Foggia chiude la classifica nazionale per reddito disponibile pro capite. È quanto emerge dall’analisi di Unioncamere-Centro Studi Guglielmo Tagliacarne, che ha esaminato l’andamento dei redditi delle famiglie italiane tra il 2021 e il 2023. Secondo i dati, il reddito disponibile pro capite nel capoluogo dauno si ferma a 14.554 euro, un valore che lo colloca all’ultimo posto tra le province italiane e che risulta quasi due volte e mezzo inferiore rispetto a Milano, la città con il dato più alto (34.885 euro).
La ricerca evidenzia anche un altro elemento preoccupante: la crescita del reddito nel periodo analizzato, pari in media al 10,9% nel Sud Italia, è risultata insufficiente a tenere il passo con l’inflazione, che nello stesso periodo ha raggiunto il 14,2%. Il potere d’acquisto delle famiglie foggiane, come di molte altre aree del Paese, è quindi diminuito, con un impatto diretto sui consumi e sulla qualità della vita.
Un divario ancora marcato tra Nord e Sud
L’indagine mette in luce una situazione economica ancora profondamente sbilanciata a livello territoriale. Se nel Nord Italia il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto in media dell’11,96%, nel Centro si è fermato al 10,3% e nel Sud al 10,9%, con dinamiche che riflettono la difficoltà delle regioni meridionali nel recuperare terreno rispetto al resto del Paese.
Nonostante le criticità, l’analisi sottolinea che il divario tra i redditi delle famiglie è meno accentuato rispetto a quello della produzione economica. A livello nazionale, infatti, il valore aggiunto pro capite varia di 3,6 volte tra la prima e l’ultima provincia della classifica, mentre il reddito disponibile mostra una differenza di 2,4 volte, grazie anche all’intervento dei trasferimenti pubblici.
“In particolare nel Mezzogiorno, i trasferimenti statali – seppur in calo – incidono per il 40% del reddito disponibile, contro il 35% della media italiana“, ha spiegato Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne. Tuttavia, le retribuzioni da lavoro dipendente nel Sud restano inferiori del 15% rispetto alla media nazionale, con conseguenze dirette sulla capacità di spesa delle famiglie.
Trieste e Sondrio agli estremi della crescita reddituale
L’analisi di Unioncamere ha evidenziato anche le province che hanno registrato la maggiore e la minore crescita dei redditi negli ultimi due anni. Sondrio guida la classifica con un aumento del 17%, superiore all’inflazione e quindi con un miglioramento del potere d’acquisto. All’estremo opposto si trova Trieste, dove i redditi sono aumentati di appena il 5,9%, meno della metà del tasso inflazionistico.
La provincia di Foggia, pur registrando un aumento dei redditi, rimane comunque in fondo alla classifica per valore assoluto, segno di un divario strutturale che ancora fatica a ridursi. La crescita economica registrata negli ultimi anni non è riuscita a colmare le distanze con le aree più ricche del Paese, e la provincia continua a scontare una bassa capacità di attrazione degli investimenti, un mercato del lavoro fragile e un alto tasso di lavoro irregolare.
La sfida per il futuro: colmare il gap e rilanciare il territorio
I dati diffusi da Unioncamere accendono nuovamente i riflettori sulla necessità di politiche economiche mirate per il rilancio del territorio foggiano. La sfida è quella di creare opportunità di crescita stabile e sostenibile, favorendo nuovi investimenti, sviluppo delle imprese locali e un miglioramento delle condizioni lavorative.
Se le tendenze attuali non verranno invertite, Foggia rischia di rimanere intrappolata in una spirale di stagnazione economica, con un impatto negativo sul commercio, sui servizi e sulle prospettive delle giovani generazioni, sempre più orientate a cercare opportunità altrove.