
Nel pieno della seconda ondata Covid, gli industriali di Capitanata sono alle prese con le prossime elezioni per il rinnovo della carica di presidente. Dopo sei anni da numero uno, l’ingegner Gianni Rotice, che si è distinto per la presidenza più longeva di sempre, sarà sostituito, dopo l’eccezionalità della proroga del suo mandato due anni fa, causato dal combinato disposto della riorganizzazione delle territoriali e dall’assenza di successori a via Valentini Vista Franco a Foggia.
Sono stati questi mesi di bagarre e di passi verso il rinnovamento, con candidature annunciate e poi ritirate, ma con l’arrivo della seconda ondata del virus si fa davvero sul serio. Si è insediata il 5 novembre scorso la commissione di consultazione di Confindustria Foggia, composta dagli imprenditori Michele D’Alba, Pasquale Galano, Paolo Lops e la supplente Paola Parisi. La commissione ha il compito di ascoltare gli iscritti in un ciclo di incontri che inizierà lunedì 16 novembre e si concluderà il 27 dello stesso mese per raccogliere le eventuali autocandidature alla presidenza. Al momento tutto tace, anche se ci sono state le prime indiscrezioni che parlano di una sfida a due abbastanza inedita tra l’attuale presidente dell’Ance Ivano Chierici e il patron delle imprese di pulizia Michele D’Alba, che è anche iscritto con alcune altre imprese a Confcooperative e che ha nel genero Raffaele De Nittis un consigliere camerale in Camera di Commercio. Lo stesso D’Alba raggiunto da l’Immediato al telefono nega un suo interesse per la candidatura: “Non c’è niente di vero, non posso dire niente, non rilascio interviste”. Si vedrà, c’è tempo per auto candidarsi.
Ma andiamo con ordine e ripercorriamo gli step di una scalata al potere di una organizzazione che, negli anni, aveva perso molti iscritti e molta rappresentanza. Per comprendere i momenti attuali così frenetici nonostante l’impossibilità di incontrarsi e di fare riunioni, bisogna andare un po’ più indietro.
La radice del caos odierno sta nella mancata volontà dei vertici romani di viale dell’Astronomia di rinnovare ancora il mandato di Rotice, caratterizzato negli anni dalle grandi diplomazie interne create da nomi pesanti dell’imprenditoria pugliese come Paolo Telesforo e Leonardo Boschetti, dal Centro Studi e da altri contenitori come l’Osservatorio della Legalità presieduto dal giudice Massimo Lucianetti, coadiuvato dall’ex dirigente della Banca d’Italia Loredana Russi, oltre che dal rapporto con intellettuali come Giovanni Lo Storto e Antonio Prencipe, rispettivamente direttore e rettore della Luiss. Diplomazie che lo hanno condotto ad avere una relazione molto forte anche con l’Unifg, soprattutto negli ultimi mesi col rettore Pierpaolo Limone.
Rotice, che ha ereditato una organizzazione ai minimi storici, ha trasferito quello che era il fattore M (come Manfredonia) politico in un fattore M tutto industriale, costruendo una cabina di regia a trazione manfredoniana, con il peso dei De Girolamo della Lotras per la sezione delle Infrastrutture, gli edili De Salvia, la presenza del fratello Lino Rotice e il dominio della direzione, affidata all’ex assessore di Paolo Campo, Enrico Barbone.
Il suo obiettivo era la presidenza regionale di Confindustria, che sarebbe toccata a Foggia anche per ragioni di turnazione naturale. Ma il presidente sipontino ha puntato le sue fiches alle elezioni nazionali per il successore di Boccia, scegliendo Licia Mattioli e portandole in dote tutta la territoriale di Foggia. La vittoria di Carlo Bonomi di AssoLombarda, invece, ha aperto le porte agli imprenditori a lui fedeli in ogni territorio, portando alla presidenza pugliese il canosino di Farmalabor Sergio Fontana.
Nasce qui la rottura di Rotice con i vertici romani e baresi, a cui sono seguite alcune strategie di posizionamento, come quella della candidatura alla presidenza della vicepresidente nazionale della Piccola Industria, Teresa Sassano, che aveva come fine quello di dimostrare che, in realtà, esisteva l’alternativa al presidente uscente. Sassano avrebbe riportato in Confindustria tutti i transfughi dell’associazione, confluiti poi in Confartigianato, a partire da Gianni Mongelli.
Con il gesto inatteso di Sassano, comincia la roulette di candidati e il gruppo di comando propone Armando De Girolamo. Per alcuni mesi la partita sembra chiusa e De Girolamo, nonostante il grave lutto che lo ha colpito nel 2020, appare in dirittura d’arrivo per la sicura presidenza. Ma qualche settimana fa, avviene la sorpresa: al patron di Lotras manca il doppio inquadramento foggiano e romano. Non è iscritto a Confindustria nazionale. La sua posizione è sanabile ma solo ex ante, non ex post. Ergo, è incandidabile. Da Roma, a questo punto, decidono di commissariare la territoriale foggiana, facendo decadere il Consiglio in tempo di record: a pesare sono le diverse irregolarità riscontrate, tra incompatibilità e mancati versamenti delle quote. Il board confindustriale viene decapitato e al suo posto si configura una triade nella quale, oltre a Rotice, ci sono i due past president, Nicola Biscotti e Eliseo Zanasi, due con un passato di relazioni romane, per via del ruolo nell’associazione dei Trasporti Asstra il primo e nella Fondazione Mezzogiorno Sud Orientale il secondo.
Chi può votare adesso? Non certo chi non paga le quote. I reggenti dovranno valutare molti aspetti e verificare la compatibilità statutaria per ciascuna posizione degli iscritti. Sicuramente, secondo molti, Ivano Chierici se presenterà la sua candidatura potrebbe collocarsi in una posizione avvantaggiata, non fosse altro perché gli edili dell’Ance per la presenza dell’ente bicamerale Cassa Edile sono più ligi alle spettanze economiche. (In alto, Zanasi e Rotice; nei riquadri, sopra Sassano e De Girolamo, sotto, Chierici e D’Alba)