“Abnegazione e senso del dovere hanno permesso agli infermieri del Pronto Soccorso di Foggia – e a tutti gli infermieri rappresentati da questo Ordine Professionale – di garantire il mantenimento delle prestazioni sanitarie ordinarie e di urgenza-emergenza e di salvare molte vite umane, nonostante tutto. Ma qualcuno dimentica in fretta. E purtroppo i maltrattamenti verbali e fisici (minacce, insulti ed aggressioni) nei confronti dei sanitari sono all’ordine del giorno”. Lo dichiara con una nota l’ordine delle professioni infermieristiche di Foggia.
“Una situazione divenuta insostenibile che rischia di mettere in ginocchio il servizio di Pronto Soccorso, perché gli infermieri, medici ed operatori sanitari sono esausti, sfibrati ed il rischio di abbandono della professione o di richiesta di trasferimento in altro reparto è concreto. L’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Foggia esprime profondo dispiacere e rammarico per quanto sta accadendo.
Dalla ricerca CEASE-it (Violence against nurses in the work place), conclusa ad aprile 2021 e svolta da otto università italiane, (capofila l’Università di Genova) su iniziativa della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), il 32,3% degli infermieri, pari a circa 130mila professionisti, nell’ultimo anno, ha subito violenza durante i turni di lavoro. Ma 125mila casi sono casi sommersi. Nel 75% le vittime sono state donne…e la provincia di Foggia conferma questo triste primato.
La situazione del Pronto Soccorso del Policlinico di Foggia è ormai al limite della sopportazione umana – proseguono -, perché quegli infermieri, considerati eroi durante la pandemia, il periodo più buio e triste degli ultimi anni, sono donne e uomini con sensibilità e sofferenze come tutti gli umani, portati da questa situazione ad una condizione di burn-out. Una sofferenza resa ancor più complicata dalla grave carenza di personale, che costringe a ritmi di lavoro massacranti con turni serrati al limite delle condizioni contrattuali e legislative previste.
Per questo si propongono con forza soluzioni immediate, primo fra tutti la stabilizzazione del personale avente diritto, secondo quanto già definito dai vari disposti legislativi: Legge di bilancio per il 2022, disposizione che prevede che si possa assumere a tempo indeterminato, dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2023 le unità di personale del ruolo sanitario e gli operatori socio-sanitari, anche qualora non più in servizio, che siano stati reclutati a tempo determinato con procedure concorsuali e che abbiano maturato al 30 giugno 2022, alle dipendenze di un Ente del Servizio sanitario nazionale, almeno diciotto mesi di servizio, anche non continuativi, di cui almeno sei nel periodo compreso tra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022; D.Lgs. n. 75/17 -‘Decreto Madia’ prevede che le pubbliche amministrazioni abbiano facoltà, sino al 31 dicembre 2023, di procedere alla stabilizzazione del proprio personale precario in servizio dal 28/08/2015 sulla base di contratti di lavoro a tempo determinato che abbia maturato al 31/12/2022, alle dipendenze dell’amministrazione che procede alla stabilizzazione, almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi otto anni.
Si propone, inoltre, un tavolo permanente contro le aggressioni in sanità – come hanno chiesto i cittadini, infermieri, medici e istituzioni della Regione Lombardia – e l’attivazione di programmi e percorsi di sensibilizzazione della cittadinanza contro la violenza verso i sanitari.