Da Livorno a Padova fino alla nostra Foggia. Dopo anni di “regno” rosso, si cambia. Buon lavoro Frà!

Cambia il vento. Mentre il Pd fa mambassa alle europee, gli esponenti locali fanno flop nelle roccaforti di sinistra del bel paese. A niente è servita l’onda Renzi, che si è tenuto alla larga dalle città dove i suoi erano finiti al ballottaggio.

Il leghista Massimo Bitonci, nuovo sindaco di Padova

Cambia il vento. Mentre il Pd fa mambassa alle europee, gli esponenti locali fanno flop nelle roccaforti di sinistra del bel paese. A niente è servita l’onda Renzi, che si è tenuto alla larga dalle città dove i suoi erano finiti al ballottaggio. La faccia vicino ad un possibile perdente non ce l’ha messa mai. E così Livorno, Padova, Perugia, Potenza e la nostra Foggia, dopo anni di regno rosso hanno cambiato sponda. Gli italiani sono stanchi. Lo dimostra soprattutto il dato dell’affluenza alle urne di domenica: 49,49%. Un minimo storico segnato dalla sfiducia che giorno dopo giorno sgorga dentro le anime degli elettori, private finora di purezza politica. Ci ha provato Grillo e il M5S. Fuoco di paglia già rientrato e destinato a smontarsi. A sciogliersi. Livorno era la capitale comunista d’Italia. Fu lì che Antonio Gramsci fondò il partito, muovendo le idee verso l’ideale utopico della difesa dei lavoratori, e rivolgendo più di un occhio verso la ‘Questione meridionale’.

Dal dopoguerra la città toscana non aveva mai ceduto di un passo. Sempre a sinistra. Da ieri invece il primo cittadino di Livorno è Filippo Nogarin, del Movimento 5 Stelle. Il secondo grillino sindaco dopo Pizzarotti a Parma. Se neanche Livorno si fida più del Pd, la frutta è servita. A Padova, altra città rossa governata per 16 degli ultimi 21 anni dalla sinistra, addirittura l’ha fatta franca un leghista. Stop allo zarismo di Flavio Zanonato. Ha vinto Massimo Bitonci, che ha avuto la furbizia di spogliarsi gradualmente delle bandiere della Serenissima e dei fazzoletti verdi. Ha preso le distanze dal Tanko, puntando a rappresentare l’opportunità di cambiamento per una città addormentata attorno ad un apparato vecchio e arrugginito. Nel frattempo Zaia la bandiera della Serenissima gliel’ha regalata e lui se l’è presa promettendo di esporla sulla facciata del Comune.

A Perugia ha vinto Forza Italia con Andrea Romizi. Anche qui dal dopoguerra le vele non avevano mai virato a destra. A Potenza, sulla poltrona di primo cittadino siederà Dario De Luca di Fratelli d’Italia. E poi Foggia, con Franco Landella. Il Pd è riuscito a espugnare qualche città nera come Pavia e Bergamo, ma le sconfitte in casa, si sa, pesano di più. Il voto del ‘cambiamento’ ha provocato, turbato e mistificato alcuni luoghi sacri. Regola che non vale per Foggia, dove a vincere, per appena 366 voti (forse a Panni si vince con queste maggioranze), è stato Franco Landella di Forza Italia. Lui è tra i fondatori del partito nel ’94. Con il nuovo ha ben poco a che fare, essendo in consiglio comunale dagli anni novanta. Il nuovo era solo Leo Di Gioia. Franco a quella poltrona ambisce da un po’. Nelle ultime due tornate elettorali ha collezionato circa 1800 voti. Un plebiscito. Poi ieri è arrivato sul traguardo un soffio prima di Augusto Marasco. L’ ‘intelligenza silente’ non ha pagato. E Franco Landella, il nuovo vecchio, si è preso una città che ha bisogno di essere frullata per conservare una speranziella. Buon lavoro Franco.