Due casi di lupara bianca potrebbero avere un unico mandante: il boss Vito Bruno Lanza, noto come “U’ lepr’”, tra i vertici del clan Moretti-Pellegrino-Lanza. È quanto emerge dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Patrizio Villani, ex sicario del clan Sinesi-Francavilla, che ha parlato con la Direzione Distrettuale Antimafia lo scorso dicembre, indicando Lanza come il mandante delle sparizioni di Giuseppe Scopece e Gianluca Campanile, avvenute rispettivamente nel 2006 e nel 2016.
Villani, passato dalla parte dello Stato nel maggio 2022 dopo essere stato condannato a 30 anni per l’omicidio di Roberto Tizzano e il tentato omicidio di Roberto Bruno, nipote di Lanza, ha raccontato ciò che avrebbe appreso de relato, ossia per sentito dire. Spetterà ora agli inquirenti verificare la veridicità delle sue parole e accertare eventuali responsabilità.
Non è la prima volta che un pentito della provincia di Foggia rilascia dichiarazioni su casi di lupara bianca: è già successo sul Gargano con le rivelazioni dei collaboratori di giustizia Antonio e Andrea Quitadamo detti “Baffino” e, più di recente, con le ammissioni di Francesco Notarangelo detto “Natale”.
Chi è Vito Bruno Lanza
Settandue anni, Lanza è una delle figure storiche della “Società foggiana”, tra i boss di riferimento del clan Moretti. È stato più volte arrestato e processato per reati di mafia, traffico di droga, estorsione e usura, oltre a un’accusa di omicidio da cui è stato assolto. Attualmente si trova detenuto dal 2016, dopo una condanna a otto anni per associazione mafiosa inflitta nel processo “Decima Azione”.
Nel 2015 fu vittima di un agguato, rimanendo gravemente ferito: l’attentato sarebbe stato collegato alla faida del 2015/2016 tra il suo clan e quello dei Sinesi-Francavilla. Per quell’attacco sono stati condannati cinque uomini del clan rivale, tra cui il boss Roberto Sinesi, considerato il mandante.
Il caso Scopece: affari nel settore delle onoranze funebri
Giuseppe Scopece, detto “Scannagatta”, era nipote acquisito del boss Roberto Sinesi e imprenditore nel settore delle pompe funebri. Il 6 novembre 2006 scomparve nel nulla, dopo essere uscito con il suo furgone, ritrovato bruciato due mesi dopo nelle campagne tra Foggia e Rignano.
L’inchiesta “Osiride”, condotta dalla DDA e dalla Squadra Mobile, aveva già evidenziato la guerra mafiosa legata al business delle onoranze funebri, con estorsioni di 500 euro a funerale per le agenzie non affiliate al cartello criminale. Scopece sarebbe stato eliminato per essere stato estromesso dagli affari.
Villani offre ora una nuova versione: secondo il suo racconto, Lanza avrebbe ordinato l’omicidio di Scopece perché il clan Moretti-Pellegrino-Lanza era stato escluso dall’accordo economico tra Sinesi, Tolonese e Trisciuoglio per la gestione del racket del caro estinto. Un’ipotesi investigativa tutta da verificare.
La scomparsa di Campanile e la faida tra clan
Dieci anni dopo, un’altra sparizione misteriosa scuoteva Foggia: il 1° dicembre 2016, Gianluca Campanile, 34 anni, uscì di casa senza più farvi ritorno. La sua Fiat Punto fu ritrovata parcheggiata in via San Severo, ma del suo corpo nessuna traccia.
Villani aveva già parlato della sua scomparsa nel primo interrogatorio da pentito nel 2022, ipotizzando che Campanile fosse stato attirato in trappola nel contesto della guerra tra clan. Nell’interrogatorio dello scorso dicembre, il collaboratore ha dichiarato che Lanza, pur essendo in carcere, avrebbe dato l’ordine di eliminare Campanile.
Secondo il pentito, anche da dietro le sbarre i boss continuano a dirigere le operazioni criminali, grazie a una rete di fedelissimi in grado di eseguire ordini e mantenere il controllo del territorio.
Indagini in corso
Le dichiarazioni di Villani sono ora al vaglio degli inquirenti, che dovranno verificare se le sue informazioni possano far luce su due dei più misteriosi casi di lupara bianca della mafia foggiana.
Al momento non ci sono iscrizioni nel registro degli indagati, né provvedimenti giudiziari, ma gli investigatori continuano a scavare nel passato criminale della “Società foggiana”, che ha visto guerre di mafia, omicidi e sparizioni come strumenti di controllo del territorio.