“Il Centro Antiviolenza Titina Cioffi non intende restare in silenzio di fronte all’ennesimo Femminicidio!”. È quanto scrive in una nota, la coordinatrice Francesca Paola Cafarella dopo l’uccisione di Tiziana Gentile a Orta Nova. “L’inaugurazione di una panchina rossa in piazza, gli applausi e le manifestazioni di solidarietà non bastano per dire ‘No’ alla violenza sulle donne – aggiunge -. La panchina dovrebbe rappresentare un simbolo di impegno civile di tutti per dire basta alla violenza di genere in cui rientrano non solo i femminicidi, ma tutte le aggressioni, dalle minacce ai maltrattamenti, allo stalking , alle percosse, alla violenza psicologica, economica, fisica e sessuale”.
“Noi come Centro Antiviolenza speriamo in una sempre maggiore collaborazione con i servizi fondamentali per operare in sinergia in interventi particolari come le messe in protezione delle donne per esempio. Negli ultimi due mesi, attraverso il nostro numero attivo H24 abbiamo avuto una decina di accessi di donne del territorio di Orta Nova dei quali quattro sono prese in carico dal nostro centro. Per una delle donne che si è rivolta a noi è stato effettuato un intervento di emergenza e messa in sicurezza inserendola in una Casa Rifugio ad indirizzo segreto. Questi numerosi accessi ci dicono che stiamo lavorando nella direzione giusta ma tanto ancora c’è da fare per sradicare un fenomeno come la violenza di genere che uccide ma che, a differenza di altri, non ha vaccino se non quello del lavoro di formazione, prevenzione e sensibilizzazione cercando di diffondere la cultura della non violenza.
Cosa può salvare davvero la vita alle donne, quindi? Il lavoro sinergico e la formazione specifica sulla violenza di genere di tutti soggetti che, a vario titolo, entrano in contatto con donne che vivono situazioni di violenza. Accanto al Centro antiviolenza deve esserci una rete competente e formata nella valutazione del rischio, accompagnata da adeguate risorse finanziarie per sostenere tutti gli interventi necessari. La violenza sulle donne è un problema che ci riguarda tutti ed è soprattutto un problema culturale che si sconfigge soprattutto con il buon esempio di un padre che si relaziona nella giusta maniera alla moglie davanti ai figli. Non restiamo in silenzio oggi come sempre, noi ci siamo”, conclude Cafarella.