Spaccio stile Scampia, strade bloccate e persino gigantografie dei morti ammazzati. Intere aree di San Severo erano diventate come il quartiere della Camorra. Zone pubbliche interdette ai cittadini onesti e gestite unicamente dai narcotrafficanti: il rione “San Bernardino”, il quartiere “Luisa Fantasia” detto “Texas”, via Mario Carli “Fort Apache”, il “ferro di cavallo” di via Giulio Cesare ed altre strade meno note. Mezza città era nelle mani dei narcos stando alle carte dell’inchiesta di Procura di Foggia e Polizia di Stato che proprio ieri hanno messo a segno l’operazione “Troy”: 43 arresti in 13 piazze di spaccio. Sgominato un volume di affari di circa 5 milioni di euro al mese. Decisivo il coraggio di due agenti sotto copertura che si sono finti clienti per incastrare i pusher.
“Troy” è maturata dopo il caso Brumotti, l’inviato di Striscia la Notizia picchiato nel rione “San Bernardino” mentre era intento a girare un servizio sullo spaccio di droga. Durante l’attività di indagine i poliziotti infiltrati, denominati “undercover”, hanno intercettato anche Salvatore Lombardi, il 30enne ucciso ad aprile scorso da un minorenne. Uno degli agenti fu persino ospitato in casa da Lombardi, un’abitazione sfarzosa dotata di piscina, segno evidente dei ricchi affari nel mondo degli stupefacenti.
San Bernardino
Al quartiere di San Bernardino “è stata riscontrata – riporta l’ordinanza – l’operatività di almeno cinque ‘piazze di spaccio’: una prima riferibile all’indagato Estifanos Andom Tewelde; un’altra gestita da Gianni Vernucci e Anna Rita Zaccaria; una terza facente capo ad Angelo Marinelli; un’altra riferibile Daniele Guerrieri e Giacomo Vecera (il “Gabbiotto”); e un’ultima gestita da Anna Maria Marinelli e Rosanna Sabrina Salvatore“.
Vernucci e Zaccaria avrebbero spacciato all’interno di un’abitazione, nel “cuore” del rione, contraddistinta dal numero “42” e situata nei pressi della “palazzina 43”, luogo in cui si sono verificati i noti fatti di cronaca relativi all’aggressione ai danni di Brumotti. “Vernucci – scrivono gli inquirenti – è colui che si rendeva responsabile della cessione di cocaina ‘documentata’ dal servizio giornalistico di Striscia la Notizia. Lo stesso accompagnava il ‘cliente’ presso l’abitazione – in piazzale San Bernardino pal. 43 – dove avveniva la cessione di sostanza ad opera del pusher Daniele Guerrieri”.
Texas
Altro rione oggetto di attenzioni investigative è il “Texas”. “Il quartiere è situato nella zona periferica ovest di San Severo tra la sp 30 (strada che da San Severo porta alla vicina città di Torremaggiore) e via Guido Rossa. Il rione è composto da una strada principale (via Luisa Fantasia) che lo attraversa, intersecante sei traverse (appositamente indicate, dalla numero I alla VI, a partire dalla sp 30 in direzione di via Rossa). All’interno del quartiere – riportano gli inquirenti – è stata riscontrata l’operatività dell’indagato Nazario Cota“.
Ma il “Texas” era anche il regno di Domenico Pupillo che avrebbe gestito lo spaccio in un’abitazione posta a piano rialzato della palazzina D/10, quinta traversa del rione popolare. “Tale piazza di spaccio – si legge – è gestita appunto da Pupillo in concorso con Gabriella Russi, Salvatore Perillo e Antonio Pio Calò.
Fort Apache
C’è poi la piazza di spaccio di via Mario Carli, il “Fort Apache” scenario di vari agguati e omicidi. Ad inizio 2021 venne ucciso Giacomo Perrone padre del minorenne reo confesso dell’omicidio di Salvatore Lombardi, il 30enne crivellato di colpi ad aprile scorso in pieno giorno a San Severo. “Di lato all’ingresso della sala di spaccio – si legge nelle carte dell’inchiesta – è presente una gigantografia di Perrone riportante la scritta ‘The King'”, altra circostanza che ricorda molto la Gomorra di Scampia.
“Il locale è protetto da due porte, costituite artigianalmente da lastre di ferro disposte a distanza di circa tre metri l’una dall’altra. La piazza di spaccio è monitorata da telecamere che inquadrano l’ingresso del locale, l’ingresso del portone della palazzina 6/C, nonché l’intera via V. Nigri (ripresa da una posizione elevata tramite telecamere poste sulla facciata esterna della scalinata della palazzina 6/C), nonché il cortile interno comune a tutte le palazzine”.
Impressionante l’organizzazione interna: “Il locale di spaccio si presenta come un’unica sala, in fondo alla quale, sul lato sinistro, è posizionato un tavolo di medie dimensioni e un divano a due posti. Sul lato destro è posizionato invece un monitor di grandi dimensioni, con 9 riquadri video che riporta le immagini di tutto il perimetro esterno nonché di tutte le vie limitrofe. Del tutto assenti citofoni e campanelli. All’interno del locale sono posti degli interruttori per l’apertura delle due porte. Riscontrata l’operatività degli indagati Daniele Santacroce, Antonio Romano, Francesco Calò, Vincenzo Sabatino e Aurelian Sebastian Rogojina“.
