Uno scenario inquietante quello delineato dalla Procura di Foggia in merito all’omicidio avvenuto all’alba del 21 marzo del 2017 a Monte Sant’Angelo, ai danni del pregiudicato del clan Li Bergolis, Giuseppe Silvestri detto l’Apicanese, ucciso nel pieno della guerra in atto tra il suo gruppo criminale contrapposto alla nuova compagine del clan Ricucci-Lombardi-La Torre guidato da Matteo Lombardi, Pasquale Ricucci, Pietro La Torre e Antonio Renzulli, tutti un tempo adepti di Mario Luciano Romito, il boss ammazzato il 9 agosto 2017 nella strage di San Marco in Lamis.
Il Gargano, terra ferita da una mafia cruenta e spietata, continua a raccontare connivenze politiche e tanti invisibili fiancheggiatori a volte travestiti da insospettabili o schierati con le istituzioni pubbliche, solo sulla carta, ma intenti a favorire il proprio gruppo criminale di interesse.
Nelle carte della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari a firma dei pubblici ministeri Giuseppe Gatti, Luciana Silvestris e Ettore Cardinali che hanno indagato brillantemente assieme al Comando Provinciale Carabinieri di Foggia per scoprire gli autori dell’omicidio dell’Apicanese, si legge che su Matteo Lombardi detto “u’ Carpinese”, sospettato autore del fatto di sangue per cui è stato recentemente arrestato, già da tempo e grazie ai rilievi scientifici del RIS-Carabinieri di Roma si erano concretati gli indizi, tanto da essere stato sottoposto a più di un interrogatorio precedentemente al suo fermo.
Lombardi, come precauzione, a detta della Procura Antimafia, ha cercato di precostituirsi un alibi solido per sgombrare ogni possibile sospetto su di lui chiedendo aiuto ad Antonio Zino, di Manfredonia, poi anch’egli arrestato per favoreggiamento.
In questo contesto emergono altre figure e connivenze ora al vaglio delle Forze di Polizia, ed una di queste emerge da un primissimo dato: il giorno dell’omicidio Silvestri, quando Lombardi viaggiava verso la Lombardia subito dopo il fatto di sangue assieme a Zino, l’autoveicolo che guidavano (un Renault Kangoo) era intestato a Gianluca Ciuffreda, titolare di un autosalone a Mattinata e già conosciuto ai carabinieri per precedenti in ambito di armi.
Dunque si susseguirono interrogatori e accertamenti e le prime dichiarazioni agli inquirenti sia di Lombardi che di Zino incominciarono a far trasparire contraddizioni e lacune, oltre a punti oscuri che ancora oggi rimangono tali per loro ma molto chiari per i pubblici ministeri supportati dai dati tecnici e scientifici.
Il 29 marzo 2018 alle ore 12:47, Matteo Lombardi venne sottoposto ad interrogatorio. Circa il rinvenimento del suo DNA sulle cartucce di fucile esplose sul luogo dell’omicidio di Silvestri, l’uomo riferì di essere “un appassionato di caccia e che spesso accompagnava nelle battute di caccia alcuni suoi amici cacciatori, rifiutandosi però di fornire le generalità di questi asseriti amici cacciatori”. Oltre a ciò Lombardi “riferiva che il giorno dell’omicidio di Silvestri, avvenuto il 21 marzo 2017 a Monte Sant’Angelo, non poteva trovarsi sul luogo dell’omicidio perché era in viaggio con un suo amico, ovvero Zino. Lombardi forniva il numero di utenza cellulare di Zino, al fine di controllare e verificare la veridicità di quanto aveva appena dichiarato circa il viaggio fatto assieme. Il verbale di interrogatorio veniva chiuso alle successive ore 13:58. Nello stesso giorno del 29 marzo 2018 i carabinieri di Manfredonia tentavano di rintracciare Zino al fine di escuterlo, non trovandolo né a casa sua né nei luoghi da lui abitualmente frequentati. Alle 16:13, Zino veniva raggiunto telefonicamente dalla Centrale Operativa del Comando Compagnia Carabinieri di Manfredonia. Invitato a presentarsi in caserma, si presenterà soltanto alle successive ore 17:30, dopo essere stato a Mattinata, accompagnato da Pasquale Murgo, per incontrare Lombardi presso l’autosalone di Ciuffreda (come risulta dalle attività di intercettazione)”.
