Da ergastolano a dottore. Giuseppe Perrone, 56 anni di Trepuzzi, in carcere da trent’anni con l’accusa di omicidio, si è laureato per la quarta volta. Il 23 maggio scorso, proprio nel giorno della strage di Capaci, si è laureato all’università Tor Vergata di Roma in “Editoria e comunicazione” con la tesi “Gli abissi di una pena: a partire da Primo Levi”. Un’emozione per lui. Ottenuto un permesso speciale l’ha discussa in presenza ottenendo il massimo dei voti, 110 e lode. E per la prima volta ha potuto avere accanto a sé la moglie.
Quello di Perrone è stato un percorso di riscatto e riconciliazione con la vita. Arrestato nel 1993 e condannato all’ergastolo nel 1996, per un omicidio del quale si è sempre dichiarato innocente, Giuseppe, ritenuto vicino alla Sacra corona unita, con lo studio ha cercato di dare un senso ai suoi giorni dietro le sbarre. Prima cinque anni in regime di 41 bis sull’isola di Pianosa, poi il trasferimento nel carcere di San Gimignano e la passione per il teatro e la pittura. E naturalmente lo studio.
In carcere Giuseppe Perrone ha conseguito il diploma di maturità commerciale, poi è arrivata la laurea in «Istituzioni di Regia» al Dams di Bologna con una tesi dal titolo «L’impiccato parlante», e successivamente la specializzazione in «Discipline Teatrali». Ha sostenuto anche alcuni esami di Teologia, all’università di Parma, ma la terza laurea è quella di Lettere e filosofia all’università di Bologna. Pochi giorni fa quella in «Editoria», nella Capitale. Un motivo di orgoglio non solo per Perrone e per la sua famiglia ma anche per lo stesso Ateneo che ha istituito un programma specifico «Università in carcere» che favorisce proprio l’avvicinamento della popolazione carceraria allo studio.
Giuseppe è il fratello minore di Antonio Perrone, recentemente scomparso, ritenuto boss della Scu e protagonista del film «Fine Pena Mai» di Davide Barletti e Lorenzo Conte, con Claudio Santamaria nei panni di Antonio Perrone. Il racconto della sua vicenda è anche un documentario, «Diario di uno scuro».