Il modus operandi degli spacciatori: “Il cliente interessato all’acquisto di stupefacente giunge e bussa al locale di spaccio; il pusher controlla preliminarmente – dalle telecamere – se si tratta di una persona conosciuta e apre il primo portone della saletta (costituita da una lastra artigianale, in metallo) tramite un interruttore elettrico posto all’interno del locale. Oltrepassata la prima porta, il cliente è costretto a richiuderla ed avanzare di qualche metro per trovarsi dinanzi ad una seconda porta in ferro. Il pusher, tramite un secondo interruttore (posto sempre all’interno del locale), apre la seconda porta permettendo così l’ingresso all’interno del locale abusivo. All’interno del locale, il pusher provvede a pesare la sostanza stupefacente con un bilancino elettronico, confezionarla e cederla dietro corrispettivo in denaro. La dose richiesta viene prelevata da una busta di medie dimensioni poggiata sul tavolo del locale. Effettuata la cessione, il pusher controlla l’esterno del locale (tramite il sistema di video sorveglianza) per permettere l’uscita dal locale del cliente, raccomandandosi della chiusura di entrambe le porte. Il pusher Santacroce opera invece all’esterno del locale, procacciando i clienti e provvedendo a fargli recapitare la sostanza stupefacente richiesta. Ricevuto l’ordinativo, Santacroce invita il cliente ad attendere per andare a reperire la sostanza che poi consegna in un luogo da lui stesso indicato. Alcune delle cessioni effettuate da Santacroce avvenivano all’interno di un orto situato di fronte al locale di spaccio”.
Ferro di Cavallo
Intensa attività anche al “ferro di cavallo” di via Giulio Cesare, zona di Raffaele e Alessio Vaglia (agli arresti domiciliari). Si tratta di un rione popolare nella zona Nord-Ovest della città, incastonato tra via De Palma e via Morandi-SS16 ter. Esso è composto da varie palazzine basse, situate lungo la strada perimetrale che lo attraversa. Le abitazioni sono situate su ambo i lati della strada perimetrale, la quale gira intorno ad un parco rionale, comune alle abitazioni. Per tale ragione il quartiere è conosciuto come “ferro di cavallo”. Ogni palazzo o abitazione è contraddistinto da un numero e una lettera. Alcune abitazioni (quelle che si affacciano al parco comune) sono dotate di un giardino. Una delle piazze di spaccio individuate nel rione in questione è quella organizzata nell’abitazione di Raffaele Vaglia e del figlio Alessio.
La saletta di via Gargano
“La proficua attività di spaccio non interessava solo i noti rioni popolari. Business della droga anche nella “saletta” di via Gargano 33. Si tratta di un “locale di spaccio situato al piano terra e protetto da una grossa porta vetrata che permette di vedere solo dall’interno verso l’esterno. La stanza si presenta con un lungo tavolo posto alla destra dell’ingresso; un monitor posizionato in alto a destra, con due riquadri che visualizzano l’esterno del locale; un altro tavolo posto alla sinistra della stanza; un mobile con degli scaffali, posto in fondo alla stanza, su cui è appoggiata la sostanza stupefacente nonché tutto l’occorrente per la pesatura ed il confezionamento della stessa. Il locale è gestito dagli indagati Vincenzo Astuti, Pietro Cerrone, Michele Biccari, Alessio De Matteis, Andrea Cologno e Carmine Palumbo“.
Lo spaccio nella Palazzina 2/B di piazzale Cavalieri di Vittorio Veneto
“Un altro luogo in cui a San Severo è possibile rifornirsi con particolare facilità di sostanze stupefacenti – riportano sempre le carte degli inquirenti – è situato in piazzale Cavalieri di Vittorio Veneto, Palazzina 2/B, nell’abitazione posta all’ultimo piano dello stabile, la cui porta d’ingresso è posta alla destra del pianerottolo. L’appartamento – protetto da una grata in ferro di colore nero nonché dalla classica porta d’ingresso – è abitato dall’indagato Alessio Carlo D’Aloia. Il D’Aloia– durante il periodo in cui si è reso responsabile delle cessioni in argomento – era altresì sottoposto alla custodia cautelare degli arresti domiciliari proprio all’interno della predetta abitazione (Palazzina B/2 di piazza Cavalieri Vittorio Veneto) a seguito del suo arresto in flagranza avvenuto in data 23 maggio 2022. Il portone d’ingresso dello stabile in questione è monitorato da una telecamera posta all’esterno del portone di ingresso della palazzina, con la visualizzazione delle immagini all’interno dell’appartamento di D’Aloia”.
Corso Amedeo, via Conte Verde e via Campanella
Infine, altro luogo adibito allo spaccio di stupefacenti è stato individuato nella zona sud di San Severo all’interno di un complesso di case popolari situate tra corso Amedeo D’Aosta, via Conte Verde e via Campanella. “Nello specifico – scrivono gli inquirenti -, il locale interessato all’attività illecita è rappresentato da un appartamento situato al quarto piano della scala A/2 di corso D’Aosta (la cui porta d’ingresso è posta alla destra delle scale). L’appartamento è la dimora degli stessi indagati. La piazza di spaccio viene gestita da due pusher, i conviventi Michele Gernone e Valentina Palumbo, i quali si avvalgono di Dennis Gernone (fratello Michele) e di un minorenne. All’occorrenza, all’attività di spaccio partecipa anche Mario Luminoso (pusher operativo anche nella piazza di spaccio di via Gargano 33) in qualità di ‘procacciatore’ di clienti”.
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