Da poco più di 66mila euro a quasi 71mila euro al mese. Quasi 5mila euro in più per i cittadini contribuenti del sistema sanitario regionale. Sul Gargano potrebbe scoppiare il nuovo bubbone di Sanitaservice, la società in house recentemente bocciata dal Consiglio di Stato per l’affidamento diretto di alcuni servizi a Brindisi (senza passare per le gare d’appalto). Il tema viene discusso in questi giorni negli uffici dell’assessorato alle Politiche della salute della Regione Puglia, proprio per la necessità di garantire i costi e tutelare il lavoro per i circa 6mila dipendenti assunti durante il governo di Nichi Vendola. Dalla prima valutazione dei costi di alcuni servizi, come le Udt (unità di degenza territoriale) di Vico del Gargano e Vieste (le ultime internalizzazioni in provincia di Foggia, concluse durante il mandato dell’ex direttore generale Attilio Manfrini), basata sulle fatture emesse dal Consorzio Astir s.c.s. nel 2014 (allora in appalto esterno) e dalla Sanitaservice nel 2015 (affidamento diretto), emergerebbe un aggravio dei costi mensili di circa 5mila euro, a parità di servizi e personale. Eppure, quando è nata l’operazione nel 2008, l’obiettivo precipuo era uno: far risparmiare soldi pubblici con la gestione in house dei servizi.
Scandali e processi, poi la “svolta”
Nel 2009 l’Asl di Foggia, pochi mesi dopo la creazione della Sanitaservice srl, decise di andare in controtendenza, affidando alla cooperativa Css di Isernia i servizi sul Gargano. In tutto, 39 posti letto presso i quali, per 36 mesi, la coop avrebbe dovuto svolgere i servizi di assistenza infermieristica, di ausiliariato e somministrazione pasti. Solo che, di lì a poco, arrivarono i problemi giudiziari: secondo le accuse vennero falsificate delle determine per pagare prestazioni mai avvenute (il processo è ancora in corso). Come accade spesso in Italia, a pagare furono i lavoratori, che dovettero sopportare clamorosi ritardi nei pagamenti degli stipendi. Prima della “svolta”…