“Vi posso dire che le figure più apicali come Lombardi, come Ricucci, La Torre, Scirpoli, quelli che avevano queste figure più prestigiose all’interno del gruppo, si chiamavano ‘mba… ‘mba Matteo, ‘mba Pasquale… ‘mba, compare, ecco, che non è un compare di matrimonio, di battesimo, è un compare riconosciuto a livello diciamo prestigioso, uno che riveste una certa caratura criminale. Per carisma criminale, ovviamente… anche a me mi chiamavano ‘mba Marcuccio, ‘Andiamo a chiamare a ‘mba Marcuccio’, ecco, mi identificavano così”. A parlare è Marco Raduano detto “Pallone”, 41enne ex boss di Vieste, al vertice del clan Lombardi-Scirpoli-Raduano. L’uomo, auto accusatosi di alcuni omicidi di mafia, oggi collabora con la giustizia.
Durante i lunghi interrogatori a cui è stato sottoposto, “Pallone” ha svelato molti retroscena sul mondo della mafia garganica. Dai nomignoli per identificare i capiclan fino ai fatti più cruenti: agguati mortali, narcotraffico e armi. Tutte questioni già sviscerate da l’Immediato in precedenti articoli.
Ma il pentito ha fatto di più, soffermandosi sulle proprietà dei suoi ex alleati e sulle loro disponibilità economiche. In particolare riguardo a Matteo Lombardi, 54enne di Manfredonia detto “A’ Carpnese”, all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Silvestri (commesso proprio con Raduano) e a Francesco Scirpoli, 42enne di Mattinata detto “Il lungo”, attualmente in cella con una condanna definitiva per l’assalto ad un portavalori. Tutti sono inoltre sotto processo in “Omnia Nostra”, dal nome del maxi blitz del 2021 contro il clan omonimo.
“Lombardi aveva una villa a Siponto – ha riferito Raduano ai magistrati – e so questa notizia perché quando facevo parte del gruppo di Li Bergolis avevo notizie che Miucci aveva dei soggetti che gli faceva fare degli appostamenti per capire i movimenti di Lombardi presso la sua abitazione, so che aveva delle abitazioni anche a Milano perché a volte mi diceva che lui… c’era aria di operazioni, si spostava a Milano presso qualche abitazione che lui aveva lì e so che investiva nelle auto, che riusciva a (incomprensibile) con la vendita delle auto”. Stando al pentito si trattava di “una forma di riciclaggio per pulire i soldi, si serviva di un rivenditore di auto di Mattinata, dove io ho acquistato a volte delle auto tramite lui, ha aggiustato il prezzo e so che era una persona che faceva… era una persona sua di fiducia”.
Rivelazioni scottanti anche su Scirpoli, indicato più volte tra i capi dell’organizzazione: “Si occupava di omicidi ed era referente di Mario Romito. Era una persona di fiducia, era una persona che rivestiva un ruolo apicale all’interno dell’organizzazione”. E ancora: “So che aveva investito in un parcheggio… in un parcheggio di un lido balneare a Mattinata, oltre ad avere anche lui aziende agricole e aveva le mucche, dove ci riunivamo per parlare…”.
Pm: “Sa come li aveva acquistati questi… l’area del parcheggio e le aziende agricole?”. La risposta di Raduano: “Con i soldi delle rapine ai portavalori”. Pm: “Sa se erano intestate a lui o ad altre persone questi beni?”. Raduano: “Non lo so, questo non l’ho chiesto, però a volte faceva riferimento ai guadagni del parcheggio, andava (inc.) al lido e diceva: ‘Oggi al parcheggio abbiamo fatto 5.000, abbiamo fatto tremila e cinque’, quindi era uno che controllava la questione economica. Ha parlato anche del lido attiguo perché io per il fatto di incontrarmi molte volte, molti incontri si sono svolti proprio presso il parcheggio, dove lasciavamo ovviamente i mezzi là e ci allontanavamo a piedi, ci allontanavamo con (inc.), però era un punto di riferimento suo. Il nome del parcheggio non lo ricordo, il parcheggio è quello intestato… non so se è intestato a lui, che c’ha lui e il lido è quello che sta proprio a ridosso del parcheggio, entri nel parcheggio e sta il lido attaccato. Era nella sua disponibilità, non so se gestito da parenti, da… non so, però lui faceva il padrone”.
Poi sull’azienda: “Erano, sì, delle masserie dove aveva le mucche, dove ho preso anche un fermo con lui dai Carabinieri Cacciatori di Calabria a seguito del mio tentativo di omicidio”. Pm: “E come fa a dire che l’azienda agricola pure era sua?”. Raduano: “Perché lui ha detto… qualche volta che mi dava all’appuntamento: ‘Ci vediamo da (inc.) delle vacche’, diciamo mi faceva riferimento dove c’aveva le mucche, la sua masseria dove… Aveva una Fiat Grande Punto dove si muoveva e poi ha avuto un T-Max illegale da (inc.) di Foggia”.