Il ritorno della guerra tra clan a Foggia, i legami con le realtà mafiose provinciali e gli oscuri collegamenti con la criminalità calabrese. Questo il quadro emerso dall’ultima relazione della Dia (Direzione Investigativa Antimafia) relativa al primo semestre 2016. “La ciclicità con la quale le consorterie mafiose del capoluogo dauno si contrastano – si legge – è evidentemente sintomatica dell’assenza di un organo verticistico territoriale che sia accettato come tale dalle varie batterie già federate nella Società in grado di garantire gli equilibri interni anche attraverso la gestione “ordinata” delle attività illecite, in particolar modo del racket delle estorsioni”.
Ecco allora che lo scenario criminale foggiano è stato segnato nuovamente dalla faida tra le due più famose consorterie mafiose, Sinesi-Francavilla e Moretti-Pellegrino-Lanza. Più defilati i Trisciuoglio-Prencipe-Mansueto, ritenuti dagli inquirenti vicini ai Sinesi.
Una faida che sta facendo registrare omicidi e diversi ferimenti (il più eclatante quello ai danni di Roberto Sinesi ma successivo al periodo analizzato dalla relazione, ndr), sancendo la fine della coesistenza pacifica degli ultimi anni, anche a causa del ridimensionamento che la mafia foggiana aveva subito per effetto delle numerose inchieste giudiziarie e delle relative condanne.
Questo dinamismo foggiano ha trovato un ulteriore riscontro, nel corso del semestre, nell’ambito dell’operazione Rodolfo, conclusa nel mese di aprile in sinergia dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza, con l’esecuzione di un provvedimento cautelare restrittivo nei confronti di 11 persone, tra le quali figurano esponenti di vertice dei due opposti clan. L’indagine ha avuto il merito di appurare come l’attività estorsiva si consumasse anche mediante assunzioni fittizie di parenti ed affini ai clan, ovvero attraverso consulenze simulate a fronte delle quali veniva preteso il pagamento delle prestazioni.
Da segnalare, ancora, come in coincidenza con lo svolgimento dell’attività d’indagine, la momentanea sospensione delle ostilità tra i clan non fosse comunque priva di contrasti. Si pensi al caso di una accertata sovrapposizione nell’attività estorsiva, che avrebbe costretto una vittima a pagare il pizzo contemporaneamente ai due sodalizi e come, sulla scorta di tale anomala situazione, alcuni sodali avessero proposto di creare un vero e proprio “consorzio” tra i diversi gruppi criminali, verso il quale far confluire il denaro estorto.
Alla luce degli esiti dell’operazione Rodolfo, a partire dal mese di giugno, diversi compendi aziendali, del valore complessivo di circa 30 milioni di euro, sono stati sottoposti alla misura dell’amministrazione giudiziaria prevista dall’art. 34 D.L.vo 159/2011.
Altrettanto significativa delle dinamiche in atto, riconducibili innanzitutto al clan Sinesi-Francavilla, è stata anche l’operazione Saturno, conclusa nel mese di giugno dalla Polizia di Stato con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei persone, tra cui il boss del gruppo. L’inchiesta ha svelato il racket estorsivo in danno degli autotrasportatori di pomodori, nonché le “regole” fissate dal boss del clan per lo spaccio di stupefacenti in città, che permettevano a soggetti estranei all’organizzazione la vendita in autonomia dell’hashish, subordinando, invece, la vendita di cocaina al preventivo assenso del clan.
La criminalità foggiana, infine, rimarrebbe attiva anche nel settore delle rapine e degli stupefacenti, contesto in cui sembra interagire anche con altre realtà criminali della provincia (sanseverese, garganica e cerignolana) o extraregionali (cosche calabresi in particolar modo). La Dia pone infatti l’attenzione sul caso dell’arresto di due coniugi – di cui uno indagato per aver fatto parte del sodalizio mafioso Rango-Zingari di Cosenza – perché trovati in possesso di oltre 2 chilogrammi di eroina.