Pellegrinaggi – I cammini e i pellegrinaggi fanno parte della storia della Monte Sant’Angelo: dalla Via Micaelica (che collega Mont Saint-Michel con la Sacra di San Michele in Piemonte fino al Gargano) alla Via Sacra Langobardorum passando per la Via Francigena; nell’Altomedioevo era tra i quattro più frequentati luoghi di pellegrinaggio della cristianità secondo l’itinerario di redenzione spirituale, noto come “Homo, Angelus, Deus” che prevedeva la visita alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo a Roma e di San Giacomo di Compostella in Spagna (Homo), all’Angelo della Sacra Spelonca di Monte Sant’Angelo (Angelus), infine ai luoghi della Terra Santa (Deus).
Da non mancare – Da visitare anche il misterioso Battistero di San Giovanni in Tumba (detto “Tomba di Rotari”) e la meravigliosa Chiesa di Santa Maria Maggiore con i suoi preziosi affreschi, oppure l’Abbazia di Santa Maria di Pulsano e ai suoi Eremi, la magica Foresta Umbra o la suggestiva costa della marina. Montagna, foresta, boschi, mare, gastronomia d’eccellenza e un patrimonio storico-culturale inestimabile, tutto da scoprire.
I sapori – E si può andare a Monte Sant’Angelo anche per assaggiare la sua gustosissima cucina con piatti semplici e inimitabili come il pane e pomodoro, con la fragranza del pane che viene esaltata dalla freschezza del pomodoro e dell’origano, dalla delicatezza dell’olio extra vergine Dauno DOP e da secoli rappresenta la merenda quotidiana di adulti e bambini; oppure il pancotto: con il passare dei giorni la fresca mollica e la croccante crosta si trasformano in robusto pane raffermo dal sapore deciso e ideale per il pancotto da condire con patate, verza, finocchietto selvatico, olio. Ma numerosi sono i piatti della tradizione del Gargano cui appartiene il paese lagane con ceci e baccalà, orecchiette con cime di rape, favetta e cicorie.
Appuntamento con le Fanoje – Ed ecco che il 18 marzo sarà celebrata questa festa, che deriva da una tradizione in onore di San Giuseppe che simboleggia, nell’immaginario collettivo, il passaggio dalla stagione fredda a quella mite. Attraverso un rito propiziatorio e purificatore si celebra, appunto, l’arrivo della primavera. In passato ogni rione approntava la legna per l’accensione di queste imponenti cataste costituite da tronchi d’albero, vecchi oggetti, utensili stantii e stracci logori ammassati uno sull’altro per formare delle vere e proprie pire. Oggi, nel centro storico, attività, concerti, lavoratori e percorsi enogastronomici. (In alto, foto Angelo Totaro tratta dal servizio di Tgcom)