“Il territorio di Cerignola continua a caratterizzarsi per una consolidata e ben radicata struttura criminale, rappresentata dal clan Piarulli/Ferraro”. A scriverlo i magistrati della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo che hanno stilato la relazione annuale per il periodo che va dall’1 luglio 2014 al 30 giugno 2015. Diversamente dalla “Società foggiana” (caratterizzata da tendenziale conflittualità fra le diverse sotto articolazioni che la compongono), la mafia cerignolana si presenta compatta e impenetrabile, conservando immutati i suoi antichi equilibri e garantendosi, in tal modo, un margine di significativa impermeabilità contro l’azione di contrasto investigativo.
Secondo la Dna Cerignola continua ad essere il punto di riferimento in tutta la provincia per quanto riguarda il traffico di ingenti quantitativi di stupefacente, il riciclaggio di veicoli di provenienza illecita e le rapine mediante assalti ai blindati. Significativi sono i rapporti instaurati, a tal fine, dalla mafia cerignolana con altre organizzazioni mafiose della provincia dauna.
Notevole risalto stanno avendo i primi sequestri patrimoniali adottati in materia di prevenzione patrimoniale nei confronti di esponenti storici del clan Piarulli/Ferraro. Su Trinitapoli, dopo gli arresti relativi all’operazione della DDA denominata “Babele” del 22 gennaio 2015, sembra essersi arrestata la sequenza di omicidi dovuta allo scontro tra il clan “Gallone” e il clan “Miccoli”. E anche su Stornara, dopo l’operazione denominata “Pecunia”, che ha determinato lo smantellamento del clan Masciavè, la situazione sembra essersi normalizzata.
I reati ambientali
Un’altra piaga interessa la provincia di Foggia, in particolar modo la zona del Basso Tavoliere. È quella dei rifiuti interrati. Il 17 dicembre 2014 innanzi al gup del Tribunale di Bari si è concluso il giudizio abbreviato relativo all’operazione Black Land. L’indagine, caratterizzata da complesse attività di intercettazione, videoriprese, servizi di osservazione, ispezioni, accertamenti dello stato dei luoghi, consulenze ambientali, ha consentito di focalizzare e smantellare un traffico illecito di oltre 300.000 tonnellate di rifiuti speciali che interessava le regioni di Puglia (area Foggiana), Campania (area Salernitana) e Basilicata (area potentina). “Nell’occasione – scrivono dalla Dna – sono stati accertati i rapporti tra la criminalità organizzata campana della Valle del Sele (famiglia Meluzio legata al clan Renna/Pecoraro) e quella foggiana: in particolare, tra gli arrestati taluni soggetti storicamente legati al clan Gaeta, già coinvolto nell’operazione di ecomafia denominata ‘Veleno'”.
La Dna evidenzia che tra i soggetti destinatari delle misure cautelari personali figurava anche un personaggio inserito nella lista fornita dal collaboratore di giustizia Michele Schiavone alla Commissione Parlamentare sul Ciclo dei Rifuti negli anni novanta. La sentenza ha riconosciuto la fondatezza dell’ipotesi accusatoria della DDA di Bari. Sempre il territorio della provincia di Foggia, già pesantemente inquinato dai rifiuti scoperti con l’operazione “Black Land” è oggetto di ulteriori e approfondite indagini, tuttora coperte dal segreto investigativo, aventi ad oggetto attività di spandimento e tombamento di rifiuti speciali, anche provenienti da altre regioni, sversati persino in aree con vincoli ambientali.