“Il recupero dei patrimoni illeciti è tra i lavori più importanti della procura, i criminali mettono in conto di andare in carcere ma non di perdere i beni”. Lo ha detto in conferenza il procuratore di Bari Roberto Rossi dopo il maxi sequestro di 2,5 milioni al boss della “Società Foggiana”, Rocco Moretti, 74enne detto “Il porco”, attualmente al 41bis e con una condanna definitiva ad oltre 10 anni per il processo “Decima Azione”.
“I profitti illeciti inquinano l’economia e rendono forti le organizzazioni criminali quando i loro adepti vengono sottoposti a misura cautelare”, ha aggiunto il capo della Direzione distrettuale antimafia di Bari. “Solo nel territorio di Foggia, negli ultimi due anni, sono stati sequestrati ai clan circa 19 milioni di euro e questo mette in seria difficoltà la criminalità”. Secondo Rossi, i clan di Foggia e provincia starebbero affrontando “un momento di grande disgregazione e forte difficoltà economica”.
“La sensazione è che i beni accumulati dai mafiosi siano il frutto delle ferite inferte alla società sul piano morale e criminale”, ha aggiunto il tenente colonnello Paolo Iannucci, direttore della Dia di Foggia. Proprio quattro anni fa la Direzione investigativa antimafia inaugurò la sede foggiana. “Moretti è un capoclan di notevole spessore criminale, al vertice di un clan che ha investito tanto dal punto di vista economico”.
Il sequestro, per un valore complessivo stimato di circa 2,5 milioni di euro, ha riguardato 4 imprese operanti nel commercio all’ingrosso di generi vari, nel commercio al dettaglio di articoli per la casa e per la ristorazione e nella gestione di bar, nonché beni mobili e immobili tra i quali spiccano 4 fabbricati (2 abitazioni, un box, una struttura per l’esercizio di attività di bar e ristorazione), autoveicoli, macchine operatrici e numerosi rapporti finanziari e polizze assicurative.
Il risultato di servizio è frutto di complessi accertamenti svolti sul boss e sul suo nucleo familiare, che hanno consentito di riscontrare come Moretti abbia accumulato illecitamente ricchezze e realizzato investimenti a Foggia, San Giovanni Rotondo, Orta Nova e San Severo, a fronte di un’evidente sproporzione tra la capacità reddituale dichiarata al fisco e la reale consistenza del patrimonio a lui direttamente o indirettamente ascrivibile. Sono note le sue alleanze a San Severo con il clan Testa-La Piccirella, a Orta Nova con il clan Gaeta e sul Gargano con i Lombardi-Scirpoli-Raduano, questi ultimi un tempo guidati da Mario Luciano Romito, il boss manfredoniano ucciso nella strage di San Marco il 9 agosto 2017.