Il Tribunale penale di Foggia, in composizione collegiale, presieduto dalla giudice Gloria Carnevale, ha condannato in primo grado il 60enne Emanuele De Rosa per il reato di usura alla pena di 4 anni e 4 mesi di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per la durata di 5 anni, disponendo la confisca di tutti i beni intestati all’imputato. L’uomo avrebbe fornito prestiti personali ad almeno tre privati, persone in stato di indigenza e fragilità. Il primo prestito risale al 2017 mentre le indagini sono scattate un anno fa grazie alla denuncia di una delle vittime che non riusciva più a sostenere le richieste del condannato. De Rosa, per questa vicenda, venne arrestato a maggio 2023. Stando all’impianto accusatorio, il 60enne avrebbe dato mille euro per poi pretendere indietro, in più tranche, oltre 13mila euro. Ma davanti alle successive e reiterate richieste di soldi, la vittima decise di rivolgersi alle forze dell’ordine.
“L’esito del processo – commenta Giuseppe Chiappinelli, presidente della Fondazione Antiusura Buon Samaritano – testimonia ancora una volta l’importanza della denuncia da parte delle vittime, che ha consentito alle forze dell’ordine ed all’autorità giudiziaria, cui va il nostro più sentito apprezzamento per il prezioso servizio reso alla collettività, di individuare l’autore del reato e di giungere celermente alla conclusione del processo, con la condanna dell’imputato alle pene di giustizia. In altre parole, quando le vittime collaborano, lo Stato risponde”.
Anche in questa occasione la Fondazione Antiusura Buon Samaritano, rappresentata dall’avvocata Valentina Dinisi, non ha esitato a costituirsi parte civile nel procedimento penale, al fine di tutelare e sostenere la vittima fin dentro le aule del tribunale, farle sentire la vicinanza della città e soprattutto per sancire il primato di un diritto costituzionalmente previsto, la salvaguardia della dignità dell’uomo nella sua dimensione sociale.
“A fronte di un prestito di mille euro – ricorda Chiappinelli in una nota -, l’imputato ha costretto una delle vittime a corrispondere interessi usurari ad un tasso pari al 244% annuo, ricevendo complessivamente più di 13mila euro senza dimenticare le altre persone offese coinvolte nel medesimo procedimento penale, costrette a restituire nel giro di pochi mesi una somma pari al doppio di quanto ricevuto in prestito. Episodi che dimostrano ancora una volta la gravità del reato di usura, che fa leva sulla disperazione delle persone in difficoltà, imponendo loro condizioni che hanno come unica finalità quella di spogliarle di ogni loro avere, a partire dalla dignità. A seguito della denuncia, le vittime di usura sono ritornate ad essere persone libere, riprendendo con dignità e serenità la vita di ogni giorno”.