Finita la pandemia Covid, ripartono i viaggi della speranza dei pazienti della provincia di Foggia. Con l’unica differenza che nel 2021 la regione Emilia Romagna ha superato la Lombardia – storica destinazione per numero di prestazioni erogate – sfiorando il 20 per cento. Dopo la Lombardia (13,66%), ci sono Lazio (11,59%), Molise (11,31%) e Abruzzo (7,55%). L’Asl di Foggia ha già fatto sapere che, in attesa dei dati definitivi, nel 2022 il trend continua a salire. Il costo complessivo è di circa 43 milioni di euro, di cui 21 milioni per le attività ad “alta complessità”, in particolare chirurgica. Se non fosse per i privati, che assorbono l’impatto per il 70% (San Francesco Hospital e Villa Igea), il dato sarebbe molto più rilevante. Per questo, la Regione Puglia ha autorizzato un progetto di riduzione della mobilità passiva che destina poco più di 2 milioni di euro per contenere l’emorragia.
Gli ospedali Asl producono poco, i cittadini fuggono in cerca di cure
Nell’analisi degli indicatori, spicca il numero esiguo di ricoveri nelle strutture ospedaliere dell’azienda sanitaria locale. Cerignola, Manfredonia e San Severo, con 9.575 ricoveri (14,2%), pareggiano di fatto le degenza nelle strutture extraregionali (9.443 ricoveri): la principale causa di ricovero è dovuta a malattie e disturbi dell’apparato circolatorio, seguita da sistema muscolo scheletrico e del tessuto connettivo”. Il Policlinico “Riuniti” di Foggia (26.644), Casa Sollievo della Sofferenza (23.497) e i privati fanno il grosso della produzione totale, con 54.632 ricoveri, pari all’82%. Analizzando l’ultimo triennio (2019-2021), si nota un calo del 18% (-2076 ricoveri) essenzialmente dovuto alla pandemia, con un “risparmio” del 13%.
“Dall’analisi dei dati – è riportato nella relazione dell’Asl – si evince che la maggior parte dei 9.383 ricoveri ‘passivi’ è rappresentata da drg chirurgici, che da soli sviluppano un importo pari al 76% del totale del valore economico. I drg ad alta complessità, anche se rappresentano solo il 17% dei casi, intercettano quasi il 50% del valore economico totale, ovvero oltre 21 milioni di euro. È prevedibile che questi ricoveri siano difficilmente intercettatili, al contrario dei 2.743 ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza (Livelli essenziali di assistenza) nei quali è più facile intervenire”. Le cliniche private della Capitanata potrebbero rispondere alle esigenze di salute del territorio, visto che coprono oltre due terzi delle 9.383 prestazioni erogate fuori regione, facendo risparmiare parecchio alle casse pubbliche della Puglia. Su questo punto, sussiste una urgenza di intervento. Anche perché, come riferito dalla stessa azienda sanitaria locale, “nel 2022 sono ripresi i viaggi dei pazienti dal sud verso nord, appena la pandemia si è ‘alleggerita’. Ciò sarà chiaro quando verranno pubblicati i dati della mobilità passiva 2022, che è prevista in aumento rispetto all’anno precedente”. Considerando solo le prime 29 cause di ricovero, si ricomprende oltre il 50% della casistica (3.331 ricoveri) e, addirittura, quasi il 53% del valore economico (oltre 14 milioni di euro).
Prestazioni inappropriate, migliora il privato
“Dall’analisi della produzione totale delle strutture sanitarie della propria di Foggia, riferita all’anno 2022, emerge che i ricoveri teoricamente inappropriati ad altro rischio di inappropriatezza (LEA) sono 6.349 ricoveri, ovvero circa il 15% del totale”. Si tratta di cifre “in linea con il valore di riferimento nazionale (inferiore o pari al 21%) e comunque in miglioramento rispetto agli anni precedenti”. In particolare, analizzando l’andamento 2016-2022 dei privati accreditati, si evince che “tutte le strutture hanno migliorato l’indicatore”. Il miglioramento più evidente sull’appropriatezza lo fanno registrare il Don Uva di Foggia e la clinica De Luca di Castelnuovo della Daunia: “Questi – relaziona l’Asl – avevano il 20% di ricoveri modificati, nell’anno 2017, mentre nell’anno 2022 le Sdo (scheda di dimissione ospedaliera) modificate sono state il 12%”.
Poco più di un milione per abbattere le liste d’attesa
Per smaltire una parte delle lunghissime liste d’attesa, l’Asl ha destinato circa 1,3 milioni di euro agli ospedali privati per i mesi finali del 2022. Una cifra considerata insufficiente, visto che di fatto molte prestazioni sono bloccate o rinviate di diversi mesi perché il tetto (complessivamente 28,5 milioni) viene esaurito con diversi mesi d’anticipo. Così i cittadini non riescono ad esercitare il proprio diritto alle cure e la libertà di scelta nell’assistenza, vedendosi “costretti” a cercare risposte in altre regioni. Una beffa per chi paga le tasse (e dunque finanzia il sistema sanitario regionale) e deve pure sobbarcarsi i costi degli spostamenti ed eventualmente dei servizi richiesti (interventi ed esami diagnostici). L’azienda pubblica guidata dal direttore generale Antoni Nigri, su impulso della Regione, ha provato a dare una risposta, ripartendo così le risorse: 70mila euro per la casa di cura De Luca; 273.246 euro per la casa di cura Villa Igea prof. Brodetti; 103.538 per la clinica San Michele di Manfredonia; 466.436 per la casa di cura Villa Serena e Nuova San Francesco e 368.226 per Universo Salute.
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