Un uomo era stato indagato per una tentata truffa pluriaggravata da un miliardo e mezzo di euro, commessa mediante l’utilizzo di falsi documenti bancari relativi a un titolo obbligazionario (bond). L’obiettivo era quello di prelevare il denaro dal titolo e trasferirlo su un conto personale, inducendo in errore le banche.
Tuttavia, a seguito di una complessa indagine condotta dal pubblico ministero dott. Michele Ruggiero, la posizione dell’indagato è stata chiarita. Con riferimento alla tentata truffa, seppur aggravata, la mancanza della querela, requisito necessario a seguito della riforma Cartabia, ha determinato l’improcedibilità del reato.
Per quanto riguarda i reati di autoriciclaggio e indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti, l’esame della documentazione ha portato alla loro riqualificazione nel più lieve reato di falso in scrittura privata.Tuttavia, anche questo reato è stato depenalizzato con una recente modifica della legge, risultando non più perseguibile.
Inoltre, l’indagine ha sollevato dubbi sul fatto che l’indagato sia stato il diretto autore della falsa documentazione bancaria.
Alla luce di queste circostanze, il PM ha richiesto l’archiviazione del caso, richiesta accolta dal GIP di Bari dott. De Salvatore. L’indagato A.D., di Bitonto, difeso dall’avvocato Antonio Maria La Scala, è stato prosciolto da tutte le accuse.
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