Don Nicolangelo Rossi riconosciuto colpevole anche in appello. Il sacerdote salesiano, ex vice parroco della chiesa “Sacro Cuore” di Foggia nel rione Candelaro, fu protagonista di una brutta storia di molestie sessuali durante il 2006. La sua pena è stata ridotta a un anno e mezzo per il riconoscimento dell’attenuante del fatto di lieve entità. L’uomo fu condannato per le molestie ai danni di una bambina avvenute in confessionale nel luglio 2006, durante i giochi estivi.
Oggi 83enne, don Nicola fu arrestato a maggio del 2007 e messo ai domiciliari per alcuni mesi. Ha sempre protestato la sua innocenza ma invano. In primo grado infatti, fu condannato a 2 anni, 2 mesi e 10 giorni per una delle 4 imputazioni contestate dalla Procura. Sentenza del Gup del Tribunale di Foggia datata 13 maggio 2011. Invece fu assolto dall’accusa di aver molestato altre tre bambine sempre durante le confessioni. Le bambine ridimensionarono notevolmente le proprie accuse dopo iniziale denuncia.
Michele Vaira, legale di parte civile per i genitori della bambina, ha commentato soddisfatto: “Interessa poco l’entità della pena, quello che premeva era la conferma della colpevolezza del sacerdote ribadita anche in appello. Ribadisco che ho avviato una causa civile per quanto successo, citando come responsabili civili l’istituto salesiano e la parrocchia del Sacro cuore”.
Le dichiarazioni della ragazzina all’epoca 11enne (molestata la sera del 21 luglio 2006) sono definite “intrinsecamente credibili e attendibili e i suoi genitori non erano affatto alla testa di un complotto, né erano anticlericali, né volevano attaccare l’istituzione ecclesiastica, né pretendevano lauti risarcimenti per il danno subìto dalla loro figlia o per mettere a tacere quanto accaduto”.
LE MOLESTIE
Don Nicolangelo Rossi, Pesco Sannita (Bn), sacerdote salesiano nato il 9 ottobre 1931 residente a Vico Equense (Napoli). È lui il protagonista di una vicenda che tenne banco soprattutto tra il 2006 e il 2007.
Dai ragazzini era definito come “quel prete anziano, un po’ gobbo e con pochi capelli”. Ma alcune delle bambine che all’epoca frequentavano la chiesa “Sacro Cuore”, lo ricordano per ben altri motivi. Una di loro raccontò di essere stata molestata durante una confessione. Don Nicola la faceva stare in piedi toccandola sul costato, sulla coscia e accarezzandola sulla guancia. La minore affermò di essere stata toccata in quell’occasione anche nell’interno. Spiegò che durante la confessione, svolta in occasione del ritiro spirituale, si inginocchiò poggiando la testa fra le gambe del sacerdote. Poi, una volta in piedi, mentre recitava l’atto di dolore, don Nicola con la stessa mano che poneva all’altezza dei suoi genitali, la toccò sul viso e nelle parti intime sulla tuta che indossava.
Un’altra ragazzina invece, durante il ritiro spirituale, attendeva il suo turno per confessarsi nella stanza di don Nicola. La sua amica che l’aveva preceduta, appena uscita dalla camera del sacerdote, le sconsigliò di entrare, ma non riuscì a dirle altro.
“Sono entrata e ho chiuso la porta come avevano fatto gli altri bambini prima di me – disse la ragazzina -; don Nicola prima mi ha fatta sedere di fronte a lui, poi mi ha fatta inginocchiare per terra, non c’era l’inginocchiatoio e nemmeno un cuscino e mi ha fatto mettere la testa sulla sedia e lui mi toccava la testa, poi mi ha fatta alzare e mi ha fatto recitare l’atto di dolore. Durante l’atto di dolore mi toccava le gambe, le cosce, la pancia e la farfallina sopra la tuta, mentre tremava e balbettava e teneva la sua mano così (all’altezza dei propri genitali). Nella confessione di prima (svoltasi davanti al confessionale) mi aveva toccato solo le mani e le guance. Dopo l’estate non l’ho più visto don Nicola, c’erano dei nuovi sacerdoti. Non sono andata più in chiesa subito dopo quello che è successo, anche perché era estate, ma non volevo cambiare chiesa, perché andavo con la mia amica, una bambina che non può fare la denuncia perché la nonna sta sempre in chiesa, organizza le attività della parrocchia e le gite e questi fatti non li sa. Un mio amico – raccontò la ragazzina -, mi ha detto che don Nicola anche con i maschi faceva così ed era capitato anche a lui, però i genitori non hanno fatto nessuna denuncia ma gli hanno fatto cambiare chiesa”.
