La mafia foggiana non spaventa Lazzaro D’Auria, l’imprenditore sotto scorta di Scafati che da diversi anni ha deciso di fare l’agricoltore nel Tavoliere, tra San Severo e Borgo Incoronata. Proprio alle spalle del santuario due giorni fa un incendio ha distrutto quasi cento ettari di grano duro di sua proprietà. Oggi ci siamo recati sul posto per ascoltare l’imprenditore campano che già in passato aveva subito attacchi del genere, ma che ha sempre denunciato e fatto arrestare diversi criminali. “Gli ultimi delinquenti che raschiano il fondo non sapendo dove mettere le mani. Questa l’idea che mi sono fatto. Lo Stato attraverso diverse operazioni ha arrestato centinaia di persone, poi ci sono gli ultimi malavitosi che prima di venire arrestati continuano a dare fastidio all’agricoltura foggiana. La mafia di Foggia – aggiunge D’Auria – è una mafia che ragiona, e pertanto ha capito che l’agricoltura nella Capitanata è l’azienda con il fatturato maggiore, e cerca di racimolare denaro pressando gli agricoltori. La matrice è mafiosa senza se e senza me. Guardi, io giro l’Italia intera e incendi di campi di grano li ho visti solo nel Foggiano. Non può essere un caso accidentale l’incendio di un campo di grano, piuttosto che un taglio di ulivi o di vigneti. Chi opera in questo modo è legato alla delinquenza locale che oggi si chiama mafia foggiana”.
Con quale stato d’animo continua a fare l’imprenditore in questa provincia? “Sono nato nella terra, la stessa che appartiene alla mia famiglia, quella terra che io continuerò a difendere sempre. Non mi arrendo, quello che mi hanno bruciato oggi, lo riseminerò l’anno prossimo”. Mai pensato di vendere tutto e andarsene da Foggia? “Si, diverse volte. Però poi prevalgono sempre le ragioni del cuore, e alludo alla mia famiglia e a tutte quelle persone che mi hanno sempre aiutato dopo questi tristi episodi. La mia azienda arriva a dare lavoro in certi periodi dell’anno fino a 400 famiglie. Sono loro che mi fanno cambiare idea ogni volta”.
Lazzaro D’Auria prova anche a rispondere a chi continua a chiedere più presenza delle forze dell’ordine in campagna. “Posso pure capire, ma come si fa a controllare un’azienda come questa che ha un perimetro di sette chilometri? Come posso pretendere che le forze dell’ordine mi controllino sette chilometri di perimetro? Impossibile. Piuttosto, l’agricoltore o l’imprenditore devono iniziare a denunciare quelle persone che vanno in azienda e dicono: io ti guardo i terreni e tu mi dai… Questa gente va denunciata perché non esiste una forma di garanzia sul malfatto, e le organizzazioni di categoria devono invogliare i propri tesserati a denunciare. Solo così si sconfigge questo cancro. E poi questi malfattori devono essere puniti con pene esemplari. Chi brucia un campo di grano, uccide una creatura e va condannato con la pena di tentato omicidio”. Poi conclude: “Agli agricoltori chiedo di non mollare e di denunciare. Ai criminali dico semplicemente: convertitevi. Se volete vivere in provincia di Foggia dovete lavorare, qui c’è tanto da fare. Alle istituzioni: sostituite il reddito di cittadinanza con un lavoro stabile perché gli stipendi sono medio alti. Un carabiniere che mi protegge, oggi guadagna molto meno di un trattorista della mia azienda”.
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