Cresce e si afferma la mafia di San Severo. La Dia ne dedica ampio risalto nell’ultima relazione semestrale, quella riguardante la seconda metà del 2019. “Nell’area del Tavoliere – riportano gli investigatori nel documento – sono confermate la commistione d’interessi e le collaborazioni tra i gruppi criminali locali, foggiani e del Gargano. Inoltre, la mafia sanseverese e quella cerignolana continuano a dare prova di centralità rispetto ai traffici illeciti che si svolgono nell’intera Regione e, in qualche caso, su tutto il territorio nazionale”.
Testa-Lapiccirella VS clan Nardino
“La cittadina di San Severo – riportano gli investigatori della Dia – resta epicentro delle dinamiche criminali della provincia per il ruolo strategico assunto nel traffico degli stupefacenti, con proiezioni anche extraterritoriali grazie ai forti legami con la camorra, la ‘ndrangheta e la criminalità albanese. Nell’area, continua il riassetto degli equilibri portato avanti dal gruppo Testa-Lapiccirella, contrapposto al clan Nardino nella guerra di mafia ben delineata dall’operazione ‘Ares’ del 6 giugno 2019, ampiamente descritta nella precedente Relazione Semestrale. Inoltre, come precedentemente evidenziato, le risultanze processuali e investigative del periodo in esame confermano sia la posizione di forza acquisita dal clan Lapiccirella – il cui capo (Giuseppe Vincenzo La Piccirella detto “Pinuccio” o “il ragioniere”, ndr), resta anche uomo di fiducia del capoclan Moretti (il boss foggiano, Rocco Moretti, ndr) – sia, conseguentemente, l’influenza della batteria foggiana dei Moretti-Pellegrino-Lanza”.
Secondo la Dia, “tale rapporto ha consolidato il peso della mafia sanseverese anche nei vicini comuni di San Paolo di Civitate, Apricena, Poggio Imperiale e soprattutto Torremaggiore, nonché degli interessi criminali dei Moretti nei settori degli appalti pubblici e della gestione dei rifiuti nell’area dell’alto Tavoliere. Con riferimento a quest’ultimo settore, un ruolo rilevante è stato svolto da un imprenditore operante nel settore dei rifiuti, arrestato nell’ambito della già descritta operazione ‘Hydra’, ritenuto responsabile di aver promosso un sodalizio dedito ad operazioni di autoriciclaggio e truffa, utilizzando le società di famiglia. Le capacità dimostrate nell’espletamento dei compiti, sia operativi che strategici (come la cura degli interessi economici del sodalizio), hanno permesso all’imprenditore di scalare le gerarchie della cosca e diventare uomo di fiducia dei capi dei clan Lapiccirella e Moretti, circostanza peraltro documentata già in occasione di un summit tenuto a Pescara il 2 giugno 2017. L’indagine ha ricostruito, infine, uno degli omicidi compiuti nella guerra di mafia a San Severo, individuando quale responsabile del delitto un dipendente dell’azienda operante nella raccolta dei rifiuti”.
Le organizzazioni criminali lucerine
Riflettori della Dia accesi anche sul centro federiciano, dove non mancano le fibrillazioni criminali. “Si registra la presenza di piccoli gruppi, spesso composti da giovanissimi, dediti alla commissione di reati predatori ma soprattutto allo spaccio di sostanze stupefacenti, attività che li porta ad interagire con le vicine piazze di Foggia, San Severo e Cerignola. Peraltro verso, invece, il ritorno in libertà di figure di vertice della locale criminalità sembra favorire la propensione da parte dei clan storici Ricci, Cenicola e Barbetti a riaffermare la propria preminenza sul territorio, con proiezioni anche extraregionali, tenuto conto che alcuni di questi gruppi si sono ormai specializzati nel rifornimento delle piazze di spaccio molisane ed abruzzesi. Ciò risulta confermato, da ultimo, dalle operazioni ‘White Rabbit’ dello scorso semestre e ‘Drug Wash’ del 24 luglio 2019. Quest’ultima operazione ha riguardato un gruppo, con a capo un pregiudicato nipote dell’ergastolano boss del clan Bayan, attivo tra Lucera e la provincia di Campobasso nello spaccio di cocaina e di hashish. La presenza della criminalità lucerina nei traffici di stupefacenti sul territorio abruzzese e molisano trova, inoltre, riscontro anche nell’operazione ‘Friends’ del 20 novembre 2019, che ha fornito elementi circa una parziale ricomposizione dei clan Papa e Ricci, rivelatisi ancora capaci di ritagliarsi un ruolo importante nel mercato del narcotraffico, in ragione dei rapporti d’affari con la malavita cerignolana e la mafia garganica e potendo vantare canali di approvvigionamento presso le organizzazioni camorristiche in Campania (come il clan Cesarano, operante tra Pompei e Castellamare di Stabia)”.
Apricena e l’asse garganico
Da non sottovalutare la realtà di Apricena, con “il ritorno in auge del boss del clan Padula che potrebbe incidere sugli assetti criminali di quel territorio, e in particolare sulla direttrice Apricena-Vico del Gargano-Rodi Garganico, risvegliando i vecchi contrasti del gruppo con i Di Summa-Ferrelli. Il 25 luglio 2019, ad Apricena e San Severo, la Polizia di Stato ha eseguito una misura cautelare nei confronti di tre persone ritenute responsabili, in concorso ed a vario titolo, di estorsione. Agli indagati sono stati contestati due cavalli di ritorno, consumati nel settembre 2018 tra San Severo ed Apricena, e dall’inchiesta è emerso il ruolo centrale di un pregiudicato di San Marco in Lamis, contiguo alla criminalità organizzata”.
Per quanto attiene a forme di contaminazione della pubblica amministrazione, particolarmente significativa è stata l’operazione ‘Madrepietra’, nell’ambito della quale, il 23 luglio 2019, ad Apricena, la Guardia di finanza ha dato esecuzione a misure cautelari nei confronti di amministratori locali, professionisti ed imprenditori, tutti gravemente indiziati di condotte illecite nell’ambito delle procedure di assegnazione dei lavori in gare d’appalto, indette dall’Ente locale tra il 2014-2018, per lavori di manutenzione del patrimonio comunale, viabilità stradale, abbattimento alberi ed installazione di impianti di video-sorveglianza”.
(In alto, la scena del delitto Russi a San Severo)