La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della parte civile contro l’assoluzione dell’imputato per legittima difesa; e quindi ha messo la parola fine al processo per l’omicidio di Vincenzo Longo, elettricista di 59 anni, ucciso a Foggia con due colpi di pistola il primo pomeriggio del 22 agosto 2017. A riportarlo è la Gazzetta del Mezzogiorno. Il delitto avvenne nel complesso di case sotto il cavalcavia di via Cerignola, dove abitavano sia la vittima sia il vicino e parente Simone Russo (foto sopra), pasticciere classe ’74, assolto in primo e secondo grado per aver agito per difendere sé stesso, la moglie e il figlio dalla vittima che cercava di fare irruzione nell’abitazione (tesi sempre contestata dalla parte civile), dopo litigi di qualche ora tra i familiari di accusato e morto per via di pregressi rancori.
Caso chiuso, dunque, con i giudici della Cassazione che hanno confermato quanto disposto dalla Corte d’Assise d’Appello di Bari. Russo, infatti, fu assolto già in secondo grado, anche grazie alla nuova legge sulla legittima difesa. Russo respinse l’intrusione attuata dalla vittima con violenza e con la minaccia di usare una mazza da golf. Le motivazioni dell’assoluzione da parte della Corte d’Assise d’Appello di Bari richiamavano per la prima volta anche alla nuova legge sulla legittima difesa varata dal Parlamento a fine aprile del 2019.
Russo, 45enne pasticciere foggiano, uccise la vittima con due colpi di pistola la vittima. Le famiglie litigavano da tempo e il pomeriggio del 22 agosto 2017 ci fu l’epilogo, ancora una volta per futili motivi. La difesa dell’imputato ha sempre sostenuto la legittima difesa riuscendo a convincere i giudici sia in primo che in secondo grado. La procura chiedeva 19 anni per omicidio volontario sostenendo che Russo sparò per uccidere mentre poteva barricarsi in casa e respingere così l’aggressione. Per i giudici, invece, fu legittima difesa, anche alla luce della riforma della legge.
“La riforma riguarda esclusivamente la legittima difesa nel domicilio – scrissero i giudici –. L’esclusione della responsabilità penale di chi si difende da un’aggressione nel domicilio viene perseguita sotto due differenti profili. Il legislatore da un lato ha rafforzato la presunzione di proporzione tra difesa e offesa e dall’altro ha introdotto una presunzione assoluta di legittima difesa in base alla quale ‘agisce sempre in stato di legittima difesa chi compie un atto per respingere l’intrusione con violenza o minaccia di armi’. Il legislatore quindi ha introdotto un’assoluta presunzione di legittima difesa”, la conclusione dei giudici.