È ancora latitante Carmine Delli Carri, 45enne foggiano, coinvolto nella maxi operazione antidroga “Ultimo Avamposto 2”. L’uomo si è reso irreperibile ed è attivamente ricercato dalle forze di polizia. Delli Carri è nome noto nel panorama malavitoso foggiano, fu infatti coinvolto, ma poi assolto, nel blitz “Poseidon” del 2004 quando la polizia arrestò numerosi esponenti delle batterie Trisciuoglio e Moretti-Pellegrino-Lanza. Il 45enne, anche in quel caso, venne accusato di traffico di stupefacenti. Nel 2009, invece, sfuggì ad un agguato, mentre nel 2014 finì in manette in “Gold&Camel”, sempre per droga, e condannato in via definitiva a sei anni. Circa due anni fa si rese anche protagonista di un’aggressione in ospedale. Ultimamente era ai domiciliari con il permesso di recarsi al lavoro presso un panificio della città. All’epoca di “Gold&Camel”, gli investigatori indicarono Delli Carri in contiguità con la batteria Sinesi-Francavilla, ma in passato avrebbe sempre ricoperto un ruolo trasversale rispetto alle dinamiche della “Società”. Proprio esponenti della “Società Foggiana” vengono citati – ma non coinvolti in via diretta – nell’ordinanza cautelare di 497 pagine del blitz “Ultimo Avamposto 2”. Uno degli arrestati, Angelo Corcelli parlando di Delli Carri con il marocchino Haddouch, collante del narcotraffico tra Foggia, Milano e il Marocco, diceva: “Oh questo lavora troppo, sai?”. Haddouch: “Ma, chissà perché, ha lui in mano qua, ecco perché”. Corcelli: “Eh!”. Haddouch: “Eh?! Mica guadagna tanto, non guadagna tanto”. Corcelli: “Non guadagna tanto?”. Haddouch: “No! Se fa da solo sì”. Corcelli: “Eh, mo si è messa Anna, hai capito?”. Haddouch: “Ah?”. Corcelli: “Si è messa Anna (Moretti)”. Il riferimento, stando a quanto scrive il gip Galesi, è alla figlia (non coinvolta all’indagine, ndr) dello storico boss della mafia foggiana, Rocco Moretti, detenuto al 41bis nel carcere di L’Aquila. La donna, fermata nel 2007 nell’operazione Cronos ed imputata per mafia, fu assolta nel 2014. Mentre nel 2012 fu arrestata perché sorpresa in auto con sei chili di hashish.
I fratelli del Marocco
Sulla figura del marocchino Hicham Haddouch (per tutti “Michel”) e del fratello Said ruota gran parte del blitz antidroga. I due, forti dei contatti con il Marocco e con alcuni connazionali residenti a Milano, avrebbero trafficato quintali di hashish rifornendo gli spacciatori foggiani. Tra questi ci sarebbero Angelo Corcelli, lo stesso Delli Carri, Giuseppe e Andrea Cardinale (padre e figlio, ndr) e Alessandro e Michele Piserchia (padre e figlio, ndr), tutti destinatari di misura cautelare in carcere. L’inchiesta racconta anche i metodi “medievali” che i marocchini avrebbero utilizzato per ottenere i soldi della droga.
“Ti toglie l’auto e vi taglia la testa a tutti e due”
“In data 25 settembre 2018 – si legge nell’ordinanza – all’interno di un’Audi A3 veniva intercettata una conversazione ambientale nella quale Corcelli si lamentava con Giuseppe Cardinale del fatto che lo aveva chiamato e che non gli aveva risposto al telefono. Cardinale si giustificava dicendo che molto probabilmente il telefono non prendeva. Corcelli gli riferiva che Said lo stava cercando, in quanto il figlio Andrea (anche lui finito in manette, ndr), come emerso dalle indagini, aveva acquistato della sostanza stupefacente che ancora non aveva pagato. Cardinale gli rispondeva che in giornata sarebbe andato all’ufficio postale per vedere se gli avevano accreditato dei soldi e in caso positivo lo avrebbe richiamato. Corcelli gli chiedeva se aveva bisogno di altro fumo, ma Cardinale gli rispondeva che doveva prima saldare i debiti. Nel prosieguo della conversazione, Corcelli riferiva che Said aveva preso Michele Piserchia e gli aveva tolto con la forza la sua Audi, in quanto anche Piserchia aveva acquistato della sostanza stupefacente che ancora non aveva pagato. Per tale motivo – continua il gip – era stato richiesto l’intervento di Anna Moretti (figlia del boss Rocco Moretti) e proprio grazie alla sua intermediazione, Piserchia riusciva a riottenere la sua auto, ma si impegnava a restituire la somma di denaro, versando una quota mensile”.
In un’altra circostanza, “a dire di Corcelli – si legge nelle carte -, Haddouch aveva minacciato il Piserchia che se non avesse pagato gli avrebbe tagliato la testa sia a lui che al figlio Michele e che avrebbe tolto l’auto alla moglie di Michele“. “Michel mi diceva sempre che lui era della capitale del Marocco, invece non è vero. Questi sono quelli della costiera, sono i più malvagi, quelli si mettono contro la polizia, quelli hanno fatto, là ci sta la guerra tra la polizia e la malavita, quelli che fanno sti movimenti di fumo e cose… Michele (Piserchia) mo sta inguaiato, non ha una lira, peggio di quello. Quello che fa, va da Caca… Da Carminiello (Delli Carri Carmine) al forno, perché Anna, la figlia del ‘porco’ ha detto, corrispondo io, dacci… più di tre chili alla volta, non ci dare! Dacci tre chili alla volta, facciamolo lavorare, allora, prende da me e pareggia a te, pareggia a quest’altro, fa… e quello, così non si aggiusta mai!”.
“10mila euro al giorno”
In un’altra delle numerose intercettazioni captate dagli inquirenti, Andrea Cardinale parlava ad Angelo Corcelli facendo un chiaro riferimento al giro d’affari innescato dai fratelli marocchini: “Zio Nì, là non posso lasciare così, là sono 7-8-10mila euro al giorno che si fanno, non posso lasciare così, io mo mi ero avviato bene, non voglio lasciare, pure perché lo sai che ha detto l’avvocato, ha detto tu ormai stai nei bordelli, mi ha detto, ha detto, mo, quello che ti dico, non pensare a quanto mi devi dare, metti i soldi da parte per me, mese mese, ecco che mi ha detto. Unisci i soldi per me, mese mese. Ha detto la vita tua è questa ormai, ha detto metti i soldi per me ogni mese, mese mese, non mi ha detto mi devi dare 5mila-10mila, unisci i soldi per me, mese mese”. Cardinale si sentiva in difficoltà in quanto gli avevano arrestato due ragazzi che spacciavano per conto suo e di aver perso in una circostanza mezzo chilo di fumo e in un’altra mezzo chilo di marijuana. Inoltre, riferiva di aver dovuto dare mille euro all’avvocato per l’arresto del suo amico e che quindi era in difficoltà, in quanto non aveva né soldi e né la sostanza stupefacente da poter spacciare.
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