Acerrimi nemici o compagni di bevute? Nel processo “Omnia Nostra” nei confronti del clan garganico Lombardi-Scirpoli-Raduano sono stati sentiti i presunti avversari del clan dei montanari Li Bergolis-Miucci-Lombardone. Collegati con la Corte d’Assise di Foggia il pentito Matteo Pettinicchio, 40 anni, situato in località protetta, il suo vecchio boss Enzo Miucci detto “U’ Criatur”, 42 anni, detenuto a Sassari e il fratello Dino Miucci, 47 anni, ristretto a Siracusa. Alla sbarra tutti i principali rivali: Matteo Lombardi detto “A’ Carpnese”, 54 anni, Francesco Scirpoli detto “Il lungo”, 42 anni, Pietro La Torre alias “U’ Muntaner” o “U’ figlie du poliziott”, 42 anni e Mario Scarabino detto “Lo zio”, 52 anni, zio della compagna di Miucci. Altri imputati, incluso l’ex boss Marco Raduano detto “Pallone”, oggi collaboratore di giustizia (a lui inflitti 20 anni), sono stati già giudicati in secondo grado col rito abbreviato. Le accuse in “Omnia Nostra” svariano dall’associazione mafiosa alle estorsioni passando per il traffico di droga. Intanto, proprio nelle scorse ore il pm ha chiesto e ottenuto la scarcerazione di gran parte degli imputati per scadenza dei termini della durata massima della fase processuale. Il provvedimento ha riguardato anche Scirpoli che però è rimasto in cella per un’altra vicenda, l’assalto ad un portavalori a Bollate, in provincia di Milano, per cui sta scontando una condanna definitiva.
I rivali da eliminare e le porte aperte in Comune
“Questo gruppo – ha detto Pettinicchio sui rivali – operava prevalentemente sul Gargano, comunque su Foggia e provincia, ma sul Gargano in prevalenza. Manfredonia, Mattinata, Monte Sant’Angelo, Vieste, San Marco in Lamis, Apricena, anche comunque su Foggia avevano influenza, San Severo, a Cerignola, sulla maggior parte della provincia di Foggia”.
E ancora: “Su Mattinata c’era Gentile Pio Francesco Passaguai, Scirpoli Francesco, i due Quitadamo, Notarangelo Franco, Silvestri Michele, anche il fratello piccolo. Su Vieste il gruppo di Raduano, oltre a Danilo Della Malva, c’era il padre di Danilo, Giuseppe, per un periodo Troiano Gianluigi e il nipote di Raduano Marco, Liberantonio Azzarone, comunque il gruppo facente parte a Raduano Marco, tutti i suoi accoliti. Su Manfredonia, va beh, Manfredonia, Macchia, c’era il gruppo di Lombardi, Ricucci (Pasquale “Fic secc” ucciso nel 2019 dai montanari secondo quanto riferito da Pettinicchio, ndr), di Pietro La Torre. Il gruppo si occupava di tutto, di droga, di armi, di estorsioni, di omicidi. Su Monte Sant’Angelo c’era sempre Ricucci Pasquale, D’Ercole Leonardo, Lombardi Matteo, loro stavano a Macchia, Macchia è sempre comune di Monte Sant’Angelo, comunque avevano influenza anche sul nostro paese, su Monte Sant’Angelo”.
I Li Bergolis avrebbero goduto di agganci politici a tal punto da portare il Ministero a sciogliere l’assise comunale nel 2015 per infiltrazioni mafiose: “Su Monte Sant’Angelo se ci serviva qualcosa sull’amministrazione potevamo rivolgerci a politici se ci serviva. Se ci serviva una concessione, se ci serviva qualcosa sapevamo dove rivolgerci, anche perché andavamo, bussavamo e ci aprivano tutti, non è che dovevamo fare pressioni”.
L’obiettivo dei montanari era l’eliminazione dei rivali, come successo nel 2019, anno delle uccisioni di Gentile e Ricucci: “La Torre Pietro gli ultimi anni, poi Lombardi era stato arrestato, quindi non si parlava di Lombardi, Ricucci Pasquale, Gentile Pio Francesco, Scirpoli, poi Raduano, quelli più all’inizio… noi diciamo cercavamo sempre di ammazzare quelli più in alto, poi andavamo a scendere, non partivamo dal basso, partivamo dall’alto, diciamo così per far capire, quelli che contavano di più, che avrebbero dato più problemi”.
Ma per i Miucci erano tutti amici
Enzo Miucci, collegato da Sassari, ha negato tutto parlando addirittura di rapporti amicali con quelli che secondo la Dda sarebbero nemici da ammazzare: “Mario Scarabino è lo zio di mia moglie – ha riferito il boss -. Gibilisco (imputato in Omnia Nostra, ndr) mi diceva che quando stava là che lavorava, che era un grande lavoratore, queste cose qua, nulla di… sì. I rapporti con Scarabino sono buoni, abbiamo partecipato insieme a feste di famiglia”. Per l’accusa, Scarabino sarebbe invece stato assunto dall’azienda ittica di Gibilisco su pressioni del clan senza mai lavorare.