Quindi, si legge ancora nelle carte dei pm: “Di ritorno da Bari dopo aver sostenuto l’interrogatorio, Lombardi si dirige a Mattinata presso Ciuffreda Auto, ove incontra il suo amico Gianluca Ciuffreda. Preoccupato dell’imminente audizione di Zino, al fine di parlare con questi, senza però lasciare traccia, Lombardi fa contattare Zino da Ciuffreda il quale lo chiama e con una banale scusa lo fa convergere a Mattinata presso l’autosalone (ove si trovano appunto Ciuffreda e Lombardi). Dal tenore delle conversazioni si comprende che Zino non fosse fino ad allora a conoscenza del fatto che a Mattinata avrebbe incontrato Lombardi, apparendo addirittura contrariato di doversi recare lì. Poco dopo, alle ore 16:13, Zino viene contattato telefonicamente dai carabinieri. In quel momento si trova in auto con Murgo e si sta dirigendo a Mattinata presso “Ciuffreda Auto”. Dal tenore delle conversazioni si percepisce una certa preoccupazione sia da parte di Zino che di Murgo, che si rammenta essere presente a Lodi il 21 marzo 2017, dove poi sarebbe stato raggiunto da Lombardi e da Zino. Emblematica è la reazione di Murgo quando Zino gli dice che i carabinieri lo hanno chiamato per farlo andare in caserma per notificargli qualcosa: Murgo suggerisce a Zino di chiamare l’avvocato e chiedergli se “deve fare le valigie” oppure se “se ne deve andare””.
Successivamente: “Qualche minuto dopo, alle ore 16:19 circa, Zino e Murgo giungono presso l’autosalone dove incontreranno Lombardi.
Intercettazione (ore 16.26 del 29 marzo 2018):
MURGO PASQUALE: “…è permesso…?”
CIUFFREDA GIANLUCA: “…avanti…avanti..”
MURGO PASQUALE: “…dammi il documento….dammi il documento…dammi il documento…mannaggia a quel porco…”
LOMBARDI MATTEO: “…vedi che in galera non ti mandiamo…non ti preoccupare…”
ZINO ANTONIO: “…noo…che mi devo preoccupare…in galera…cosa credi, che in galera non sto bene…?!? Mica me ne devo andare da solo…lo sai quanti…(ndr., risate di tutti i presenti)”.
Alle ore 17:30 del medesimo giorno, presso il Comando Carabinieri di Manfredonia fu ascoltato Zino e nel momento che gli venne chiesto se quello stesso giorno “…aveva avuto contatti con Lombardi, Zino risponde di no, e che aveva soltanto provato a contattarlo telefonicamente”.
Lo Zino subito dopo esce dal Comando dei Carabinieri e si incontra con Pasquale Murgo: “In sostanza Zino confida a Murgo di aver mentito ai carabinieri – scrivono i pm – riguardo al fatto di non essersi incontrato con Lombardi prima di essere sentito dai carabinieri di Manfredonia, aggiungendo di “essersela fatta addosso” dalla paura quando gli è stata posta specifica domanda a cui ha mentito. Inoltre Zino parla dell’impossibilità per i carabinieri di poter accertare l’avvenuto incontro tra lui e Lombardi, a Mattinata, presso Ciuffreda Auto, poco prima di essere escusso il pomeriggio del 29 marzo 2018, anche per le particolari precauzioni poste in essere, onde evitare collegamenti diretti tra lui e Lombardi, il quale appunto lo fa contattare da Ciuffreda, nonché l’uso di veicolo con vetri oscurati per non essere visti dall’esterno”.
È da ricordare, infine, che Gianluca Ciuffreda è nipote di Francesco Pio Gentile, ucciso in agguato di mafia lo scorso 21 marzo, ed è fratello di Michele Ciuffreda, quest’ultimo in servizio nei Carabinieri Forestali di Vieste e recentemente balzato alle cronache assieme ad altro carabiniere per aver negato l’esistenza della mafia sul Gargano, attaccando sui social questa testata mentre l’altro militare, in congedo da circa un anno, apostrofava i giornalisti come “merde”.