Sono le regole che rendono speciale la democrazia. Questo uno degli assunti espressi alla Camera del Lavoro questo pomeriggio nell’ambito degli incontri della Cgil verso il 21 marzo e la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime di mafia. Il focus “Sviluppo del territorio ed economie illegali” ha avuto gli interventi della Fillea Cgil, Giovanni Tarantella, e della Fiom Cgil, Ciro Di Gioia, del prefetto di Foggia, Massimo Mariani; del vice presidente nazionale di Libera, Davide Pati; del segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo; del presidente di Confidustria di Capitanata, Giovanni Rotice; del segretario della Cgil di Foggia, Maurizio Carmeno. A chiudere il segretario nazionale Maurizio Landini.
Mariani ha sottolineato ancora una volta il lavoro dell’ufficio territoriale del governo. “Per quanto riguarda le mie competenze di prefetto è necessario utilizzare tutti i mezzi che ci concede la legislazione per creare un humus favorevole. C’è un gap che va colmato, noi squadra Stato vogliamo dare una mano a questo territorio per contrastare le infiltrazioni mafiose anche attraverso la rimozione dei ghetti di Capitanata per restituire i migranti alla vita civile. È indispensabile che la società sana dia il suo contributo”.
Maurizio Carmeno il segretario provinciale della Cgil ha stigmatizzato la debolezza dei vari uffici che hanno il compito di segnalare le storture. Questi con la razionalizzazione subita hanno molta meno forza. “A Genova Di Vittorio disse che più di un esercito di militi avrebbe inviato un esercito di ingegneri e tecnici per contrastare il fenomeno mafioso”.
Quando la mafia si infiltra il sindacato diventa indigesto. “Settori lavorativi che sembravano immuni, come l’industria col subappalto rischiano di essere grigi”, ha evidenziato rinviando ad alcune indagini, una su tutte Rodolfo.
“Una serie di infrastrutture fondamentali vanno realizzate. A volte manca poco per poter creare quelle condizioni affinché venga garantita la libera circolazione delle merci. Abbiamo bisogno di costruire le filiere per trasformare il prodotto, intensificando l’iniziativa. Le cose iniziano piano piano a cambiare. Lo abbiamo fatto con gli industriali, ma premeremo anche sugli altri settori. Il dialogo deve rendere distinguibile l’impresa buona da quella cattiva. Non possiamo rappresentare chiunque, questo chiediamo a livello datoriale di sgombrare il campo all’illegalità”, è stato il suo commento.
Vogliamo essere rappresentati da un sistema virtuoso oppure no? Questo l’interrogativo del presidente di Confindustria Gianni Rotice, che ha ricordato il protocollo prefettizio della White list e il rating di legalità.
“Finmeccanica e Alenia sono nostri soci – ha detto -. Il codice degli appalti va rivisto perché ha sviluppato i subappalti. Ciò che è illegale è concorrenza sleale per noi. I dati della disoccupazione spesso li metto in dubbio, i lavoratori non devono accettare i contratti non regolari”. Rotice ha criticato l’alto costo del lavoro italiano. “Nel primo protocollo del Patto per la Puglia era arrivato solo il 5% delle risorse, ma ad oggi di quel Patto non è partito ancora nulla. È il progetto industriale che fa partire l’occupazione. Ho difficoltà a mantenere aziende sul territorio. Come si può realizzare un business plan se la burocrazia sposta le decisioni dopo 10 anni? Come fornire tempi certi per gli investimenti se alcuni procedimenti durano anni? Gente che vuole investire sul nostro territorio ce n’è”.
I costi, ha spiegato, lievitano. La sicurezza è oggi un costo sempre più oneroso per le imprese delle zone Asi.
“La criminalità oggi può fare a meno della politica, in un meccanismo degli ultimi anni che per colpire le degenerazioni del sistema politico ha attaccato le istituzioni. In un impeto di rigetto collettivo si è buttato tutto. Quante volte abbiamo detto che la burocrazia andava riformata consegnando efficienza. Abbiamo invece tollerato l’attacco ai fannulloni e oggi ci rendiamo conto che sui cantieri non ci sono gli ispettori: facciamo fatica a contrastare l’illegalità. La classe imprenditoriale non ci chiede modifiche sulle norme, guarda alla burocrazia come un fastidio, ma gli investimenti pubblici sono utilissimi per creare sviluppo. Vorrei che si uscisse dalla logica della quotidianità, servono scelte strategiche”.
Foggia è la terza piazza pugliese di Libera dopo Casarano nel 2000 e Bari nel 2008. Negli oltre 900 nomi, che saranno letti domani sul palco, ci sono vittime di mafia e di corruzione. C’è Hiso Tilaray, ucciso dalle mafie dei caporali. Autenticità, coerenza e impegno. “Puglia Arca di pace e non arco di guerra”, diceva don Tonino Bello, ha ricordato il vicepresidente di Libera Pati.
“Il più grosso processo si celebra a Reggio Emilia, c’è un punto che unisce il Paese, l’illegalità”, ha argomentato Landini in un intervento accorato e concreto. Innovazione, formazione, competenze, tecnologia digitale. Ci sono ancora multinazionali che vengono in Italia. Tanti gli applausi contro le politiche del rancore, contro il Jobs Act e per la legge sulla rappresentanza sulla responsabilità sociale delle imprese.
“Una delle ragioni che ha ridotto il pil è il crollo degli investimenti. Due logiche non hanno funzionato: la defiscalizzazione delle imprese e l’idea di rendere più semplici i licenziamenti, determinando quella frammentazione e l’idea che ogni singolo territorio da solo può farcela. La giornata di domani non è solo una ricorrenza, ma il segnale per dotarci di strumenti nuovi per lo sviluppo. Chiedo a Lega e M5S: le applicano oppure no le nostre proposte? C’è un ruolo nuovo: non abbiamo soggetti che sostengono. È sotto gli occhi di tutti che servirebbe un’agenzia, non chiediamo una nuova Cassa Depositi e Prestiti o l’Iri, ma un soggetto che aiuti lo sviluppo”.
“Per combattere il caporalato si deve tornare ad un collocamento pubblico. Son battaglie che dobbiamo fare tutti per ricostruire la politica dei diritti, sennò passa la cultura dei favori. La giornata di domani sarà importante, non solo per esserci, ma vogliamo segnare un cambiamento. Il rilancio del Sud e la lotta alle mafie è un affare europeo”.