Pellegrino Iannelli, dirigente scolastico dell’istituto “Toniolo” di Manfredonia replica, con una nota, ad un recente articolo de l’Immediato sulla mafia del Gargano.
“Sono rimasto estremamente perplesso – scrive il preside – oltre che negativamente colpito, per la modalità con cui l’Immediato, senza tener conto del pericolo di offuscare l’immagine o la dignità ovvero di denigrare l’Istituzione Scolastica, il dirigente scolastico, i docenti, il personale ATA, gli alunni e tutta la comunità scolastica dell’ITE Toniolo per fatti non ancora accertati neppure in primo grado, ha esposto erroneamente le vicende che riguardano Palena Luigi“. Entra poi nel merito, precisando che “l’unica arma detenuta dal Palena, che il giornalista ha fatto diventare un arsenale, non si trovava assolutamente nei locali della scuola”. E ancora: “Queste notizie, del tutto errate, hanno offuscato l’immagine dell’Istituto, riconosciuto come polo di diffusione della legalità a livello locale e nazionale. Dalle intercettazioni riportate dall’articolo e dal contenuto dello stesso risulta che il Palena e il Caterino si incontrarono una sola volta in via Barletta, fuori dall’ITE Toniolo, e che il Palena disse che avrebbe atteso il giorno dopo il Caterino a scuola, senza che vi sia prova di tale incontro”.
Dunque, il preside della scuola dove lavora l’imputato Palena, pur non spendendo una parola relativamente alle gravi accuse mosse dagli inquirenti nei confronti del titolare – da oltre 20 anni – del bar presente all’interno dell’istituto che dirige, sembra avventurarsi in interpretazioni legali. A un lettore distratto, la nota sembrerebbe essere stata redatta da un difensore di fiducia, interessato perlopiù a minimizzare episodi sconcertanti e dannosi, questi sì per il territorio e per l’immagine dell’istituzione scolastica in genere.
Afferma il preside, che l’Immediato mentirebbe anche sulla base delle intercettazioni per le quali Palena è attualmente in galera. Una reazione scomposta, questa, che talvolta accomuna diversi soggetti, promotori di “poli di diffusione della legalità”, fautori di incontri encomiabili, ma poco coerenti in altri contesti.
Il primo dubbio che solleviamo è come faccia un preside di scuola superiore a conoscere in maniera completa le intercettazioni del processo Palena: può darsi che il dirigente venga costantemente informato da chi è vicino all’imputato o possa accedere alle carte processuali. La seconda ipotesi non può essere reale, basta leggere la sua nota: le informazioni ricevute sono chiaramente distorte o “incomplete”. D’altra parte, sicuramente utili alla tesi difensiva di legali con cui questa testata ha avuto modo di confrontarsi nel recente passato e di cui ha evidenziato – già in precedenti e diversi procedimenti – non pochi “buchi nell’acqua”.
Dunque, per chiarezza verso i lettori, si pubblica in esclusiva il contenuto di stralci di alcune intercettazioni, da cui si evince – anche per un non addetto ai lavori – il contesto in cui avvenivano gli incontri tra Palena e Caterino e dove si trovasse la “cosa” (la pistola, ndr) di quest’ultimo, la stessa che l’uomo sarebbe dovuto andare a “pulire”. Proprio lì dove quel giorno aveva fatto scendere Palena, in via Barletta a Manfredonia.
<<Prog. N. 2367 sessione n. 35 del 12.12.2017 ore 20.05 rit 2570/17, conversazione tra B.G., Caterino Giovanni e Palena Luigi.
Minuto 00.01.02 Luigi invita Giovanni ad andare domani mattina a scuola da lui, così metteranno le telecamere anche in quel posto e lo stesso risponde che ormai è diventato una “bomba atomica”.
Luigi…ora me ne posso andare, allora? …domani ti aspetto a scuola?
Giovanni: sì, sì, sì
Luigi: vieni che facciamo mettere le telecamere anche di là…
Giovanni: vattene di qua con queste mozzarelle… uagliò… prendi domani mattina le mozzarelle…
Luigi: vieni che facciamo mettere le telecamere davanti…
Giovanni: ormai sono diventato una bomba atomica…
Prog. N. 2378 sessione n. 33 del 12.12.2017, ore 20,10 RIT 2570/17, conversazione tra Caterino Giovanni, Palena Luigi e C.N.
Minuto 00.04.47 Giovanni si mostra ancora preoccupato per un suo possibile arresto.
Giovanni: …adesso gli sto facendo tutti i giorni la scuola…tutti i giorni…tutti i giorni, tutti i giorni, io non mi preoccupo di me…a me …se vengono da me, mi prendono mi impacchettano, fanno quello che devono fare…non ti preoccupare, ..io mi preoccupo delle cose loro …ancora iniziano a dire stupidaggini…uagliò ancora vi mette in una stanza e cominciate a dire: Giovanni mi ha detto questo…
Luigi: bravo
Dall’intercettazione telefonica sull’utenza in uso a B.G. (RIT 2017/17), veniva effettivamente registrata una conversazione telefonica tra lo stesso e Palena Luigi, dove veniva chiesto a quest’ultimo di scendere un attimo. Si precisa che il segnale GPS dell’autovettura indicava che la stessa fosse parcheggiata in via Barletta a Manfredonia, presso ITCS Giuseppe Toniolo, luogo di lavoro di Palena. A seguito dell’invito, Caterino Giovanni scendeva dal veicolo e si appartava a dialogare con Palena Luigi. Il colloquio veniva captato tramite l’intercettazione telematica passiva sull’IMEI35…..(RIT 2570/17) Dopo aver interloquito in relazione a lavori che Palena Luigi avrebbe dovuto fare con tale PIO… …, Caterino Giovanni chiedeva a Palena Luigi se “…quella cosa tutto a posto?”. Luigi rispondeva in modo affermativo, lasciando intendere ce aveva la disponibilità di qualcosa consegnatagli da Caterino Giovanni: “si, da quando…”. Quest’ultimo diceva a Palena Luigi che avrebbe dovuto pulirla. “…Io devo venire che la devo pulire…”.
Nonostante ciò, evidentemente il preside Iannelli non ha gradito vedere accostato “il buon nome della scuola” a personaggi come Giovanni Caterino e Luigi Palena, arrestati nell’ambito dell’inchiesta sulla strage di San Marco in Lamis, il primo ritenuto basista dell’agguato, il secondo in carcere per aver nascosto una pistola dell’amico. Non è piaciuta al dirigente nemmeno la notizia che gli stessi avrebbero intrattenuto incontri e riunioni anche a scuola, indicata dagli inquirenti quale “luogo di lavoro del Palena”.
A questo punto, sorge il dubbio che il preside Iannelli abbia mai letto direttamente una intercettazione tra Palena e Caterino. Ma poco meraviglia in un territorio di mafia – con Comuni sciolti per infiltrazioni criminali e altri al vaglio del prefetto di Foggia, Raffaele Grassi – dove persino andare a pranzo con un affiliato del clan – banchettando con astice e champagne – può diventare una stelletta da appuntare sulla casacca (o sulla stola) della legalità. (In alto, da sinistra, Grassi, Iannelli, Palena e Caterino)