Si “sdoppia” Omnia Nostra, maxi processo al clan Lombardi-Ricucci-La Torre della mafia garganica. Vanno a dibattimento (rito ordinario), 26 dei 45 imputati, tra questi il boss Matteo Lombardi, 52 anni detto “A’ Carpnese”, il figlio 31enne Michele “U’ Cumbarill”, Pietro La Torre, 40 anni alias “U’ Muntaner”, il 49enne Mario Scarabino alias “Zio Mario”, il 40enne Francesco Scirpoli detto “Il lungo”, capoclan per la frangia di Mattinata e il 50enne Leonardo D’Ercole, presunto riferimento dell’organizzazione nel “feudo” di Macchia, frazione di Monte Sant’Angelo.
Rito abbreviato, invece, con sconto di un terzo della pena, per i restanti 19 imputati, tra questi il capoclan di Vieste, Marco Raduano alias “Pallone”, 39 anni, i fratelli mattinatesi Antonio e Andrea Quitadamo detti “Baffino”, 47 e 33 anni, entrambi collaboratori di giustizia da pochi mesi e Pietro Rignanese, 38 anni. Abbreviato anche per Adriano Carbone, 51enne consigliere comunale di Manfredonia. È quanto deciso oggi nel corso dell’udienza preliminare nell’aula bunker di Bitonto.
Tutti i nomi e i riti scelti
A giudizio con l’abbreviato secco, 19 imputati: Luciano Caracciolo, Adriano Carbone, Lorenzo Caterino, Leonardo Ciuffreda, Danilo Della Malva detto “U’ Meticcio” (pentito), Giuseppe Della Malva, Raffaele Fascione, Giuseppe Pio Impagnatiello alias “Zuridd”, Antonio La Selva detto “Tarzan” (pentito), Francesco Notarangelo alias “Natale”, Alexander Thomas Pacillo detto “U’ Ciaciut”, Antonio Quitadamo “Baffino”, Andrea Quitadamo “Baffino jr”, Marco Raduano detto “Pallone”, Pietro Rignanese, Giuseppe Sciarra, Moreno Sciarra, Giovanni Surano detto “Lupin” (pentito) e Antonio Zino.
Tra gli imputati figura anche un latitante, il 29enne viestano Gianluigi Troiano per cui è stato rigettato il giudizio abbreviato.
Andranno a dibattimento (rito ordinario) 26 persone: Michele Bisceglia, Pasquale Bitondi, Luigi Bottalico detto “Pazziarill”, Alessandro Coccia, Leonardo D’Ercole, Michele D’Ercole, Emanuele Finaldi, Vittorio Gentile, Sebastiano Gibilisco, Raffaele Greco, Hechmi Hdiouech, Giuseppe Impagnatiello detto “Spaccatidd”, Pietro La Torre, Pasquale Lebiu, Catello Lista detto “Lino”, Matteo Lombardi, Michele Lombardi, Umberto Mucciante, Massimo Perdonò, Bruno Renzulli, Mario Scarabino, Francesco Scirpoli, Salvatore Talarico, Gaetano Vessio, Angelo Bonsanto e Gianluigi Troiano (latitante).
L’agguato nella bruschetteria
Tra le questioni più spinose c’è senza dubbio l’omicidio di Omar Trotta in una bruschetteria di Vieste il 27 luglio 2017. Per questa vicenda, emersa successivamente al blitz del dicembre 2021, ci sono cinque sospettati: il boss di Vieste Raduano, il sanseverese Angelo Bonsanto, legato ai Moretti di Foggia a loro volta alleati dei Lombardi, il viestano Gianluigi Troiano e i pentiti Danilo Della Malva alias “U’ Meticcio”, anche lui di Vieste, e Antonio Quitadamo.
Bonsanto è sospettato di essere il killer preso “in prestito” dal clan garganico per eliminare Trotta. Secondo i pentiti Antonio Quitadamo e Orazio Coda, il sanseverese fu invitato nella masseria del viestano Emanuele Finaldi detto “Martufello” (uno degli imputati) il giorno prima dell’omicidio: sarebbe rimasto lì almeno due giorni, il tempo utile per organizzare ed eseguire l’attentato. In quel periodo il sanseverese era oggetto di intercettazioni telefoniche, ambientali e osservazione tramite accertamento gps in tre procedimenti penali distinti, tutti a quel tempo pendenti presso la Procura di Foggia: uno per droga in cui è stato poi condannato a 4 anni (in Appello), un altro per detenzione di un’arma per cui è stato condannato, sempre in Appello, a due anni e, infine, il procedimento scaturito dall’arresto dell’agosto 2017, pochi giorni dopo la strage di San Marco, quando venne sorpreso con altri tre con mezzi rubati e pistole in un box di Torremaggiore.
Dalle indagini è emerso che il 27 luglio il telefono del giovane sanseverese non aveva traffico e questo – per gli investigatori – sarebbe un riscontro decisivo rispetto a quanto affermato dai pentiti. Inoltre, Coda avrebbe riferito agli inquirenti che in carcere Bonsanto gli confidò di aver preso parte all’omicidio Trotta. La difesa dell’imputato ha chiesto l’acquisizione dei tabulati del 26 e 27 luglio per smontare l’impianto accusatorio ma il giudice ha ritenuto la richiesta inconferente. In udienza è spuntata anche la copia di un articolo de l’Immediato sulla sentenza relativa ai fatti di Torremaggiore: dalle foto pubblicate, Coda avrebbe riconosciuto proprio Bonsanto nonostante gli occhi coperti dalle fascette ma per la difesa sarebbe molto somigliante ad un altro degli arrestati e quindi difficilmente riconoscibile. Su tutte queste circostanze, l’imputato ha reso dichiarazioni spontanee affermando che mai avrebbe ammesso un reato del genere a Coda. “Eravamo nella stessa sezione del carcere, ma con Coda non avevo buoni rapporti”.
A gennaio è previsto l’interrogatorio di alcuni imputati che l’hanno espressamente richiesto. A febbraio la discussione dei pubblici ministeri che hanno chiesto almeno due udienze vista la mole di lavoro. Al termine ci sarà la calendarizzazione per la discussione delle difese. Sono stati rigettati molti abbreviati condizionati a trascrizioni, a escussione di testi e a produzioni documentali non ritenute rilevanti.
Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico di droga, estorsione, omicidio e tentato omicidio. “Omnia Nostra” prende il nome dal maxi blitz dell’Arma dei Carabinieri. (Nella foto in alto, un’immagine tratta dal video della retata; nel riquadro, Matteo Lombardi, Michele Lombardi, Francesco Scirpoli, Marco Raduano e Mario Scarabino; sotto, Pietro La Torre, Angelo Bonsanto, Antonio Quitadamo, Andrea Quitadamo e Danilo Della Malva)
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