L’odio tra i Romito-Ricucci-Lombardi e i Li Bergolis-Miucci nelle carte sull’arresto di Matteo Lombardi, 49 anni e Antonio Zino, 40 anni. L’ordinanza di 40 pagine firmata dal gip Agnino svela tutti i particolari dell’omicidio di Giuseppe Silvestri, 44enne detto “l’Apicanese” ucciso il 21 marzo 2017 alle porte di Monte Sant’Angelo ma soprattutto, fa il punto sullo scacchiere criminale del Gargano.
Il giudice parla in modo inequivocabile di rapporti solidi tra i Li Bergolis di Monte Sant’Angelo e il clan Perna di Vieste, quest’ultimo guidato dal giovane boss, Girolamo Perna.
Silvestri sarebbe stato ucciso per questioni di “supremazia criminale sul territorio” da parte dei Romito-Ricucci-Lombardi. Ad ucciderlo, secondo gli inquirenti, Matteo Lombardi, ideatore ed esecutore dell’agguato. Zino è invece accusato di favoreggiamento.
Nelle carte, il giudice fa il punto sulle alleanze: i viestani del clan Perna con i Li Bergolis-Miucci, il clan Raduano, sempre di Vieste, con i Romito-Ricucci-Lombardi di Manfredonia-Mattinata-Monte.
Fu proprio Silvestri ad offrire ospitalità ai Perna per una rapina ad una gioielleria di Monte Sant’Angelo, la “Dei Nobili”. “Il tutto ovviamente – si legge nell’ordinanza – con il necessario benestare di Enzo Miucci, attuale capo indiscusso del clan Li Bergolis dominante sul territorio”.
Stando all’inchiesta, i titolari della gioielleria furono vittima di estorsione già nel 2011, quando Giuseppe Pacilli detto “Peppe u’ montanar”, elemento di spicco dei Li Bergolis ed ex super latitante, “invitò i suoi congiunti a recarsi presso la gioielleria per farsi dare bracciali e collane”.
Il gip ipotizza che l’orefice possa aver trovato “protezione” in altri referenti criminali (i Romito) in seguito alla detenzione dei capi dei Li Bergolis, Enzo Miucci e Matteo Pettinicchio, tratti nuovamente in arresto per detenzione e porto di armi.
Nelle carte, il giudice indica anche “gli esponenti principali” dei Romito-Ricucci-Lombardi: “Pasquale Ricucci alias “fic secc”, Matteo Lombardi alias “u’ Carpinese” e Pietro La Torre mentre Mario Luciano Romito era stato ucciso il 9 agosto 2017″ (strage di San Marco).
Ad evidenziare il ruolo di rilievo di Silvestri all’interno del clan Li Bergolis c’è un episodio “post-mortem” che il giudice sottolinea nell’ordinanza: “Il giorno dell’omicidio si erano recate in un negozio di abiti le mogli di Miucci e Pettinicchio per acquistare un abito per Silvestri”. “Volevano un abito importante, costoso – spiegò il venditore – e che lo avrebbero pagato loro, raccomandandosi di non far pagare nulla alla moglie del Silvestri, e che dovevo dirle che ci avevano pensato loro. Poi le due donne pagarono il tutto, se non ricordo male in contanti, una cifra intorno alle 750 euro in quanto era un abito della collezione dell’anno precedente e quindi lo avevo messo in vendita al 50%”.
Quanto a Lombardi, il gip non ha dubbi sull’appartenenza dell’uomo ai Romito. Il 20 marzo 2017 partecipò al funerale della moglie di Francesco Romito (storico boss), incontrandosi con tutti i maggiorenti del clan di riferimento, compresi Pasquale Ricucci e Mario Luciano Romito.
Inoltre, l’attività di intercettazione ha evidenziato i contatti di Lombardi con gli appartenenti al clan Romito, in particolare con “fic secc” e M.S. con i quali si incontrava spesso. Inoltre fu sorpreso presso la masseria di Antonio Quitadamo (“Baffino” di Mattinata) in compagnia di numerosi esponenti del clan.
Un quadro chiaro che consegna la situazione aggiornata delle dinamiche criminali sul Gargano, con l’indicazione dei nomi ai vertici e le alleanze tra gli storici gruppi attivi tra Manfredonia e Monte Sant’Angelo e quelli di recente costituzione nell’area di Vieste. Lo Stato, però, non sta a guardare e dopo l’arresto di Giovanni Caterino per la strage di San Marco in Lamis, ha inflitto un nuovo colpo alla criminalità organizzata garganica assicurando alla giustizia un elemento di primo piano come Matteo Lombardi.