“A Foggia la normalità era il pagamento della tangente a Biagini per poter ottenere lavori pubblici. L’imprenditore che accettava di pagare non alterava a suo favore le condizioni di corretto esercizio dell’azione amministrativa ma piuttosto evitava che queste fossero alterate a suo danno, ponendosi nelle condizioni di potere legittimamente competere con gli altri imprenditori”.
È questa la regola numero uno del “sistema Biagini”: pagare tangenti per continuare a lavorare. Un modus operandi che, stando all’ordinanza del Gip Marco Giacomo Ferrucci, è andato avanti per molti anni, almeno dal 2010.
Le mazzette più belle e Zanasi mister 100mila euro
Nel corso di un’intercettazione tra l’ormai ex dirigente ai lavori pubblici, Fernando Biagini e l’ex consigliere comunale, Massimo Laccetti, si parla persino delle tangenti “più belle”. Per il Gip, alcune conversazioni sono emblematiche della forza intimidatoria di Biagini e Laccetti soprattutto quando i due fanno riferimento a vecchie vicende concussive.

Biagini: “Questi sono i più belli del mondo”.
Laccetti: “No… per me sono stati più belli quegli altri… Fernando…”
Biagini: “Ma quando gli ho fatto prendere la licenza commerciale qua a Zanasi (ex presidente di Camera di Commercio Foggia, ndr) centomila euro ha cacciato”.
Ai vecchi ricordi seguono poi ulteriori propositi futuri. Biagini: “Tu ora un appalto là…del bar….cento.. noi non diciamo niente, se lui sta zitto…cento e cento, se lui poi dice i lavori extra…teh i lavori extra sono cinquecento, ottocento, sono “botte”.
Propositi da cui emerge un sistema collaudato, ben noto agli imprenditori locali che quindi, anche in mancanza di minacce esplicite, erano consapevoli che la mancata adesione alle richieste avrebbe comportato conseguenze pregiudizievoli per la loro attività imprenditoriale, con l’esclusione dai lavori nel settore pubblico. Biagini: “Questi 10 sono stati una lezione, cioè, se vuoi respirare mi devi dare 10…” Laccetti: “Ehh…” Biagini: “Perchè se no… non respiri…”.
Un sistema collaudato nel tempo
Il quadro probatorio ha consentito l’emersione di un vero e proprio sistema concussivo collaudato nel tempo. Nel corso delle indagini è emersa una radicata abitudine alla strumentalizzazione dell’ufficio pubblico ricoperto per lucrare indebiti vantaggi.
In questa direzione depone il numero degli episodi emersi e confermati dagli imprenditori ascoltati oltre che il tenore delle conversazioni intercettate tra Biagini e Laccetti in cui si programmano ulteriori concussioni.
Gli elementi di prova unitamente a quelli che si sono esaminati in occasione della prima ordinanza cautelare (la tangente di Zammarano, ndr), inducono a valutare in senso fortemente negativo la personalità degli imputati, le cui condotte illecite risalgono almeno al 2010, epoca dell’affidamento a Vincenzo Rana dei lavori nell’area mercatale di via Miranda.
Gli effetti catastrofici sui piccoli imprenditori e sull’occupazione a Foggia
Per il Gip Ferrucci, “i fatti oggetto dell’ordinanza cautelare sulle tangenti pagate dagli imprenditori Insalata, Normanno e Rana presentano, se possibile, una gravità maggiore di quelli commessi ai danni di Raffaele Zammarano, perché commessi ai danni di imprenditori affidatari di lavori di modesto importo, in condizioni di difficoltà economica e più esposti alle conseguenze della grave crisi economica che tuttora interessa il tessuto economico; per imprenditori di questo tipo, ancora più che per quelli di maggior dimensione, il pagamento di una tangente in misura pari al 10-15% dell’importo dei lavori è in condizione di incidere pesantemente sulle stesse condizioni di sopravvivenza dell’impresa”.
L’ “autoassoluzione” di Laccetti

Il carattere abituale delle condotte poste in essere dagli indagati è tanto più grave in relazione alla particolare delicatezza dei compiti affidati all’ingegner Biagini responsabile di un ufficio pubblico a cui spettano notevolissimi poteri direttamente incidenti sul tessuto economico e imprenditoriale della città di Foggia.
Secondo il Gip, i comportamenti antigiuridici hanno finito per ingenerare in Biagini e Laccetti la convinzione che le loro illecite richieste siano fatti assolutamente normali, la regola a cui tutti gli imprenditori si devono assoggettare per lavorare. Emblematico in questo senso, è il discorso intercettato a Laccetti nel quale l’ex consigliere comunale si “autoassolve”: “Che Fernando io li conosco come fanno, però hai visto quante cose gli hai firmato tu Fernando, quello gli ha già recuperati i cento, gli ottanta con le determine che gli hai firmato tu, io lo conosco bene Fernando io ce l’ho tutti marcati a catena”.