“Serve il coraggio di avere più coraggio”. È questo il messaggio con cui Libera, l’associazione antimafia fondata da don Luigi Ciotti, interviene nel dibattito aperto dall’intervista rilasciata nei giorni scorsi dal procuratore Antonio Laronga al Corriere del Mezzogiorno, in cui si descriveva un contesto segnato da una diffusa presenza mafiosa e da una società spesso rassegnata. Un quadro che, secondo Libera, ha generato preoccupazione e sfiducia in molti cittadini onesti della provincia.
“Una mafia radicata e sottovalutata”
L’associazione, presente da oltre vent’anni sul territorio foggiano, ribadisce con forza la sua storica azione di denuncia nei confronti della criminalità organizzata. “Sin dalla fine degli anni ’90 – si legge nella nota – abbiamo sempre parlato apertamente di mafia in Capitanata, anche quando farlo significava restare isolati”.
La mafia foggiana, spiegano, è oggi una realtà radicata, sottovalutata per decenni, che ha unito la violenza dei clan familistici a una nuova capacità di infiltrazione nel tessuto economico e istituzionale. Ma allo stesso tempo, Libera riconosce i colpi rilevanti inferti dalla magistratura e dalle forze dell’ordine, sottolineando come le inchieste degli ultimi anni abbiano reso visibile tanto la brutalità dei clan quanto la determinazione dello Stato nel contrastarli.
“No alla rassegnazione, no alle etichette”
Nel comunicato, Libera mette però in guardia dal rischio di generalizzazioni che finiscano per gettare un’ombra indistinta sull’intero territorio. “Non possiamo permetterci – scrive l’associazione – di etichettare la provincia di Foggia come priva di etica o fatalmente compromessa. Esiste un’altra faccia della realtà che va raccontata e valorizzata”.
Un’altra faccia fatta di scuole che chiedono approfondimenti, cittadini che partecipano, associazioni, cooperative, parrocchie che ogni giorno – lontano dai riflettori – costruiscono percorsi di antimafia sociale. Segnali di cambiamento che, pur faticosi e lenti, stanno radicando una cultura della legalità autentica e partecipata.
“Un cammino lungo, ma possibile”
“Il cammino è ancora lungo – ammette Libera – e i danni della sottovalutazione istituzionale si fanno ancora sentire. Ma ci sono occhi, volti, mani che ogni giorno lavorano per migliorare la nostra terra. È a loro che vogliamo guardare”.
L’appello finale è alla comunità: “Solo uniti possiamo cambiare radicalmente questo territorio. Solo insieme possiamo costruire una Capitanata libera da violenza, corruzione e sopraffazione. È il momento di credere nel riscatto, con lucidità e con coraggio”.