Si sta consumando una frattura insanabile all’interno del MoVimento 5 Stelle tra la vecchia base presente in ciascun territorio e la nuova dirigenza di Giuseppe Conte, che cerca di allargare la classe dirigente pescando nell’associazionismo e nella società civile.
Il nuovo corso pentastellato è totalmente diverso dagli albori del MoVimento targato Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. La democrazia diretta, con le votazioni sulla piattaforma Rousseau, sono un antico ricordo per una forza politica organizzata sempre più come un partito tradizionale e con organigrammi che seguono direttive dall’alto.
Il volere di Conte, come si sa, è quello del campo largo progressista, suggeritogli quando già era al governo giallorosso dall’eminenza grigia dei dem, Goffredo Bettini. E le prossime elezioni regionali in Sardegna potrebbero accelerare l’alleanza col Pd di Elly Schlein a livello nazionale.
In ogni Comune, anche in Capitanata, però esiste un forte iato tra coloro che provengono dall’attivismo dalla prima ora e dai meetup inventati da Casaleggio e quelli che in questi anni, sempre uomini e donne della base, sono riusciti però a diventare portavoce nelle istituzioni.
A San Severo ad esempio, c’è da un lato l’ala vicina alla parlamentare Carla Giuliani, che è favorevole alla corsa per Angelo Masucci sindaco, che testimonia la volontà di una nuova stagione a detta di Mario Furore, e dall’altro l’ala più barricadera legata al consigliere comunale uscente Gianfranco Di Sabato, che ha alle spalle 5 anni di opposizione a Francesco Miglio. Il suo gruppo vuole che il M5S corra da solo.
Il tema di fondo è uno solo oggi per i coordinatori Mario Furore e Leonardo Donno: i gruppi territoriali non decidono la linea politica dei 5 Stelle, perché non sono titolati a farlo. A San Giovanni Rotondo sia i gruppi sia i coordinatori sono contro la continuità di Michele Crisetti. Ci sarà un polo autonomo con delle civiche. A Manfredonia si attendono gli sviluppi da parte di Pd ed emilianisti. Se estrometteranno dalle liste i nomi con passati o colleganze controverse il campo largo si farà, ma è imponente in questo momento la voglia di andare da soli da parte dei coordinatori, anche contro il parere del locale Fatone, che spinge per il patto e per il ticket.
Insomma è come se nel M5S la vecchia base e i vecchi rappresentanti non si siano adeguati al nuovo Statuto e alla visione di Giuseppe Conte. Né destra né sinistra è ormai uno slogan usurato e superato.
C’è uno scollamento tra gli attivisti storici, ancora imbevuti dei motti “mai col Pd” e “soli e puri”, e la realpolitik di ciascun Comune. Senza contare il governo regionale, dove il M5S è ben presente.
“Si deve capire che i gruppi non decidono la linea del MoVimento dale amministrative, le linee sono stabilite dai coordinatori con Conte e non dal gruppo locale, che può dare solo un orientamento. In Italia ci alleiamo dove ci sono le condizioni, dove la coalizione è fondata sui valori del MoVimento”, spiegano i fedelissimi dei portavoce.