Tutti i big della mafia foggiana immischiati nella maxi operazione di polizia e guardia di finanza. Carcere per Emiliano Francavilla, Mario Lanza, Antonello Francavilla, Vincenzo Antonio Pellegrino, Vito Bruno Lanza, Leonardo Lanza e Vincenzo Pipoli. Domiciliari per Gabriella Capuano, Leonarda Francavilla e Valentino Aprile. Obbligo di firma per Gianluca Ruggiero. Nel registro degli indagati con l’accusa di favoreggiamento c’è anche Franco Curcelli, imprenditore della Cereal Sud e vittima di estorsioni.
6 le estorsioni accertate, tutte con l’aggravante del metodo mafioso. Nei guai, come detto, anche l’impresa Cereal Sud e le aziende ad essa collegate come la fratelli Curcelli srl e la Fly Logistic. Società utili a piazzare assunzioni fittizie a favore di soggetti vicini ai clan Sinesi-Francavilla e Moretti-Pellegrino. Operazioni rese ancora più semplici dalla complicità dell’imprenditore che non ha mai collaborato con le forze dell’ordine, anzi, pagava due volte dazio per accontentare entrambi i gruppi criminali. Fino a quando i boss hanno creato un vero e proprio “Consorzio”, legale solo all’apparenza ma utile a veicolare tangenti e dazioni. Un’operazione messa in atto nonostante la non perfetta assonanza tra i due clan, negli ultimi mesi tornati a darsi battaglia per il controllo del territorio. Curcelli ha versato per diverso tempo anche 3mila euro al mese ai Sinesi-Francavilla. Mentre per “accontentare” i Moretti-Pellegrino assunse Leonardo Lanza, figlio di Vito Bruno. L’inchiesta chiusa oggi con gli arresti, iniziò addirittura nel 2008 per protrarsi almeno fino all’estate del 2014.
Operazione “Rodolfo”
I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari e dello S.C.I.C.O. di Roma, unitamente alla squadra mobile della questura di Foggia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 persone (7 in carcere, 3 ai domiciliari ed 1 sottoposto all’obbligo di presentazione presso la Polizia Giudiziaria) ed il sequestro preventivo, preordinato alla confisca per ‘”sproporzione”, di beni mobili ed immobili nella disponibilità, diretta ed indiretta, degli indagati.
L’inchiesta ha ad oggetto l’assoggettamento estorsivo posto in essere con metodo mafioso, in forma continuata e diversificata, ai danni di imprenditori e società operanti nell’indotto di un settore altamente strategico per l’economia locale, quale quello legato alla produzione e alla trasformazione alimentare dei prodotti dell’agricoltura, da parte di soggetti organici o comunque contigui alle batterie Sinesi-Francavilla (denominati convenzionalmente dalle vittime come i “Rodolfi Vecchi”) e Moretti-Pellegrino (denominati sempre convenzionalmente come i “Rodolfi Nuovi”) costituenti articolazioni della più vasta organizzazione criminale di tipo mafioso denominata Società Foggiana.
Le pretese estorsive hanno avuto ad oggetto non solo la forzata elargizione di somme di denaro, con cadenza sistematica mensile, in favore dei principali esponenti delle due batterie sopra indicate ma anche l’assunzione “fittizia”, quali lavoratori dipendenti delle aziende delle vittime, di soggetti indicati dalle compagini malavitose, divenuti quindi beneficiari di salari mensili senza fornire alcuna controprestazione lavorativa.
L‘assoggettamento delle vittime risulta ulteriormente documentato dal fatto che la compagine imprenditoriale non si è limitata a pagare tangenti (anche sotto forma di stipendi a fronte di prestazioni lavorative fittizie), ma era solita assecondare passivamente anche le richieste di assunzioni lavorative “effettive” avanzate dagli esponenti delle due batterie. Va segnalato, a conferma della matrice unitaria che caratterizza l’operatività della Società Foggiana, il progetto di centralizzare la gestione della dinamica estorsiva mediante l’avvenuta costituzione di un consorzio, che sarebbe dovuto diventare lo schermo giuridico per offrire una parvenza di legalità ai pagamento periodico della tangente che, in tal modo, sarebbe stata fatturata sotto forma di prestazione di consulenza.
L’attività investigativa è stata caratterizzata da sforzi operativi fuori dal comune posto che il contesto ambientale di riferimento – l’area foggiana – in cui i sodalizi criminali ora colpiti operavano, è caratterizzato, come noto, da una diffusa illegalità, da un radicato comportamento omertoso e reticente e da forme di controllo “militare” del territorio, tali da renderlo difficilmente penetrabile dalle attività delle Forze di Polizia. La vittima delle pretese estorsive e il suo entourage, lungi dal denunciare, hanno assunto un contegno reticente, fuorviarne ed omertoso, che ha determinato la contestazione nei loro confronti del reato di favoreggiamento personale.
Le indagini sono state orientate a sottrarre agli indagati le disponibilità economiche e finanziarie illecitamente accumulate nel tempo e frutto della loro attività criminale. I beni suscettibili di aggressione patrimoniale emersi dalle indagini dei finanzieri ammontano ad oltre 41 milioni di euro, in parte già sequestrati in altri contesti. Le Fiamme Gialle di Bari e i Finanzieri dello SCICO di Roma hanno accertato V esistenza di una notevole sproporzione tra tali disponibilità e la capacità economica lecitamente acquisita dagli indagati. Per tale ragione, unitamente all’ordinanza di custodia cautelare i Finanzieri e gli Agenti della Mobile foggiana hanno notificato agli indagati anche il decreto di sequestro preventivo patrimoniale emesso dal GIP presso il Tribunale di Bari ai sensi dell’articolo 12 sexies L. 1992 n. 356.

Il procuratore nazionale antimafia, Roberti: “Evoluzione mafiosa a Foggia”
Più di una semplice coincidenza la presenza oggi a Foggia di Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia. Dopo l’incontro con la cittadinanza, Roberti ha presenziato alla conferenza stampa in questura. “Un intervento importante per sostanza – ha detto -. Con ben due forze impegnate, polizia e finanza. Quest’operazione ha messo in risalto la modalità evolutiva del sistema estorsivo qui a Foggia. Non c’è la sola imposizione del pizzo ma esiste proprio un sistema messo in piedi da due gruppi criminali, favorito dall’omertà degli imprenditori”.
“La creazione del “Consorzio” – ha aggiunto il procuratore di Bari Giuseppe Volpe – rappresenta una novità assoluta e apre scenari nuovi che andranno approfonditi”. Presente in conferenza anche Pasquale Drago, procuratore aggiunto di Bari: “Foggia è stata trascurata per troppo tempo ma negli ultimi anni si sono fatti passi in avanti. Lo dimostrano le operazioni “Corona” e “Black Land”. Qui gli imprenditori sono continuamente schiacciati dalla mafia e spesso costretti a pagare due volte. Eppure non hanno denunciato. Oggi però diamo risultati concreti. Ma serve una risposta dalla collettività altrimenti si continuerà a predicare nel deserto. Su Foggia lo sforzo c’è ed è importante. Tre magistrati dell’antimafia lavorano solo su questa provincia – ha concluso Drago -, con l’intento di riaprire vecchie indagini su omicidi di mafia irrisolti”.