LA BATTAGLIA DI ALCUNI GENITORI
Il 22 luglio, il giorno dopo la molestia ai danni della ragazzina di 11 anni, episodio per il quale don Nicola è stato condannato, i genitori si recarono da don Pino Ruppi, parroco del “Sacro Cuore”. Papà e mamma della bambina registrarono la conversazione che oggi è agli atti.
“Intendo andare avanti nella cosa – disse il papà al parroco -. Io ho anche la grande (la figlia maggiore della coppia, ndr) che trova già difficoltà nel concetto di chiesa. Cioè le abbiamo fatto capire ma lei non crede più, non crede non in Cristo, non crede in chi opera in Cristo, cioè sotto l’abito che si porta si celano persone malvagie… Che cosa facciamo? Buttiamo a terra l’operato di don Bosco? Io che ero contento fino a ieri sera di sapere mia figlia in un ambiente come questo…”
La mamma: “Io so di un’altra bambina che prima di ricevere la comunione è stata toccata, le bambine sia mia figlia che mia nipote sono rimaste tutte scandalizzate. Proprio a Laura (nome di fantasia) le ha toccato il seno, se l’è palpata per bene e Laura da allora non va più in chiesa”.
LE PAROLE DI DON PINO
Il parroco della chiesa ha sempre scelto la via diplomatica mostrando, però, massima vicinanza ai genitori delle bambine. In una registrazione, don Pino disse: “C’è nei confronti di don Nicola una stima anche per quello che lui ha fatto come sacerdote, sono dodici anni che è presente qui, quindi da molta gente io l’ho sentito sempre come una persona stimata. Ma quando ho saputo, l’ho subito sospeso dalle confessioni”. Poi don Nicola venne mandato a “fare gli esercizi”. Durante l’intercettazione, don Pino spiegò che si trattava di “esercizi spirituali, giorni di ritiro. Ora sta a Capognano in provincia di Napoli. Sta lì a fare gli esercizi… adesso ritornerà sabato perché deve seguire, ora l’ispettore (il padre provinciale chiamato così dai salesiani, ndr) passa di qui e domani va agli esercizi per dargli la decisione che ha preso. Ecco perché io ho pensato, è giusto che prima di… saluta anche voi”.
POSSIBILI DANNI PSICOLOGICI
Tra gli atti più importanti del processo c’è senza dubbio la consulenza psicologica. Dalle considerazioni dell’esperta, a seguito di precisi test, emerse che una delle bambine “prova senso di solitudine e di apprensione perché si sente poco apprezzata e valorizzata, teme di essere abbandonata e di soccombere, si sente minacciata, e spera di trovare rifugio e protezione in un luogo sicuro. Ha una bassa autostima, ha bisogno di aiuto, cerca appoggio e consolazione perché si sente sola ed è incapace di superare da sola una crisi. Emerge comunque tendenza a proiettarsi verso situazioni positive in cui può realizzare i bisogni di socialità”. Inoltre, sempre secondo la psicologa, “la bambina non si attiva per incontrare persone nuove ed è restia ad aprirsi a nuove esperienze relazionali. È timida e riservata, ha difficoltà di comunicazione sia con gli adulti che con i pari età. Va perciò molto sollecitata a partecipare alle discussioni libere e guidate. Mostra difficoltà ad esprimere il proprio pensiero e tende a conformarsi agli altri piuttosto che a far valere il proprio punto di vista”.
LA DIFESA DI DON NICOLA
Il 17 dicembre 2009 venne ascoltato don Nicola. In quel periodo il prete era già stato trasferito e risiedeva a Vico Equense. Nell’interrogatorio negò ogni coinvolgimento protestando la sua assoluta innocenza: “Non ricordo le bambine che mi hanno denunciato – affermò al Pubblico Ministero -. Ho confessato centinaia di ragazzini senza intrattenere rapporti particolari con alcuno. Sono stato operato di prostata nel dicembre 2004 e, da allora, ho accusato una disfunzione erettile ed è regredito il mio desiderio sessuale che è scomparso del tutto. Per altro soffro da anni di ipertensione arteriosa che, però, non ha inciso sul mio desiderio sessuale e sulla funzione erettile che sono state irrimediabilmente pregiudicate dall’intervento alla prostata nel dicembre 2004. Inoltre nel 2006 ho subìto un infarto e mi hanno sostituito 3 bypass”.
In realtà, la consulenza medico legale espletata dal dottor Stefano D’Errico ha evidenziato, con argomentazioni di carattere medico, non solo che gli abusi denunciati dalle minori erano pienamente compatibili con lo stato di salute di don Nicola ma anche che proprio le modalità degli abusi denunciati erano riconducibili al desiderio sessuale che, non solo era indipendente dalla capacità sessuale dell’interessato, ma non era venuto affatto meno a causa delle operazioni chirurgiche subite dal prete.