C’è anche Arcangelo Brandonisio, 62enne di Cerignola detto “lo sfregiato”, coinvolto nello storico processo “Cartagine” ed elemento di primo piano del clan Piarulli, tra i 22 arrestati nella maxi operazione “Cocktail” messa a segno da Dda, carabinieri e finanzieri. L’uomo, nome noto della criminalità organizzata della provincia di Foggia, è senza dubbio l’elemento più rilevante del blitz. Gli altri arrestati, tutti in carcere, sono Leonardo Amoruso, 60enne di Lesina, Antonio Calvio, 48enne di Cerignola, Cosimo Candita, 57enne di San Pietro Vernotico (Brindisi), Giuseppe Claudio De Feudis, 38enne di Cerignola, Roberto Dello Russo, 43enne di Terlizzi, Massimiliano De Marco, 52enne di San Pietro Vernotico, Walter Dimmito, 52enne di Cerignola, Fabio Ferrara, 32enne di Stornarella, Vincenzo Fratepietro, 54enne di Cerignola, Gazmir Gorovelli, 48enne di Cerignola, Daniele Leuzzi, 49enne di San Pietro Vernotico, Francesco Russo, 48enne di Cerignola, Matteo Russo, 34enne di Cerignola, Leonardo Sciusco, 53enne di Cerignola, Pasquale Sciusco, 55enne di Cerignola, Gianfranco Specchio, 49enne di Cerignola, Vincenzo Tarricone, 42enne di Cerignola, Antonio Todisco, 67enne di Cerignola, Fabio Natale Tressante, 45enne di Cerignola, Stefano Valentino, 53enne di Cerignola e Savino Zagaria, 55enne di Cerignola. Domiciliari per Francesco De Filippis, 49enne di Cerignola e sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio di carabiniere per il 48enne Biagio Bellapianta di Cerignola.
Al momento sono stati riconosciuti gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei destinatari delle misure cautelari, indagati a vario titolo per una pluralità di delitti. Spicca, soprattutto, l’associazione dedita al traffico e allo smercio di sostanze stupefacenti (cocaina, marjuana e hashish), ma anche detenzione e porto in luogo pubblico di armi da sparo, sia comuni che da guerra, anche clandestine, estorsione, ricettazione e tentato omicidio aggravato.
L’attività investigativa, denominata “Cocktail” per la pluralità di reati contestati, è nata da una costola di “Decima Azione”, maxi operazione del 2018 contro la “Società foggiana” e ha individuato il ruolo egemone dei cerignolani nel traffico di droga ed i collegamenti sia con la criminalità organizzata foggiana che con quella di altri contesti territoriali.
Grazie al coordinamento della Dda in collaborazione con la Direzione Nazionale Antimafia sono state documentare tre distinte, ma contigue associazioni dedite al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti con base operativa e logistica a Cerignola ed in rapporti di affari tra loro. C’è anche un indagato per tentato omicidio in seguito ad una violenta aggressione personale nei confronti di un cerignolano, a seguito di una lite scaturita per futili motivi di circolazione stradale. La vittima all’epoca riportò gravi ferite, ma non denunciò gli autori, a lui noti, probabilmente per il timore di ulteriori ritorsioni. Un altro è invece indagato per il tentato omicidio di un cittadino ghanese avvenuto nel 2017 a Policoro per motivi di gelosia. È emersa, inoltre, un’attività estorsiva nei confronti di un commerciante di carburanti, non denunciata;
Guai giudiziari, come detto, anche per un carabiniere: l’attività investigativa avrebbe consentito di accertare reati predatori in riferimento ai quali un appartenente all’Arma dei Carabinieri avrebbe rivelato notizie sullo stato delle indagini ricevendo in cambio 1.500 euro.
Sempre nel corso dell’inchiesta, venne sventato l’assalto a un caveau della società Loomis International AG, con sede in Svizzera, a Chiasso, dando luogo alle due operazioni denominate “Ocean’s eleven” e “Ocean’s Twelve”, che portarono poi alla cattura di tutti gli autori – 18 persone – del tentato furto aggravato. I 18 furono attinti da mandato di arresto europeo, 5 dei quali furono arrestati in flagranza in Svizzera dalla polizia cantonale e 4 ad Abbiategrasso nella quasi flagranza. Il clamoroso furto fu sventato proprio grazie alle informazioni che i carabinieri avevano acquisito durante l’investigazione e che furono tempestivamente fornite alla Polizia Cantonale.
A riscontro delle indagini, i carabinieri della Compagnia di Cerignola hanno arrestato in flagranza di reato per spaccio 6 persone; sequestrato sostanze stupefacenti (hashish, cocaina e marijuana) per oltre 23 chili, sequestrato la somma contante di 1.200.000 euro circa; sequestrato 3 pistole, di cui 2 clandestine, 3 fucili calibro 12 e circa duecento munizioni di vario tipo e calibro; recuperato 8 Jeep Renegade e 3 Fiat 500 X rubate a Melfi; rinvenuto, durante una perquisizione, in una cassaforte murata – nella disponibilità di uno degli indagati – una pistola e oltre 400mila euro. L’indagato era stato, pertanto, arrestato in flagranza per la detenzione illegale dell’arma. I conseguenti accertamenti bancari hanno permesso di verificare la presenza sul suo conto corrente anche di ulteriori 700mila euro di presunta provenienza illecita.
Le indagini si sono successivamente intersecate con altre investigazioni svolte dallo S.C.I.C.O. e dal G.I.C.O. Bari della Guardia di Finanza, che hanno consentito di acquisire rilevanti elementi di presunta colpevolezza nei confronti dei medesimi indagati. I reparti – in ragione delle peculiari competenze specialistiche della Guardia di Finanza – sono stati delegati a effettuare articolati accertamenti patrimoniali nei confronti di 7 persone oggi attinte da misura cautelare personale.
Nello specifico, le Fiamme Gialle hanno proceduto ad acquisire – con riferimento al periodo oggetto d’indagine – copiosa documentazione, tra cui i contratti di compravendita dei beni, nonché numerosi altri atti pubblici che hanno interessato nel tempo gli interi nuclei familiari delle persone investigate, verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della necessaria provvista economica. Il materiale così raccolto è stato oggetto, dunque, di circostanziati approfondimenti investigativi che avrebbero fatto emergere una ingiustificata sproporzione tra il reddito dichiarato e i beni nella disponibilità degli indagati.
Quindi, il gip del Tribunale di Bari – condividendo la proposta avanzata dall’autorità giudiziaria inquirente, basata sul compendio indiziario acquisito dalla Guardia di Finanza (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) – ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca “allargata”, nei confronti degli indagati, avente per oggetto disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili, quote societarie e compendi aziendali, per un valore di oltre 5 milioni di euro.