Giornata di repliche dopo lo scioglimento per mafia del Comune di Manfredonia. Tornano a parlare a distanza di mesi l’ex sindaco, Angelo Riccardi e il vice Salvatore Zingariello.
Riccardi, intervistato dalla sua storica segretaria ai microfoni di Retesmash, è andato giù duro contro il commissario Vittorio Piscitelli. “Il commissario straordinario è un organo di governo, non è un poliziotto o un finanziere – ha detto -. Non è il podestà che arriva e decide per tutti quanti gli altri. Ora si accetta di tutto e di più. Quando ero io sindaco venivo criticato e attaccato ogni giorno”. Poi ancora un affondo su Piscitelli: “Non l’ho mai visto. Non mi ha mai convocato. Ha ritenuto imbarazzate incontrare un mafioso”.
Un Riccardi senza freni (“sono otto mesi che non parlo!”) tanto da immaginare che un rappresentante dello Stato si interfacci con lui per capire la situazione, perpetuando qualcosa che invece si vuole debellare.
C’è spazio anche per alcune stoccate alla stampa: “Non è possibile avere mezzi di informazione che prefigurano l’arrivo della commissione, pubblicano stralci in anticipo e denigrano gli amministratori in tutte le lingue possibili”.
E si dice pronto a replicare sui certificati antimafia – che il Comune non avrebbe fornito alle imprese a rischio infiltrazioni criminali – e sull’abusivismo dilagante. E ancora: “Vogliamo battere la mafia ma non siamo in grado di nominarla, discuterne e capire come si è infiltrata”.
Un passaggio anche sul Pd: “Non ho potuto frequentare la sede in quanto chiusa per mesi, forse per elaborare il lutto. E non sono stato invitato alla festa dell’unità”.
Sul futuro? “Ho delle battaglie da fare e le farò. Non credo di dovermi ritirare a vita privata”. Infine si difende sui 31 milioni di debiti del Comune di Manfredonia. “Chi pensa che li abbia generati io in pochi anni è un folle. Vi risultano spese pazze, spettacoli e feste danzanti? Se qualcuno vuole portare la città al dissesto lo dichiari piuttosto che avanzare illazioni”.
Riccardi ha poi definito “lucido” l’intervento di Zingariello. L’ex vicesindaco, in silenzio da tempo, ha pubblicato oggi un video su Facebook. Il politico è al centro della relazione di scioglimento, soprattutto per via della stretta vicinanza con Giovanni Caterino, il 39enne arrestato per la strage di San Marco in Lamis ma anche perché il fratello Mino Zingariello avrebbe intrattenuto rapporti con Dino Miucci, ritenuto da magistratura e forze dell’ordine elemento di spicco del clan Li Bergolis-Miucci (lo stesso di Caterino), fratello del boss Enzo “U’ Criatur”.
“Ringrazio il prefetto – ha esordito Zingariello, crocifisso alle spalle e un enorme tavolo davanti a sé -. Ora si sente la presenza dello Stato. Mi è piaciuto quando ha chiesto agli imprenditori da che parte stessero”.
Secondo l’ex vicesindaco la relazione avrebbe “molte contraddizioni” e la commissione si sarebbe accodata “a quanto riportato dalla testata giornalistica (l’Immediato, ndr)”. Ma Zingariello dimentica una lunga serie di indagini, relazioni di polizia e carabinieri riportate nel lungo documento prefettizio.
Su Caterino si è detto “stupito che potesse fare una cosa di questo tipo. Fermo restando che c’è un processo in corso. Sono davvero incredulo e l’ho detto anche in passato ad amici e parenti”.
Per Zingariello, l’uomo dei Li Bergolis “non poteva condizionare la mia azione amministrativa in nessun modo”. Poi ha ricordato quando erroneamente fu accostato a Caterino per via parentale come se la questione stravolgesse la realtà dei fatti.
“Non ho mai negato il rapporto, solo la parentela”. Ma nella lettera inviata a l’Immediato il 12 gennaio scorso, il suo avvocato smentiva ogni contatto, tanto da aggiungere che la questione gli stava “creando nocumento”. Proprio alla luce di questo, la nostra testata pubblicò la foto di famiglia per evidenziare che invece il rapporto di vicinanza era ben presente. Il vicesindaco si improvvisa avvocato e si dice in attesa della sentenza su Caterino, nonostante la presenza di intercettazioni nelle quali l’uomo parla apertamente di agguati e avversari da uccidere”.
“Mi dispiace vengano tirati in ballo i miei fratelli – ha aggiunto -. Mio fratello vicino a Dino Miucci? Nell’intercettazione emerge un semplice rapporto di lavoro ma per i commissari si parlerebbe (e sottolinea “parlerebbe”) anche di altro”.
Il video di Zingariello è già stato ripreso da numerose testate e i commenti degli utenti sono tranchant: “O poverino, non sa niente”. E ancora: “Il vescovo Moscone non sa neppure che esistono i mafiosi. Il vicesindaco non ha capito che aveva a che fare con dei criminali. Nessuno sa chi siano i mafiosi ma a quanto pare tutti li frequentano”.