Trivelle in mare, la Puglia approva i referendum contro le ricerche. Emiliano: “Giornata felice”

Il consiglio regionale della Puglia ha approvato all’unanimità le delibere con i quesiti per attivare la richiesta di referendum abrogativi delle parti del decreto Sblocca Italia e del decreto Sviluppo, che aprono alla ricerca ed estrazione di idrocarburi in mare. “E’ una giornata felice oggi per i pugliesi e per questo Consiglio regionale”, ha commentato il presidente della Giunta regionale Michele Emiliano ha chiuso il dibattito sui quesiti referendari, sottolineando come la Puglia non si sia conformata ai dettami della politica nazionale al riguardo. “Il conformismo – ha detto – è il principio della fine dell’attività libera di una comunità e non è il caso della Puglia”, ricordando i precedenti dei presidenti Fitto e Vendola che si schierarono rispettivamente contro le posizioni del Governo nazionale per il D.L.vo n. 56/2000 sul federalismo fiscale e per l’attività di trivellazione prevista nel mare Adriatico. “Appartenere a un partito – ha precisato il presidente Emiliano – non significa accettare tutto quello che il vertice del partito ha deciso”, auspicando che in maniera energetica continui ad esserci competenza concorrente tra Stato e Regioni. A conferma del coinvolgimento generale il presidente ha anche evidenziato come le assemblee legislative delle regioni interessate siano diventate protagoniste mobilitandosi sulla questione e a seguire i rispettivi esecutivi hanno condiviso l’iniziativa in uno spirito di forte sintonia. “La Costituzione della Repubblica – ha aggiunto – consente alle regioni di chiedere il referendum su alcune norme ritenute incompatibili con le visioni dei territori. Credo sia la prima volta che si realizza una simile unità di intenti, che non nasce in polemica col governo, ma in una dialettica determinata dalla normale applicazione delle norme. Non abbiamo impugnato l’insieme dello Sblocca Italia, ma solo quella parte che facilita le ricerche di idrocarburi. Chiariamo: il referendum non impedisce la ricerca petrolifera, ma la sottopone alla normativa ordinaria che è anche la più garantita per le regioni”. “Non ho mai visto una popolazione minuta arricchirsi grazie al petrolio, di solito ne traggono vantaggio solo le multinazionali non lasciando nulla sul territorio se non inquinamento. Oggi si diventa “ricchi”, nel senso che si vive in equilibrio, se si tutelano la propria identità e la bellezza del territorio, se si attraggono investimenti legati ad attività non impattanti. In una regione che il National Geographic definisce la più bella del mondo è chiaro che piazzare piattaforme petrolifere davanti a San Nicola, alle spiagge del Salento, o nel golfo di Taranto, non crea affatto ricchezza, ma solo smarrimento e distacco dalle istituzioni. Oggi abbiamo dato vita ad un evento politico molto importante nel quale l’obiettivo è la tutela della nostra terra ma anche la ricostruzione di un rapporto di fiducia con i cittadini”.