Scioglimento per mafia del Comune di Foggia? L’arrivo della commissione d’accesso agli atti a Palazzo di Città – scaturito anche da alcuni esposti inviati agli inquirenti – ha scosso il mondo politico locale. Molto probabilmente tra sei mesi ci sarà l’esito del lavoro svolto dai commissari, un viceprefetto, un funzionario di polizia e un ufficiale dei carabinieri. La commissione metterà ai raggi X tutte le attività amministrative con un occhio particolare al settore appalti. Già fra tre mesi potrebbero esprimersi ma dovrebbero optare per una proroga di altri tre prima di rassegnare le conclusioni al prefetto. Nel 2015 a Monte Sant’Angelo, nel 2018 a Mattinata e nel 2019 a Manfredonia e Cerignola, le commissioni d’accesso hanno sempre chiuso il lavoro con il risultato più scontato, ovvero lo scioglimento per mafia dell’ente comunale. Foggia sarebbe il quinto comune nella storia della provincia dauna a chiudere i battenti per infiltrazioni della criminalità organizzata. Sarebbe un colpo durissimo, mai fino ad ora, in Puglia, era stata interessata da tale provvedimento una città grande ed importante come Foggia, capoluogo di una delle province più estese d’Italia. La decisione giunta oggi dal Ministero dell’Interno, comunicata in una nota stampa dal prefetto Raffaele Grassi, era nell’aria da tempo e circolava con forza soprattutto dopo gli ultimi blitz di DDA e forze di polizia. Molte le ombre attorno al municipio di corso Garibaldi per via di alcuni appalti sospetti che avrebbero acceso i riflettori dello Stato sull’ente comunale. Ma le collusioni tra l’istituzione e le batterie mafiose sarebbero emerse anche in altre vicende.
È storia recente l’operazione “Decimabis” che fece emergere alcuni collegamenti tra malavita organizzata e un dipendente del Comune, implicato “per concorso esterno – riportava l’ordinanza cautelare – nell’associazione per delinquere armata di tipo mafioso convenzionalmente denominata Società Foggiana”. Secondo quanto riportato dal giudice, il dipendente si sarebbe avvalso delle conoscenze determinate dal suo ruolo di ‘operatore servizi’ presso l’ufficio ‘Dichiarazioni Morte-Stato Civile’ dei Servizi Demografici del Comune di Foggia e delle stabili relazioni con i rappresentanti delle imprese funerarie, divulgando dati riservati riguardanti i decessi e le relative prestazioni di servizio effettuate dalle imprese di onoranze funebri agli esponenti dell’associazione mafiosa, in modo da consentire a questi ultimi di poter individuare tutte le imprese di onoranze funebri che operavano nel Comune di Foggia e tutti i funerali per i quali le suddette imprese avevano offerto i relativi servizi funerari. Un’operazione “finalizzata a consentire agli esponenti del sodalizio mafioso di esercitare una generalizzata attività di controllo di tipo estorsivo sul suddetto settore economico (con il passaggio da una tangente mensile di 500 euro per ogni impresa di pompe funebri a una tangente di 50 euro per ogni funerale)”. Il dipendente “pur senza essere formalmente ed organicamente inserito nell’associazione mafiosa”, avrebbe fornito “uno stabile ed efficiente contribuito al mantenimento, al rafforzamento e all’espansione della Società Foggiana”. Il dipendente venne poi scarcerato dal tribunale della libertà; in ogni caso, gli esiti giudiziari non influiscono sul lavoro della commissione d’accesso che può comunque condannare – e quindi sciogliere per mafia – un’amministrazione comunale che abbia intrattenuto rapporti con affiliati alla criminalità organizzata.
I casi di pericolosa adiacenza tra macchina amministrativa, politica e famiglie mafiose foggiane si sarebbero succeduti con un’importante frequenza negli ultimi anni. Il primo evento riguarda l’informativa su Leonardo Francavilla, arrestato per estorsione, ma protagonista di una incursione, in tempi pre Covid, negli uffici della Commissione Affari Sociali. L’uomo, con un circolo privato a Piazza Mercato, per molto tempo aveva usufruito di un sostegno dai Servizi Sociali. C’è, inoltre, tutto l’affaire che riguarda il settore dei tributi e il cimitero con società attualmente sottoposte a “controllo giudiziario”.
È un bubbone, poi, la materia degli alloggi. Alcuni consiglieri, con Pippo Cavaliere in testa, fecero in procura nomi e cognomi (altisonanti mafiosi) di coloro che avrebbero ottenuto negli ultimi sei anni alloggi popolari. Sono decine le case assegnate a persone collegate o proprio congiunte strette dei boss. E ancora, le recenti indagini di Nuvola D’Oro, che confermerebbero la presenza di un sistema corruttivo consolidato, che spesso si incrocia negli appalti con la possibilità di infiltrazione mafiosa. È tuttora agli arresti il consigliere comunale dimissionario Bruno Longo mentre proprio in queste ore è tornato in libertà il funzionario comunale, Antonio Parente. Infine, tre appalti del Comune di Foggia finiti in passato nel mirino del massimo oppositore del sindaco Franco Landella, l’ex consigliere comunale Giuseppe Mainiero che in una conferenza stampa denunciò presunte irregolarità parlando di “opacità nella gestione degli affidamenti di gare milionarie”. (ha collaborato Antonella Soccio)
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