Tre omicidi negli ultimi sei mesi. L’altro giorno, in una lite per un box occupato, ci è scappato il morto, un pregiudicato con 20 anni di galera alle spalle. San Severo si è spesso svegliata con le bombe lanciate contro i portoni o indignata per l’aggressione ai vigili urbani dei mesi scorsi, in pieno assessorato di Michele Emiliano che riunì ad un tavolo i rappresentati della sicurezza cittadina e lanciò la campagna sul casco. Se ti sequestrano il motorino paghi la multa e poi te ne regalano uno. Quella campagna, che esortò anche il sindaco Landella ad imitare, non è mai partita in quanto la delibera non è mai passata in consiglio comunale. Serve un “impegno di spesa”, può darsi che ritorni in aula con il neoassessore alla sicurezza Antonio Cicerale subentrato da due settimane al neogovernatore nella delega alla sicurezza urbana.
D’Angelo: “Prevenire, non contare i morti”
Si sono riunite qualche giorno fa le associazioni che sono impegnate sul versante sicurezza e legalità. Il programma, la tabella di marcia verso un’organizzazione dell’ordine pubblico è in fieri, i vigili urbani sono parte integrante del progetto cui non fanno cenno.
Fra queste associazioni c’è Libera di Tonino D’Angelo, con il suo approccio molto “sociale” al problema della delinquenza giovanile nei quartieri e della “rete di poteri” che sarebbe alla base di episodi di violenza. D’Angelo dice, con un piglio arrabbiato: “Ma non facciamo falsa cronaca, intorno all’occupazione di case c’è un coacervo di interessi, quello dell’altro giorno è solo la punta di un iceberg di poteri che ruotano intorno al business delle case. Dobbiamo investire sul reddito di cittadinanza o di dignità e su tutti i temi dei diritti, compreso quello alla casa perché è sul terreno della precarizzazione di tutti che si sviluppa la criminalità. Facciamo campagne per la prevenzione, non per contare i morti”.
“La criminalità dei cani sciolti”
Le forze dell’ordine, come quelle dei vigili urbani, girano per il paese nella solita esiguità di numeri: “Se ne fossimo il doppio potremmo assicurare almeno due volanti o anche di più”. Lo sostiene un rappresentante delle forze dell’ordine da vent’anni a San Severo: “Il paese è rimasto sempre lo stesso ma è cambiata la mentalità criminale. Degli ultimi due omicidi solo nel primo caso si tratta di un regolamento di conti fra malavitosi, il secondo è avvenuto a causa di una lite in cui è morto un pregiudicato di livello medio-alto. Prima c’era una gerarchia, ora sono tutti cani sciolti e i capi hanno cose più importanti a cui pensare. Riguardo alle estorsioni e alle bombe spesso si tratta di regolamenti di conti fra ambienti sospetti. In ogni caso sono contrario all’arrivo dell’esercito che è stato paventato qualche mese fa, va potenziato il servizio ordinario. C’è l’omertà in molti quartieri ma la gente di San Severo collabora. Circa le armi a disposizione non è difficile procurarsele sul mercato nero”.
“Lucera più a rischio”
Dagli stessi ambienti arriva una netta smentita sul quadro di ‘San Severo far west’. “Questo fa solo il gioco dei delinquenti. Se ogni giorno mettiamo la gente in galera e togliamo la mela marcia alla fine non resta più nessuno, il sindaco e l’amministrazione possono sollecitare l’arrivo di altre forze ma non fanno gli sceriffi. Piuttosto guardiamo Lucera, un paese considerato fino a qualche tempo fa un’oasi felice e che ora rivela uno spaccato di criminalità molto più articolata di quanto pensiamo. La mafia a San Severo non c’è mai stata se non con collegamenti esterni, foggiani”.
Per quanto riguarda l’ordine pubblico, sfrecciare col motorino senza casco e senza targa a San Severo resta una modalità molto diffusa. Partono da tutta la città, in particolare da alcuni quartieri densamente popolati e a rischio come Luisa Fantasia, non un “ghetto” perché intorno sono sorte villette e palazzi dove abitano professionisti ma una zona ben nota alle forze dell’ordine. Qui è avvenuto l’omicidio di Giuseppe Bonaventura il 20 settembre scorso.
I vigili urbani
Ciro Sacco, comandante dei vigili urbani, li sintetizza così: “Su questi motorini passano tutti i pusher che distribuiscono droga, è la droga che pregiudica molti comportamenti. Ci stiamo organizzando sulle modalità operative ma se nel 1983 ne eravamo 74 oggi ne siamo 50 di cui 15-16 unità che non posso essere utilizzate all’esterno e restano in ufficio”. Lavora sul territorio da 32 anni, gli hanno bruciato quattro macchine e ha subito alcuni attentati con bottiglie incendiarie: “Se hai paura non fai questo mestiere, stiamo lavorando per arginare il fenomeno, si deve combattere facendo appello alle famiglie di questi giovani e a livello istituzionale”.