È il 2018, alcuni uomini si incontrano in un’autorimessa alle porte di Manfredonia. Tra di loro ci sono pregiudicati, come Giovanni Caterino. Il 39enne, arrestato con l’accusa di essere il basista della strage di San Marco in Lamis per conto del clan dei montanari, Li Bergolis-Miucci, viene intercettato dalle cimici piazzate dagli inquirenti mentre fa espliciti riferimenti a un noto politico locale. Si tratta dell’ex vicesindaco Salvatore Zingariello, finito al centro della relazione di scioglimento per mafia del Comune di Manfredonia, proprio per via dei suoi rapporti con il concittadino Caterino, alias “Giuann Popò”.
Ecco in esclusiva, l’audio originale della conversazione, anticipata in forma testuale da l’Immediato alcuni giorni fa. “Ci voleva Salvatore. Hai visto come Salvatore si è messo a disposizione, ragazzi. Ualliò! Zingariello… Zingariello, Zingariello… ha chiamato (incomprensibile)… si è messo a disposizione. Ci vogliono le persone giuste a tutte le parti”.
L’audio spunta fuori dalle intercettazioni del processo che vede Caterino alla sbarra in Corte d’Assise a Foggia per i tragici fatti di San Marco dove morirono quattro persone in un agguato di mafia. La conversazione captata dai carabinieri evidenzia ancora una volta l’influenza del clan dei montanari sulla macchina amministrativa del Comune di Manfredonia, sciolto nel novembre 2019 per infiltrazioni della criminalità organizzata. Zingariello si sarebbe “messo a disposizione” per risolvere una problematica non meglio precisata.
Le frasi pronunciate da Caterino smontano i disperati tentativi di difesa del politico che – in un video pubblicato sui social – si era detto incredulo del coinvolgimento di “Popò” in questioni di mafia. Ma l’intercettazione sconfessa in toto “l’impianto difensivo” dell’ex vicesindaco che nel filmato dichiarò: “Giovanni Caterino non ha condizionato in nessun modo la mia attività per il Comune. E sfido chiunque a dimostrare il contrario”.
Zingariello asseriva che nelle intercettazioni captate dagli inquirenti, non c’era nessun riferimento alla sua persona: “È rimasto sotto controllo per un anno e Caterino non ha mai detto nulla su di me e non mi ha mai condizionato”. Una “sfida” lanciata dall’ex vicesindaco anche al prefetto di Foggia, Raffaele Grassi che nelle 34 pagine della relazione di scioglimento per mafia cita ampiamente i rapporti tra il politico e l’uomo del clan.
Ma gli stretti legami tra i due furono documentati da l’Immediato già molti mesi fa. Fotografie che mostravano Zingariello e Caterino insieme allo stadio e abbracciati alla festa per l’elezione dell’ex vicesindaco del Pd. E poi c’è un’altra intercettazione eloquente, già pubblicata da questa testata a inizio 2019: “Stanno le indagini pure sul sindaco – disse Caterino rivolgendosi a suoi conoscenti –… Zingariello, mo glielo devo dire a Salvatore… la DDA (Direzione Distrettuale Antimafia, ndr) porta un’indagine sopra… sopra il sindaco… non so per quale motivo…”. Parole pronunciate dal 39enne manfredoniano dopo aver scoperto che qualcosa di grosso stava per succedere a Palazzo di Città.
Intanto, nelle ultime ore del 2019 è giunta la richiesta di incandidabilità da parte del Ministero dell’Interno per Zingariello (LEGGI QUI). Il Tribunale di Foggia si pronuncerà in merito il prossimo 28 gennaio.