“Foggia è il secondo capoluogo di provincia sciolto per infiltrazioni mafiose dal 1991 ad oggi (il primo fu Reggio Calabria, nel 2012)”. Lo ricorda il dossier “Le mani sulle città” redatto nelle scorse ore da “Avviso Pubblico”, associazione di enti locali e regioni contro mafie e corruzione. “Nei quattordici Comuni sciolti nel 2021 – si legge – risulta residente una popolazione complessiva di oltre 350mila abitanti. Nove di questi contano una popolazione inferiore ai 15mila abitanti. Foggia e Marano di Napoli sono gli unici a superare la soglia dei 50mila abitanti”.
Il report evidenzia che “una parte significativa delle relazioni prefettizie analizzate si concentra sul ruolo svolto dagli amministratori locali e dai dipendenti comunali, elencando elementi di collusione, scelte amministrative inquinate dalle organizzazioni criminali, parentele e frequentazioni con soggetti controindicati (appartenenti ai clan, ovvero a questi contigui o comunque vicini). Spesso queste risultanze si incrociano tra loro in un quadro che coinvolge in molti casi anche la fase delle campagne elettorali”. Il dossier mette in risalto il numero di amministratori e personale dipendente coinvolti a vario titolo (coinvolgimento in inchieste giudiziarie, frequentazioni, parentele, altre forme di collusione), nelle relazioni prefettizie analizzate. Per Foggia vengono indicati 13 amministratori (8 dei quali giudicati in primo grado “incandidabili”) e 5 dipendenti della tecnostruttura.
Lo scioglimento del Comune di Foggia viene indicato come “caso di studio”, tanto che il dossier ne dedica un intero capitolo. “La relazione prefettizia – si legge – evidenzia che le indagini sono state avviate in seguito all’elevato numero di interdittive antimafia emesse dal prefetto – dal 2016 al 2021 sono state ben 85 e agli esposti in cui si denunciavano forme di contiguità degli amministratori locali con esponenti delle consorterie mafiose. L’accesso al Comune è iniziato nel marzo 2021 e già nel mese di giugno il sindaco rassegnava le sue dimissioni con conseguente scioglimento del Consiglio Comunale. Ciò non ha impedito, comunque, di concludere l’accesso e procedere all’applicazione dell’art. 143 TUEL. avendo riscontrato collegamenti diretti indiretti fra gli amministratori e i clan. La Commissione prefettizia ha riscontrato diversi elementi problematici a partire dalla colpevole disattenzione mostrata dal Comune rispetto ai controlli antimafia, soprattutto in ambiti sensibili, e dalle ingerenze degli organi politici rispetto alle scelte burocratiche, a tutto vantaggio dei clan o di soggetti a questi vicini, favoriti grazie a procedure illegittime (ad esempio, ampio ricorso a deroghe e proroghe, artificioso frazionamento degli appalti, assenza di verifiche antimafia, ecc.) nell’aggiudicazione dei servizi gestiti dal Comune”. Il Dossier Integrale – Clicca Qui