativo Aeronavale di Pescara, in tutta Italia, tra Abruzzo, Puglia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Lazio e Campania.
Le indagini, svolte in collaborazione con il Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata del Nucleo PEF di L’Aquila ed il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie, sono durate 2 anni. I finanzieri hanno effettuato acquisizioni documentali, intercettazioni di oltre 100mila conversazioni, 8.000 interrogazioni alle banche dati ed accertamenti bancari su più di 270 conti correnti.
Il pool investigativo ha così tratteggiato l’esistenza di un sodalizio criminale dedito alla perpetrazione, con l’aggravante mafiosa, di frodi a danno del bilancio nazionale e comunitario, che sarebbe stata attuata mediante indebite richieste di contributi per il Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (F.E.A.GA) nel settore della Politica Agricola Comune (PAC).
Per truffare Bruxelles, l’associazione per delinquere, operativa dal 2014, di cui farebbero parte 13 persone, avrebbe simulato il possesso dei requisiti necessari per ottenere la disponibilità di terreni e di corrispondenti titoli PAC, rilasciati gratuitamente dalla Riserva Nazionale dei Titoli ai nuovi giovani imprenditori agricoli.
Secondo gli investigatori, le nuove imprese agricole fittizie sarebbero state in combutta con altrettante società cooperative agricole o associazioni temporanee di imprese, costituite per fare incetta di migliaia di ettari di terreni la cui concessione ad uso civico veniva messa a bando dai Comuni.
Le frodi, accertate dai finanzieri, ammonterebbero a circa 5 milioni di euro. Somme sequestrate a 24 imprese agricole e 38 soggetti, accusati, a vario titolo, di autoriciclaggio, reimpiego di proventi illeciti, ricettazione, truffa aggravata ai danni dello Stato e per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
La figura di Tarantino
Il nome più altisonante è quello di Angelo Tarantino detto “Vuccucedd”, personaggio conosciuto agli inquirenti, della nota famiglia Tarantino di San Nicandro, per anni al centro di una violenta faida con i Ciavarrella. Tarantino e Nazario Di Lella comparvero nelle carte della strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017. I due, non indagati per quella sanguinosa vicenda, si sarebbero interfacciati con Giovanni Caterino, basista della mattanza condannato all’ergastolo. Tarantino avrebbe ospitato l’uomo anche nella masseria della zia a lui in uso, una struttura poco distante dal luogo dell’agguato.
La sentenza su Caterino evidenziò che la mattina della strage Matteo Lombardi detto “Lombardone”, secondo gli inquirenti “elemento di spicco della criminalità garganica” ed imparentato con i montanari Li Bergolis, contattò più volte Angelo Tarantino, ma lo smartphone di quest’ultimo “risultava spento o non raggiungibile”. Venne fuori che il sannicandrese conosceva bene Caterino il quale, come riportato in sentenza, raggiunse “innumerevoli volte la masseria intrattenendo contatti costanti con Tarantino”. Circostanza immortalata anche dalle telecamere.

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