È lunga 190 pagine l’ordinanza della gip Eronia che ha travolto ancora una volta Manfredonia. Nell’inchiesta presunte violenze e minacce in Ase, l’azienda municipalizzata del Comune che si occupa dei servizi ecologici. Sotto inchiesta i dipendenti Michele e Raffaele Fatone, 63 e 32 anni, padre e figlio, detti “Racastill”, già citati nella relazione di scioglimento per mafia del Comune sipontino nel 2019.
Le contestazioni
Michele Fatone avrebbe costretto l’addetto al servizio di disinfestazione di effettuare interventi di bonifica presso il fondo agricolo di proprietà di sua moglie usando mezzi e prodotti dell’azienda pubblica. In caso di risposta negativa “avrebbe esercitato abusivamente contro di lui i poteri di cui godeva all’interno dell’azienda, anche in virtù – si legge nell’ordinanza – delle sue relazioni privilegiate con gli organi dirigenziali dell’azienda pubblica e di esponenti politici locali, nonché dall’ulteriore minaccia implicita derivante dalla forza intimidatrice dei plurimi episodi di violenza e minaccia già perpetrati dallo stesso Fatone, ovvero dagli altri suoi familiari impiegati nella stessa azienda, nei confronti di altri dipendenti, in occasione di precedenti dinieghi ai suoi diktat o quindi della reputazione personale e familiare (alias ‘Racastill’)”. Fatone si sarebbe anche appropriato dei prodotti diserbanti e fitofarmaci.
Ma non è tutto: il 63enne avrebbe costretto un altro dipendente ad effettuare in diverse occasioni lavori di scavo “per distribuire sul terreno delle alghe” sempre presso il fondo agricolo della moglie.
Dalle carte emerge un’azienda “dominata” dalle prevaricazioni di Fatone. L’uomo avrebbe persino costretto un altro lavoratore a farsi consegnare taniche di olio per motori. Mentre, insieme al figlio Raffaele, avrebbe pestato a sangue il dipendente Domenico Manzella, fermato in strada e picchiato selvaggiamente procurandogli traumi e fratture. Una vicenda narrata da l’Immediato nel 2022 e per la quale Manzella, attraverso il suo avvocato Pierpaolo Fischetti, denunciò i Fatone.
L’aggressione avrebbe procurato nella vittima “insonnia, tremori, stato ansioso e attacchi di panico”. La “colpa” di Manzella? Non aver concesso un cambio turno al 32enne Raffaele Fatone: “Se oggi non cambi il turno a mio figlio e non viene lunedì mattina a lavorare tu muori!”.
Minacce, molestie e abuso di potere sono contestati a Fatone anche nei confronti di un altro dipendente al quale avrebbe detto: “Tu non hai capito un cazzo che non sei niente, tu te ne dovevi andare a casa e perdere la giornata, qua comando io, te lo devi schiaffare in testa pezzo di merda, io ti sfascio la faccia”.

La minaccia al manager
Nel mirino di Fatone anche l’ex amministratore unico Raphael Rossi, fortemente minacciato da “Racastill” affinché ritirasse un provvedimento con cui veniva adibito a diverse mansioni, corrispondenti al suo effettivo livello inquadramento, irrompendo all’interno della sua stanza senza preavviso e proferendo al suo indirizzo l’espressione “Rossi grazie, questa te la farò pagare”, agitando il pugno in aria contro il manager. Il fatto non fu portato a compimento per il rifiuto della persona offesa.
“L’attività investigativa – si legge – prendeva le mosse dall’atto intimidatorio perpetrato nei
confronti di Rossi, destinatario di una busta contenente alcuni bossoli, recapitata presso il suo ufficio in data 6 agosto 2021″.
Secondo gli inquirenti è affiorato “un sistema di potere con a capo Michele Fatone all’interno dell’azienda pubblica, fondato sulla fama di picchiatore del predetto e dei suoi familiari e sulla capacità del Fatone di influenzare le scelte politiche riferibili all’azienda per il legume diretto e confidenziale con alcuni esponenti della politica locale, indipendentemente dallo schieramento di appartenenza. Tali relazioni, unite al timore reverenziale nel confronti della famiglia ‘Racastill’ hanno contribuito, in altri termini, ad alimentare il clima di intimidazione esercitato dai Fatone all’interno della società pubblica Ase spa”.
“È senza scrupoli. Ho paura di Michele Fatone”
Sentito a sommarie informazioni, un dipendente Ase ammise: “Si viveva in un clima di terrore
esercitato da Fatone il quale, col suo fare violento, consistente nell’imporre anche con
la forza il suo volere sui dipendenti, ha generato forme di assoggettamento psicologico”.
Da un altro lavoratore venne così descritto: “Una persona violenta, dispotica e senza scrupoli, capace di affermare la propria volontà ad ogni costo […] per queste ragioni io ho paura di Michele Fatone comunemente noto a Manfredonia con il soprannome di Racastill. Lui è molto conosciuto nell’ambiente della malavita di Manfredonia perché è uno che si fa rispettare ad ogni costo”.
Relazioni con la politica
Attraverso il sistema delle intercettazioni, sono emersi plurimi contatti tra Fatone e l’ex assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Manfredonia e avvocato penalista, Angelo Salvemini, una figura centrale nell’inchiesta che ha portato a sette misure cautelari.
“Le captazioni – si legge in ordinanza – hanno messo in luce una relazione consolidata tra Fatone e Salvemini fondata sul sostegno elettorale e sulla disponibilità manifestata dal Salvemini di
offrire ‘protezione’ e tutela degli interessi personali e familiari del Fatone”. Il politico fu il più suffragato alle elezioni comunali 2021 che portarono alla vittoria di Gianni Rotice, sindaco poi sfiduciato pochi mesi fa dopo una disastrosa esperienza amministrativa.
La figura di Fatone, la citazione nella relazione di scioglimento per mafia del Comune di Manfredonia e l’aggressione a Manzella sono state ricostruite da l’Immediato in un articolo del 2022. Fatone e il figlio querelarono la testata ed attualmente, ciò è a dir poco paradossale, è in corso un processo per diffamazione a carico della testata. Corto circuiti giudiziari.