Il pubblico ministero Anna Landi della Procura di Foggia ha chiesto il rinvio a giudizio di due baresi, l’ingegnere Nicola Stefanelli, 58 anni, e l’imprenditore Beppe Fragasso, 70 anni, per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. L’accusa sostiene che i due si sarebbero accordati per truccare un appalto da 1,5 milioni di euro bandito dagli Ospedali Riuniti di Foggia per la riqualificazione di viale Pinto. Secondo la Procura, Stefanelli, nominato membro della commissione di verifica della procedura d’appalto, a settembre 2019 avrebbe consegnato a Fragasso il progetto esecutivo e il quadro esecutivo dell’opera, consentendogli di modificarlo e “renderlo su misura” per la sua impresa Garibaldi.
In particolare, Fragasso avrebbe suggerito di sostituire la classificazione dei lavori sotto la categoria Og2 piuttosto che Os24, un cambiamento che avrebbe favorito la sua impresa. Dopo la perquisizione, Fragasso, presidente di Ance Bari-Bat e vicepresidente di Confindustria Bari-Bat, ha rinunciato a partecipare all’appalto, ribadendo però la propria estraneità alle accuse. L’appalto è stato definitivamente revocato a settembre 2022 dal nuovo direttore generale dei Riuniti, Giuseppe Pasqualone. Sarà ora il gup a stabilire se le prove raccolte dalla Procura sono sufficienti per disporre il rinvio a giudizio di Stefanelli e Fragasso.
Il caso si inserisce in un quadro di presunte irregolarità negli appalti degli Ospedali Riuniti di Foggia. Sono infatti in corso diversi processi su questo tema. Uno riguarda lo stesso ex direttore generale Vitangelo Dattoli – per il quale sono cadute 3 imputazioni su 4 – , imputato per l’appalto del servizio di trasporto di organi e 600mila euro insieme agli ex vertici della Alidaunia di Foggia e ad altre quattro persone.
Un altro processo riguarda gli appalti truccati nel periodo 2018-2021 e vede al centro l’ex direttore dell’area gestione tecnica dei Riuniti, Massimo De Santis, che ha patteggiato tre anni e due mesi dopo essere stato licenziato.
Le accuse riguardano altri sette imprenditori, due dipendenti pubblici, un notaio e un consulente accusati a vario titolo di concussione, turbativa d’asta, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e falso ideologico.