Tutti si negano. C’è poca voglia di parlare dopo la decisione del Consiglio dei ministri che ha sciolto per mafia il Comune di Mattinata. La politica locale tace, c’è anche chi non se l’aspettava. Eppure la decisione era nell’aria, come spesso rimarcato su questa testata nelle scorse settimane. Troppo evidenti i casi sollevati da circa un anno a questa parte. Pressioni sulle lottizzazioni, intercettazioni, dirigenti comunali sotto inchiesta, politici nella masseria del boss “Baffino”, interessi sul porto e tanto altro ancora dietro la decisione giunta oggi da Roma.
La comunità è scossa, incredula. Tace soprattutto l’opposizione, guidata dall’ex sindaco, Lucio Roberto Prencipe, affiancato dall’ex vicesindaco, Raffaele Prencipe (forzista poi passato nel Pd) e dall’ex assessore Rosa Pia Ciccone (tutti condannati in via definitiva per danno erariale). Nemmeno un comunicato stampa. Silenti anche tutti gli altri consiglieri di opposizione. Proprio sulla vecchia giunta si è concentrato gran parte del lavoro dei commissari che in sei mesi hanno messo ai raggi X tutte le carte della macchina amministrativa. Un lavoro certosino quello di Daniela Lupo, viceprefetto, del tenente colonnello Pierpaolo Mason, Comandante del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Foggia e di Francesco Salanitro, Comandante della 3^ Sezione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari.
Gli affidamenti pubblici si sono rivelati la pietra fondante che ha portato allo scioglimento. Appalti sui quali i commissari hanno fatto luce non senza difficoltà. Nel mirino fin da subito la gestione amministrativa dell’ex giunta ma anche di quella successiva – ormai uscente – di Michele Prencipe che non avrebbe inciso in maniera radicale a modifiche rispetto ai predecessori.
Politici nella masseria del boss
Altro passaggio cruciale le frasi apparse in un’intercettazione tra l’ispettore di polizia, Bartolomeo D’Apolito e il primo cittadino Michele Prencipe. Affermazioni relative ai rapporti promiscui tra politica locale e criminalità organizzata con riferimenti alla giunta guidata da Lucio Roberto Prencipe.
D’Apolito rivelò di un incontro con protagonisti pezzi della vecchia amministrazione nella masseria di Antonio “Baffino” Quitadamo, “primula rossa” del clan Romito. “Perché quando tu vai a sederti in una masseria e vai a concordare determinate cose… Con certi nomi, Baffino e company…”, queste le parole dell’ispettore registrate da Michele Prencipe durante una chiacchierata presso una stazione di servizio. E ancora allusioni sulla Magistratura: “Non pensare che i magistrati pure oggi non pensare che sono… sono le persone… io sai quante ne ho viste di queste situazioni… che a volte il trave grosso non vedono però vedono la pagliuzza… hai capito il discorso?”
Il sindaco, col proprio smartphone, captò tutta la conversazione con D’Apolito che, nell’agosto 2015, chiese un appuntamento a Prencipe dopo aver saputo che sarebbe stato revocato l’incarico di assessore al figlio Raffaele D’Apolito (tra coloro i quali firmarono gli esposti che hanno portato allo scioglimento). I due si incontrarono presso un distributore di carburante sulla SS89 tra Mattinata e Vieste.
Gli esposti che accesero l’attenzione su Mattinata
Tutto partì da alcuni esposti anonimi – sicuramente scritti da chi ha fatto parte dell’ultima amministrazione comunale fortemente risentita con l’attuale sindaco – al Prefetto di Foggia nei quali si parlava apertamente di “compiacenza degli amministratori comunali verso la criminalità organizzata”. Come per Monte Sant’Angelo, dove l’operazione Rinascimento testimoniò le infiltrazioni del clan Pacilli, a Mattinata un altro clan della zona ha tenuto ben saldo il controllo del territorio.
“La gestione degli impianti sportivi è tutta in mano alla criminalità organizzata” – scrissero nei documenti inviati in corso Garibaldi a Foggia -. Il riferimento ad alcune strutture gestite in paese da persone vicine agli ambienti criminali. Soggetti favoriti da “lavori svolti in economia tra mille varianti e autorizzati dal tecnico di fiducia del sindaco, durante l’amministrazione Lucio Roberto Prencipe”. Per un impianto in particolare, “si può notare come la concessione iniziale prevedesse una durata di 30 anni mentre, con artifizi e raggiri è stata portata a 40 anni! Un bonus di 10 anni. Inoltre ci sarebbe dovuta essere una rendicontazione puntuale di tutte le spese fatte dalla società al Comune ma questo non è mai avvenuto”.
L’arrivo dei commissari
E adesso cosa succederà? Si attende solo l’ok formale allo scioglimento dalla Presidenza della Repubblica. In seguito è previsto l’arrivo dei commissari. Ma lo scoglio maggiore è stato superato nella giornata di oggi. Mattinata è il secondo comune della provincia di Foggia sciolto per mafia dopo Monte Sant’Angelo.