Riferimenti anche a Giovanni Caterino, condannato all’ergastolo con l’accusa di aver fatto da basista alla strage di San Marco e bersaglio di un agguato fallito pochi mesi dopo la mattanza: “Con Caterino non ho mai parlato del tentato omicidio nei suoi confronti. Nemmeno con Pettinicchio”.
Rapporti distesi anche con il macchiaiolo Leonardo D’Ercole: “Si, rapporti buoni, ci conosciamo, rapporti di amici. Si prende da bere, rapporti di amicizia, come tutti i rapporti di amicizia. Avevo rapporti buoni anche con Pasquale Ricucci”.
Infine sui contatti da carcere a carcere con Pettinicchio: “Mi sentivo per cose di famiglia, uno che fa, che non fa, cose familiari, queste cose qua. Non parlavamo di criminalità. Parlavamo di cose familiari e di salute”.
Il fratello Dino Miucci ha negato ogni coinvolgimento con la mafia “scagionando” persino il presunto rivale D’Ercole: “Secondo me non fa parte proprio di un gruppo delinquenziale perché lui come me oggi ci troviamo in queste condizioni, ci asseriscono alla nostra persona cose che non sono, quindi cioè oggi se lo legge sul giornale siamo e facciamo parte di gruppi delinquenziali, quindi se lo chiede a chiunque oggi noi facciamo parte di un gruppo delinquenziale, ma perché è uscito sul giornale, non perché facciamo parte di un gruppo delinquenziale. Non so se riesco a esprimere il concetto. Conosco tutti i D’Ercole se vogliamo sintetizzare, conosco tutti i D’Ercole, siamo amici con tutti, amici sempre nell’ambito lavorativo e amici che ci salutiamo, il caffè, possiamo chiacchierare, cioè come in una piccola cittadina è giusto che sia”.
E ancora: “Io intendo che sicuramente al buon 100% parlo della mia persona, ma cioè anche conoscendo per quel che conosco i D’Ercole, noi, per me sicuramente, non c’entriamo niente, oggi c’entriamo perché essendo scritti sui giornali a chiunque facciano questa domanda siamo per certo sicuro dei delinquenti, quindi su questo non ci piove oggi, però il mio concetto era quello, che noi oggi siamo delinquenti perché è per iscritto sui giornali, è stato sbandierato ai quattro venti, però questo era il mio concetto, non so se sono riuscito a esprimerlo o forse il Pubblico Ministero non è stato chiaro. Io leggo i giornali e in base ai giornali esistono, poi in realtà credo di no, ci possono stare delle incomprensioni tra persone, chi litiga, però di fondamentale fondamentalmente io nel dettaglio in fondo non so, cioè io di tutte queste dinamiche non ne sono a conoscenza. Io ho un’impresa edile e D’Ercole ha un’altra impresa movimento terra e magari l’ho subappaltato qualche lavoro e abbiamo lavorato insieme sotto questi termini, che gli ho subappaltato dei lavori”.
Ex sindaci in aula
In Corte d’Assise anche due ex sindaci, Paolo Campo di Manfredonia e Andrea Ciliberti di Monte Sant’Angelo. Campo, attuale consigliere regionale è stato sentito su eventuali rapporti tra D’Ercole e Pietro La Torre con il Comune di Manfredonia, ma non è emerso nulla di rilevante.
Stesso discorso per Ciliberti che ha anche ricordato lo scioglimento per mafia dell’ente comunale nel 2015, quando ormai non era più il primo cittadino: “Ma non credo che ci fossero infiltrazioni mafiose – ha detto a sorpresa -. Credo che molte volte anche lo scioglimento di un consiglio comunale avvenga nel sospetto di qualcosa, di… però non… almeno, ripeto, non ero io il sindaco in quel periodo, però a tutto questo non è successo nulla di… Io credo che erano più dei sospetti per lo scioglimento, però, ripeto, io non so…”.
Tutti gli imputati
A Foggia è in corso il rito ordinario di “Omnia Nostra” a carico di oltre 20 persone, mentre altri imputati tra cui l’ex boss di Vieste, Marco Raduano alias “Pallone” sono già stati condannati in secondo grado col rito abbreviato. In attesa di giudizio, oltre a Lombardi e Scirpoli, spicca Pietro La Torre, considerato dagli inquirenti uno dei membri apicali, compare del defunto Pasquale “Fic secc” Ricucci. Completano la lista degli imputati Michele Bisceglia, Pasquale Bitondi, Luigi Bottalico detto “Pazziarill”, Alessandro Coccia, Leonardo D’Ercole, Michele D’Ercole, Emanuele Finaldi alias “Martufello”, Vittorio Gentile, Sebastiano Gibilisco, Raffaele Greco, Hechmi Hdiouech, Giuseppe Impagnatiello detto “Spaccatidd”, Pasquale Lebiu, Catello Lista detto “Lino”, Michele Lombardi detto “U’ Cumbarill” (figlio del boss Matteo), Umberto Mucciante, Massimo Perdonò, Bruno Renzulli, Mario Scarabino alias “lo zio”, Salvatore Talarico e Gaetano Vessio.