Il caso dell’omicidio Trotta sbarca nelle aule giudiziarie. Sotto inchiesta, tra gli altri, il sanseverese Angelo Bonsanto, 33 anni e il viestano Gianluigi Troiano, 30 anni accusati di aver preso parte, con ruoli diversi, all’agguato del luglio 2017 in una bruschetteria di Vieste. Lo scorso 31 gennaio, i pm della Dda di Bari Ettore Cardinali e Luciana Silvestris hanno depositato una memoria allo scopo di portare la vicenda sotto un unico procedimento, quello riguardante gli imputati di “Omnia Nostra”, dal nome del maxi blitz antimafia del dicembre 2021 contro il clan garganico Lombardi-Scirpoli. Secondo i magistrati ci sarebbe una connessione oggettiva e soggettiva tale da poter uniformare i processi. Oggi il tema è stato dibattuto in Corte d’Assise a Foggia e nelle prossime settimane i giudici scioglieranno la riserva.
La difesa, intanto, si è già opposta a questa ipotesi. “Se non viene dimostrata la partecipazione all’associazione criminale non c’è connessione”, la tesi dei legali. Inoltre, secondo gli avvocati degli imputati, il reato di omicidio è a se stante e per questa vicenda non sono state emesse misure cautelari a carico dei due giovani. Quest’ultimo aspetto andrebbe a danneggiare il sereno iter processuale per via dei termini di decorrenza della misura cautelare che invece gravano su numerosi imputati di “Omnia Nostra”. Tutti aspetti tecnici che saranno risolti nel giro di qualche settimana dai giudici.
Successivamente entrerà nel vivo il processo su uno degli omicidi più efferati degli ultimi anni in provincia di Foggia. Trotta venne ucciso nella sua bruschetteria in pieno giorno, d’estate, nonostante la folta presenza di turisti che affollano Vieste a luglio. Un’altra persona, Tommaso Tomaiuolo, presunto braccio destro del boss dei montanari Li Bergolis-Miucci-Lombardone, Enzo Miucci detto “U’ Criatur”, scampò miracolosamente alla morte.
L’omicidio in bruschetteria
Per l’assassinio di Omar Trotta ci sono cinque sospettati: il boss di Vieste Marco Raduano detto “Pallone”, il pentito viestano Danilo Della Malva alias “U’ Meticcio”, il pentito di Mattinata Antonio “Baffino” Quitadamo, e poi appunto Bonsanto e Troiano. Ma mentre i primi tre vennero arrestati nell’ambito dell’operazione antimafia, sugli ultimi due emersero presunte responsabilità solo successivamente, forse anche grazie alle rivelazioni dei collaboratori di giustizia.
A parere dell’accusa i cinque, “in esecuzione del medesimo disegno criminoso e in concorso tra loro e altre persone (almeno un altro esecutore)”, avrebbero ucciso Trotta “con premeditazione e per abietti motivi” consistiti in una vera e propria ritorsione. Secondo l’impianto accusatorio, il viestano sarebbe stato ammazzato perché, in qualità di componente del contrapposto gruppo Miucci-Perna-Iannoli, avrebbe partecipato all’omicidio di Gianpiero Vescera, cognato di Raduano, “di cui non riconosceva la supremazia criminale – riportano gli inquirenti – disubbidendo all’ordine di esilio da Vieste e pagamento di 100mila euro”.
Secondo la Dda, Raduano fu mandante e organizzatore dell’omicidio, Troiano avrebbe avuto il compito preliminare di fornire agli esecutori una fotografia di Trotta e successivamente di avvisare gli esecutori della presenza del viestano nel luogo del pianificato omicidio. Bonsanto avrebbe avuto il ruolo, insieme ad altro complice, di esecutore materiale dell’omicidio. Della Malva, quale ausiliario di Raduano, avrebbe preso parte all’organizzazione dell’omicidio fornendo assistenza logistica e materiale nella loro breve permanenza viestana ai due esecutori materiali dell’omicidio. Infine, Quitadamo avrebbe fornito la pistola calibro 38 a Bonsanto e avrebbe accompagnato quest’ultimo e l’altro killer, subito dopo l’omicidio, lontano da Vieste. (In alto, una foto tratta dal video del blitz “Omnia Nostra”)
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