Sono ancora i Nardino ad accendere i riflettori degli inquirenti sulla criminalità di San Severo. Nelle scorse ore è stato arrestato il 52enne Ciro Felice Nardino, fratello del boss Franco detto “Kojak”, già in cella per una lunga condanna. L’uomo era da poco uscito dal carcere e faceva l’addetto alle vendite di un’azienda locale durante il suo periodo di semilibertà. Ma pare non avesse alcuna voglia di mettere la testa a posto stando all’ordinanza di 191 pagine che lo ha rispedito in galera. Il gip, infatti, grazie ad un’operazione congiunta di Procura di Foggia e Arma dei Carabinieri, ha potuto ricostruire i traffici di Nardino e di altre undici persone arrestate insieme a lui.
Gli attentati in città
Tutto è partito dalle bombe di inizio 2022 a San Severo dove saltarono in aria la profumeria “Afrodite”, la concessionaria “Romano”, “Pirolandia” e “Li Quadri Parrucchieri”. Ecco cosa scrive il giudice: “Le modalità operative e la potenza degli attentati dinamitardi inducevano a ritenere come dietro gli stessi ci fosse la presenza di soggetti di elevata caratura criminale, i soli capaci di promuovere ed organizzare azioni del genere e soprattutto capaci di procurarsi ordigni esplosivi di tale potenza dirompente. Gli inquirenti mettevano in relazione gli episodi dinamitardi al fatto che, poco prima del verificarsi degli stessi, era stato concesso il beneficio penitenziario del regime di semilibertà a Nardino. Difatti il 15 ottobre 2021, dopo più di 10 anni trascorsi in carcere, al Nardino veniva concesso di svolgere attività lavorativa alle dipendenze di una ditta individuale con le mansioni di addetto alle vendite”.
L’attività come copertura
Alla luce del fatto che Nardino lavorava nei pressi della profumeria “Afrodite”, gli inquirenti iniziarono subito a sospettare di lui e per questo installarono un sistema di videoriprese per incastrare il pregiudicato. È quindi emerso che la sua “attività lavorativa – si legge nell’ordinanza -, formalmente prestata, non fosse affatto finalizzata al suo reinserimento nel tessuto sociale e lavorativo ma, di contro, gli consentisse di operare come copertura per riallacciare i rapporti e le cointeressenze con delinquenti di medio ed alto profilo criminale di San Severo, divenuti nel frattempo orfani di clan di riferimento dopo le operazioni Decima Azione e Decimabis”.
Droga e contrabbando
Stando alla ricostruzione tracciata dal gip, “Nardino si incontrava, con continuità, con i propri sodali al fine di perfezionare le future strategie criminali in maniera discreta e riservata, anche perché l’accesso al magazzino era consentito solo agli addetti ai lavori, non essendo esso destinato alla vendita della merce. L’analisi dei dialoghi e la pregnante attività investigativa posta in essere dagli inquirenti permettevano di acclarare quali fossero le ambizioni delinquenziali del Nardino, desideroso di reinserirsi nel tessuto criminale ed acquisire il totale controllo di tutte le attività illecite che interessavano l’hinterland di San Severo. A tal fine – tenuto conto del lungo periodo di detenzione carceraria e della conseguente indisponibilità di denaro – Nardino pianificava una serie di manovre criminali grazie alle quali avrebbe potuto ricavare, in poco tempo, ingenti somme di denaro – che, come da egli stesso affermato, in parte riusciva a racimolare attraverso la vendita di T.L.E. (tabacchi lavorati esteri) di contrabbando, acquistato da soggetti non meglio identificati nel Comune di Foggia”. Insomma, droga e contrabbando per tornare in auge e riprendersi il controllo criminale di San Severo.
“Mi è stata vicina solo la famiglia mia”
Emblematiche alcune frasi pronunciate da Nardino ed intercettate dai carabinieri: “Tutte le redini in mano a me devono passare, capito! Io per 15 anni ho guardato il sole, gli altri si sono arricchiti, ora devo mangiare, il primo che viene gli schiaccio la testa! Io finora sono stato a guardare il sole, capito o no?…e non ho trovato nessuno vicino, tranne la famiglia mia, che sarebbe mio figlio, mio genero (Daniele Gemma, tra i 12 arrestati, ndr) e qualche bravo ragazzo che ho tenuto vicino e gli altri finora si sono riempiti i portafogli e mi sto zitto io”.
A parere degli inquirenti, “l’attività di indagine” avrebbe permesso di riscontrare come “Daniele Gemma fosse il factotum-longa manus nonché persona di fiducia del suocero Nardino, sempre pronto ad ottemperare a quanto da questi organizzato. Analogamente si aveva modo di rilevare come Gemma fosse un soggetto attivo nella compravendita di sostanze stupefacenti sia per conto di Nardino sia in proprio”.
Per questa operazione sono finiti in cella, oltre a Ciro Felice Nardino, anche Daniele Gemma, 34 anni, Luca Grifa, 46 anni, Antonio Messere, 35 anni e Davide Palumbo, 53 anni. Domiciliari per Giuliano Conca, 49 anni e Sergio Montesano, 44 anni. Divieto di dimora per Raffaele Salcone, 51 anni, Luigi Barra, 31 anni e Abionad Canaj, 35 anni. Presentazione alla pg per Anselmo D’Angelo, 59 anni e Carmine Manicone, 51 anni. Rigettata la richiesta di misura cautelare per altre quattro persone.
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