Condannato per la barbara aggressione ai medici del Pronto soccorso di Foggia. Il tribunale dauno ha inflitto un anno di reclusione, più pagamento delle spese processuali, a Carmine Delli Carri (43 anni) per il violento episodio del 28 agosto 2012. Disapplicata la recidiva in quanto fondata su condanne in materia di spaccio e resistenza risalenti al 2003. “Il fatto in oggetto – è scritto sulla sentenza emessa di recente – risulta frutto non di una incrementata pericolosità sociale ma dell’insofferenza del momento”.
L’avvenimento fu alquanto brutale. Tiziano Pio Valentino, medico in servizio presso il Pronto soccorso, fu aggredito da uno dei tre uomini in cui si era imbattuto nella sua zona riservata ed invitato con “aria arrogante e prepotente” a visitare uno degli altri due. Seguì un’aggressione con un pugno alle spalle, strattoni al braccio, insulti e minacce. “Il medico – si legge ancora – fu costretto a rifugiarsi nella sala comando, da cui uscì dopo circa 10 minuti constatando che il primario del Pronto soccorso, Vito Procacci, era su una barella diretto verso la stanza sub-intensiva, aggredito anche lui con calci e pugni. Nell’udienza del 15 luglio 2014, Procacci riferì che, intervenuto alla notizia dell’aggressione, all’atto del suo allertamento alla guardia giurata affinchè chiamasse il poliziotto di turno, fu apostrofato da uno degli aggressori con la frase “Direttò, ma tu vuoi proprio morire”, per poi essere da costui scaraventato contro una parete con un colpo al petto perdendo i sensi e finendo a terra, dove (una volta ripresa coscienza) si era accorto che due persone lo stavano prendendo a calci ripetutamente all’addome e alla schiena in maniera molto violenta”, fino a quando un’infermiera si lanciò su di lui facendo da scudo e interrompendo l’aggressione.
Le testimonianze in fase di processo hanno finito per inchiodare alle sue responsabilità Delli Carri. La difesa ha tentato in ogni modo di spiegare che al momento dell’aggressione erano presenti solo il fratello di Delli Carri e uno zio dell’imputato, puntando su un equivoco per via della somiglianza tra fratelli. Fu l’annotazione redatta dai carabinieri il giorno dopo a confermare la presenza del condannato fin dall’inizio. Fu anche visto dai militari mentre continuava ad infierire verbalmente nei confronti dei due malcapitati, Procacci e l’infermiera.
Un caso emblematico che pose l’attenzione sui rischi a cui ogni giorno vanno incontro i medici del Pronto soccorso. Episodi simili si sono verificati anche più recentemente, sempre a scapito di seri professionisti, aggrediti mentre svolgevano il proprio dovere.